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Storie | 25 aprile 2024, 07:52

L'IMPRESA. Quel veterinario-corridore di 67 anni che parte da Casciago per correre la Roubaix e l'Eroica

Il dottor Enrico Morvillo, medico veterinario specializzato nella riproduzione dei bovini da latte, è un grande appassionato di ciclismo storico tanto da possedere oltre trenta biciclette di ogni epoca. Con cui affronta le rievocazioni delle classiche e ci fa rivivere emozioni senza tempo. «Le preferite sono le due degli anni ’20 e poi le tre Ganna, prendo soltanto esemplari che posso usare. Ho anche una Masi da pista, fatta dall’artigiano che le costruiva per Antonio Maspes e aveva il negozio sotto il velodromo Vigorelli»

Enrico Morvillo, 67 anni, da Casciago alle strade della leggenda sulle sue biciclette senza tempo

Enrico Morvillo, 67 anni, da Casciago alle strade della leggenda sulle sue biciclette senza tempo

L’ultima classica affrontata è stata la Parigi-Roubaix due settimane fa, ma attenzione, con una bicicletta Wolsit del 1924, equipaggiata con borracce in alluminio, gomme larghe, senza cambio e freni con molla di ritorno.

L’impresa l’ha compiuta il dottor Enrico Morvillo, 67 anni, di Casciago, medico veterinario specializzato nella riproduzione dei bovini da latte, grande appassionato di ciclismo storico tanto da possedere oltre trenta biciclette di ogni epoca tra cui una ventina storiche, con le quali insegue le classiche del passato, senza farsi mancare l’ormai popolare “Eroica”.

Fisico perfetto, forgiato da anni di bicicletta e allenamenti bisettimanali, il dottor Morvillo ha incominciato a raccogliere bici d’epoca una decina di anni fa, appassionandosi alle rievocazioni storiche.

«Sono sempre andato in bicicletta e possiedo anche diverse mountain bike, tra cui una rara Cinelli “The Machine”, la prima a utilizzare tubazioni ovalizzate, e una De Rosa da corsa con freni a disco e cambio elettronico, però la passione per i vecchi modelli mi ha conquistato. Ho quattro biciclette degli anni ’20, tra cui la Wolsit e la Automoto del 1925 con cui parteciperò a una tappa pirenaica del Tour de France nella rievocazione della vittoria alla corsa gialla, avvenuta cent’anni fa, del nostro Ottavio Bottecchia, che utilizzò proprio una Automoto», spiega Morvillo.

La Parigi-Roubaix corsa da poco è stata organizzata invece per ricordare il secolo dalla vittoria del belga Jules Van Hevel, vincitore anche del Giro delle Fiandre.

«Dopo la tappa sui Pirenei, l’associazione di cui faccio parte, la Nova Unione Velocipedistica Italiana (NUVI), organizzerà la rievocazione della tappa Perugia-Bologna per ricordare la partecipazione al Giro d’Italia 1924 dell’unica donna che correva con i professionisti uomini, la leggendaria Alfonsina Strada».

La NUVI, che ha sede attualmente a Reggio Emilia dove risiede il presidente Roberto Zauli, ed è stata fondata nel 2016 a Varazze, promuove la diffusione e lo sviluppo del ciclismo storico, con una particolare attenzione alla Belle époque. In ogni rievocazione i partecipanti indossano tenute conformi al periodo storico, e anche Enrico Morvillo possiede le maglie coeve alle sue biciclette, perfettamente riprodotte.

«Penso di essere l’unico a Varese ad avere la passione per i cicli d’epoca e a collezionarli. Le “macchine” le ho avute con scambi tra collezionisti oppure le ho acquistate online. Oggi se ne trovano parecchie, l’“Eroica” ha fatto scattare in molti la passione e salire i prezzi. Tra le mie biciclette, le preferite sono le due degli anni ’20 e poi le tre Ganna, l’“Impero” da passeggio del 1946, con i freni interni e i cerchi in alluminio, quella da corsa del ’36 con il rivoluzionario, per l’epoca, cambio “Vittoria Margherita” il primo progettato in Italia, e l’altra da gara del 1962», aggiunge Morvillo, in perfetta tenuta da Parigi-Roubaix.

La sua raccolta conta su modelli Ganna, Bianchi - una splendida degli anni ’70 totalmente equipaggiata Campagnolo - Legnano, Wolsit, Frejus e su una rara Berrettini, costruita da un artigiano di Milano.

«Prendo soltanto biciclette che posso usare e prediligo le conservate, senza alcun intervento di restauro, non colleziono soltanto per avere il pezzo raro. Ho anche una Masi da pista, fatta dall’artigiano che le costruiva per Antonio Maspes e aveva il negozio sotto il velodromo Vigorelli a Milano. Mi piace possedere biciclette che raccontano anche l’evoluzione della meccanica, in particolare quella dei cambi. Un tempo una bicicletta contava componenti di diverse marche, i freni Universal, il cambio Campagnolo e così via. Poi dagli anni ’50 le grandi case hanno incominciato a comporre la bicicletta completa, come la mia Bianchi di quel periodo e l’altra degli anni ’70 tutta equipaggiata da Campagnolo, cambio, freni e pedivelle».

Il dottor Morvillo si occupa da sé delle riparazioni: «Più le bici sono vecchie più la meccanica è semplice, non ci sono grossi interventi da fare, trovo i pezzi di ricambio da altri appassionati e oggi alcuni vengono rifatti».

Intanto che chiacchieriamo in piazza Monte Grappa si avvicina Sergio Gianoli di Ciclovarese, autore di “Tre Valli Varesine-La storia”, un recente volume edito da Sunrise Media che racconta l’epopea della più celebre corsa in linea varesina, ben 102 edizioni. Con la sua associazione sta organizzando per il prossimo 16 giugno la Varese-Van Vlaanderen per cicloturisti, ispirata ai “muri” delle Fiandre, valida come una delle prove di Campionato regionale lombardo per il settore Gravel e per la Randonnée, 50 chilometri con partenza e arrivo da Cittiglio. Invita il dottor Morvillo a partecipare, il ciclismo affratella, e il veterinario corridore starà già pensando a quale “macchina” scegliere per gareggiare.

Mario Chiodetti

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