«Qualità, costanza ed educazione». È questa la ricetta vincente per tenere aperto un fruttivendolo in centro Varese per oltre cinquant’anni. Ad assicurarlo è Francesco Benso, che con il fratello Antonio gestisce la storica attività di Varese all’angolo tra via Sempione e via Staurenghi.
Frutta e verdura fresca e di qualità, testata personalmente da chi ha la competenza e l’esperienza per servire clienti fidelizzati ormai da decenni.
Perché la storia del fruttivendolo Benso inizia a metà degli anni Sessanta, quando il signor Giuseppe arrivò a Varese dalla Puglia in cerca di fortuna. Un piccolo negozietto prima, lo stabile dove si trova attualmente il negozio poi: così ha inizio la fortunata storia dell’attività. I suoi tre figli (inizialmente Natale e Antonio, e poi anche Francesco) iniziano a dare una mano al papà in negozio, e un passo alla volta gli subentrano dietro il bancone. Con il passare del tempo vengono a mancare Natale e, un paio di anni fa, il papà Giuseppe, che lascia definitivamente ad Antonio e Francesco la sua creatura.
«Il 90% dei clienti sono quelli che ha saputo tenere mio padre - racconta Francesco - Con alcune famiglie siamo giunti addirittura alla terza generazione. Sono principalmente famiglie varesine per bene, posso dire che lavoro con clientela selezionata, che magari appartiene a famiglie che hanno storie importanti. Gli occasionali sono rari».
Al giorno d’oggi, con la concorrenza delle grandi catene sempre pronta a schiacciare i piccoli commercianti, la qualità della merce in vendita è una delle ragioni per cui un’attività come questa continua a esistere splendidamente e in perfetta salute.
«Siamo di origini pugliesi, di Bisceglie, e tanti nostri prodotti arrivano da lì. Frequento tutti gli anni il paese e conosco i fornitori personalmente, ci teniamo molto a questa cosa. Scegliamo noi personalmente la frutta e la verdura, non prendiamo niente senza assaggiarlo. Testiamo tutto» dice con orgoglio Francesco.
«Se siamo aperti da così tanti anni, principalmente è grazie alla qualità del prodotto - prosegue - alla nostra costanza, e all’educazione che abbiamo nei confronti dei clienti, perché alla fine solo loro che mangiano la mia frutta, e io compro e vendo in base a loro. Poi io come negoziante do consigli, visto che un po’ di esperienza in questi anni l’ho accumulata».
C’è poi un altro filo conduttore tra i Benso e la città, e passa dal Varese 1910, che ha avuto per alcuni anni la sua sede proprio nei locali sopra il negozio, e di cui la famiglia Benso è proprietaria. Una vicinanza che ha portato diversi protagonisti del calcio biancorosso approdato in serie B dopo 25 anni nel 2010 a stringere uno stretto rapporto con i titolari, che dura tutt’ora.
«È stata un’esperienza bellissima, abbiamo visto la società crescere e scalare tutte le categorie. Quando è arrivato Enzo Montemurro mi ricordo che era molto tranquillo e umile - racconta Francesco - Con Sean Sogliano la squadra è arrivata in Serie B e ho iniziato a rivedere gente che non vedevo da un sacco di tempo: arrivavano in serde per avere maglie o biglietti, e lì anche io mi sono fatto molti nuovi clienti».
Montemurro è rimasto un cliente dei Benso: «Siamo rimasti amici, abbiamo un bel feeling, è buono dentro. Anche mister Sannino è rimasto nostro amico fedele, e quando può passa sempre. Ho anche una maglietta di Giuseppe Figliomeni, che abitava qui di fianco e veniva spesso da noi, si piazzava qui e stava i pomeriggi interi a chiacchierare. Io di loro posso solo parlare bene».
Tra un sacchetto riempito di uva e uno di mandarini, la chiacchierata con Francesco volge al termine: «Questo è un lavoro in cui devi essere capace, ho cercato di prendere con me alcuni ragazzi, ma è difficile avere la stoffa. Portarsi a casa lo stipendio è difficile, però intanto siamo qui da sessant’anni. Questo è un lavoro stancante, ma a me piace».
«Ora vado, devo preparare l’ordine per la moglie di mister Sannino…».