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Ciclismo | 04 ottobre 2022, 19:17

VIDEO - Su una macchina, dentro la Tre Valli, a 101 chilometri orari

A rotta di collo giù da via Marzorati e dalla Valle Luna, con le gomme che stridono, i salti sul ponte e auto e moto che ti passano a un centimetro. La Binda ci fa salire su una vettura della corsa, guidata dall'ex corridore varesino Francesco Frattini: un'esperienza allucinante, un altro angolo di magia della classicissima di casa nostra

VIDEO - Su una macchina, dentro la Tre Valli, a 101 chilometri orari

Prima regola del "Fight Club": allacciare bene le cinture.

Seconda regola del "Fight Club": meglio lo stomaco vuoto.

La Tre Valli vissuta da bordo strada - gli occhi che catturano un attimo fuggente, in gola l'urlo che spinge d'amore chi sfreccia sui pedali - è una festa di popolo. È il sale del ciclismo (clicca QUI per le immagini e QUI per cronaca, video e dichiarazioni).

La Tre Valli vissuta a bordo di un'auto della corsa è invece un'esperienza allucinante. Di velocità, precisione e regole da rispettare.

Tutto viaggia sul filo del secondo e del centimetro, sbagliare significa solo una cosa: fare un incidente, dalla conseguenze che possono variare dal grave al gravissimo.

Saliamo sulla Megane elettrica dell'organizzazione all'inizio del sestultimo giro: di fianco a noi l'amico Vittorio Ballerio, socio della Società Ciclistica Alfredo Binda, mentre alla guida c'è un tipo che qualche anno fa sarebbe stato in un altro posto, col sudore sulla fronte e i muscoli urlanti. È Francesco Frattini, varesino, ex professionista, stagioni trascorse tra la Gewiss, la Batik e la Telekom, due Giri d'Italia e quattro Tour de France all'attivo.

A lui ci affidiamo, nemmeno consci di cosa effettivamente ci stia aspettando.

La vettura entra nel circuito in piazza Monte Grappa, facendosi largo tra due ali di folla, comprensiva del "Grillo", Paolo Bettini, campionissimo, ex ct della nazionale, che ci saluta con un sorriso e una battuta.

Prima, seconda ed è subito sprint: tra via Veratti e viale Aguggiari, Frattini va di slalom a quasi 80 all'ora, superando metà delle ammiraglie prima dell'inizio del Montello. Tu sorpassi, ma anche gli altri sorpassano te: macchine e moto ti si infilano a destra e a sinistra senza soluzione di continuità. Guardare gli specchietti non è consigliato: è vitale.

Sembra il caos, ma in realtà non lo è. Ci sono delle regole: macchina del medico e giuria, per esempio, hanno sempre la precedenza. E poi c'è Radio Corsa, che gracchia al nostro fianco: non dà solo i parziali e i distacchi, ma norma anche le operazioni dei veicoli, avvisando tutti di ogni imprevisto, di ogni cambiamento dell'ordine precostituito e determinato anche dai numeri di cui ogni mezzo è dotato. Un ciclista fora una gomma? Prima che la sua ammiraglia ti passi di fianco a un pelo dalla portiera, quella voce pia ti ha già avvisato. 

Cima di via Montello, Scuola Europea sulla destra appena lasciata alle spalle: una delle salite principali della competizione è tutto sommato durata poco, considerando che stiamo andando alla velocità di chi, sulla stessa ascesa, sta pedalando, ovvero venti-trenta all'ora. Respiriamo, ma è solo la quiete prima della tempesta.

Scolliniamo ed è un attimo: davanti a noi le altre auto, prima vicinissime, si fanno lontane. Frattini allora pigia sull'acceleratore e le insegue a rotta di collo lungo via Marzorati. La Robur et Fides appare e scompare nel finestrino con la stessa fugacità con cui appare e scompare una stazione secondaria dal finestrino di un treno in corsa: siamo a 101 km/h.

È solo l'antipasto, anche se per noi varrebbe già come dolce. In una pausa in via XXV aprile, Francesco ci spiega che ci vuole una patente speciale, rilasciata dalla Federazione, per guidare "all'interno" di una carovana ciclistica: «La mia fortuna - risponde a chi gli chiede quanto sia difficile questo compito - è anche quella di essere stato a mia volta in un gruppo: ne conosco i movimenti e spesso riesco ad anticiparli. Ciò ti evita di mettere qualche corridore sul cofano». Ecco...

Ripassiamo da piazza Monte Grappa, poi ancora Veratti, Aguggiari e Montello: stavolta siamo dietro i fuggitivi. Mentre corriamo in via Sanvito Silvestro, la ricetrasmittente ricomincia a parlare: il distacco del gruppo è sceso sotto i due minuti. Per la nostra vettura e per altre significa solo una cosa: bisogna togliersi di mezzo, non si può più occupare lo spazio tra i battistrada e chi insegue.

Il nocchiero di giornata affonda allora ancora una volta il piede sulla "nitro", mentre la discesa della Valle Luna incombe. Eccolo il piatto forte. La velocità segna nuovamente le tre cifre: sul ponte sopra la ferrovia le ruote si staccano per un istante da terra, alla curva dei campi sportivi di Calcinate degli Orrigoni le gomme stridono, in quelle successive ci si infila senza praticamente frenare. Dritti.

Quando l'area feste della Schiranna compare, lo stomaco esulta per lo scampato pericolo. Ricomincia la salita, stavolta è via Vigevano, Bobbiate. Il ritmo torna lento e così l'osservazione, con i finestrini che allora riescono a inquadrare - quasi a uno a uno - i volti di chi ama questo sport ed è sceso in strada a tifare.

Rieccolo il ciclismo che conoscevamo prima della giornata di oggi.

Fabio Gandini

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