Nulla è più evocativo dei profumi, e quello che si cattura da Vercellini è inconfondibile e ormai quasi unico, e racconta di una drogheria, di un luogo in cui si mescolano aromi infiniti, di spezie, frutta secca, caramelle, canfora e polveri per detergere. Odori perduti, che raccontano di tempi passati, quando in un unico esercizio trovavi di tutto, e l’esercente incartava un etto di zucchero, un panetto di paraffina per lucidare i mobili, o una manciata di chiodi di garofano per il vin brulé.
Entrare da Vercellini, in piazza Giovine Italia 1, è come salire sulla macchina del tempo e scoprire che esistono ancora bevande come l’Acqua di tutto cedro, il Bitter Tassoni, il Punt & Mes - quello dell’“appuntamento yes” del Carosello anni ’60 - la liscivia e il carburo di calcio, che Ilaria Bruno, dall’ottobre 2018 titolare del negozio con il cugino Filippo Cabrini, propone ai clienti con passione ed entusiasmo, degna nipote della leggendaria signora Anita, scomparsa nel 2020, e fino all’ultimo in negozio a chiacchierare con i clienti più affezionati.
Una istituzione “il Vercellini”, dove trovi l’introvabile e anche tanta qualità, perché nonno Mario, che ricordiamo con l’immancabile camice marrone trafficare tra le bottiglie, aveva costruito la fama della drogheria su qualità e cortesia, oltre che sull’infinita varietà dei prodotti. Ilaria, che lavora in negozio con Filippo e Simona, si è dovuta inventare un lavoro nuovo, quando nonna Anita decise di passarle il testimone, ma oggi è la sua degna sostituta, competente e con il sorriso, due qualità indispensabili per accattivarsi la clientela.
«Le prime carte che testimoniano l’attività della drogheria, allora all’angolo con via Croce, datano 1890, ma supponiamo che sia stata aperta qualche anno prima, di proprietà della famiglia Tibiletti. Poi l’esercizio passò al signor Minazzi, ma i miei nonni, sposati da pochi anni, decisero di rilevarla. Mario Vercellini allora lavorava con i genitori e sua sorella Rina nella panetteria di famiglia, che aveva sede dove oggi ha sede il negozio, ma Anita premeva per acquistare la drogheria, cosa che avvenne nel 1956. L’attuale sede risale al 1982», spiega Ilaria, che per 15 anni ha suonato il violino, poi ha scelto altre strade, lavorando per qualche anno nel negozio Swarovski di corso Matteotti.
«Una serie di concomitanze mi ha portato a fare la droghiera, e questo lavoro mi piace moltissimo. La nonna un giorno mi disse che le avrebbe fatto piacere se avessi continuato il suo percorso insieme a Filippo. Nonno Mario era mancato nel 2016, e incominciava a essere stanca. In negozio con loro c’era Enzo, il nostro commesso, lì da 46 anni e ormai uno di famiglia. A lui mi rivolsi per mesi, assillandolo di domande, volevo scoprire ogni segreto del mestiere, conoscere i fornitori, capire come trattare con i clienti più affezionati, entrare a poco a poco nel mondo del cibo. La nonna qui era una regina, teneva le pubbliche relazioni, valutava ricette e opinioni, la drogheria era anche un circolo di scambi, i vecchi clienti faticarono ad accettare il cambiamento quando lei si congedò».
Il mondo Vercellini è assai variegato, «da noi si sovrappongono ferramenta ed erboristeria, in mezzo ci sono i generi alimentari. Un cliente magari ci chiede la canfora per scacciare le tarme, un altro la paraffina o la glicerina, la cera per i mobili o i detersivi per la casa, e un altro vuole la pasta di grano duro di alta qualità, la bottiglia di champagne, o il liquore raro», aggiunge Ilaria, che ha una bambina di 12 anni, Paola.
Vercellini, con la nuova gestione, ha ampliato la proposta di prodotti locali: «Ci è capitato di riprendere un articolo che i nonni tenevano in negozio anni fa, come per esempio il Liquore Tim, che la ditta di Cardano al Campo ha ripreso a produrre dopo 30 anni di silenzio. In cantina ne abbiamo un'antica bottiglia. Oggi proponiamo inoltre svariate eccellenze del territorio, come l'Amaro Rubino, con le erbe provenienti dalle nostre montagne. Vendiamo anche i prodotti di De Munà, azienda di Monate che offre il Gin e il Liquore di pesche, oltre allo storico e immancabile Elixir al Borducan».
Chi entra in drogheria lo fa di solito non per portare a casa una spesa completa, ma per cercare lo sfizio, la pasta, la farina particolare, le caramelle Mera & Longhi, la cotognata o la grappa di qualità, di marche che altrimenti non troverebbe.
«Trattiamo le eccellenze del territorio italiano, abbiamo prodotti un po’ di tutte le regioni, agli inizi della mia avventura lavorativa leggevo i vecchi cataloghi che i nonni conservavano religiosamente e scoprivo aziende da visitare o da confermare. I clienti stessi sanno consigliare, e vanno ascoltati sempre, occorre essere in grado di soddisfare ogni singola richiesta. Del resto, dietro ogni prodotto che proponiamo c’è una storia di lavoro e la cura per il dettaglio», dice Ilaria Bruno, che sta preparando la documentazione per richiedere alla Regione Lombardia il riconoscimento di negozio storico.
Da Vercellini i clienti si sentono coccolati, è stato mantenuto l’ordine e l’eleganza che hanno sempre contraddistinto la drogheria, sinonimo di efficienza e cortesia. «Capita ogni tanto anche qualche cliente illustre, come Sergio Barzetti, lo chef di Malnate, svariati concorrenti della trasmissione “Masterchef”, oppure Filippa Lagerbäck con il marito Daniele Bossari o Carolina Kostner. Da noi uomini e donne acquistano di tutto, non ci sono generi preferiti dall’uno o dall’altro sesso. Vanno molto le farine, con il lockdown per il covid era scoppiata la mania dell’impasto».
L’antica drogheria non smentisce le sue origini: qui si vendono ancora articoli sfusi, come la saponaria per le macchie d’unto, la liscivia in polvere, le spezie, le caramelle e il thè, la frutta secca. Si trovano articoli impensabili, come lo “sciolino” per pulire la piastra del ferro da stiro o il carburo di calcio usato per combattere le talpe.
Girando per il negozio affiorano cimeli, come la vecchia tostatrice del caffè, o la targa con la scritta: “Fuochi artificiali – polveri piriche”. «Nel negozio di via Croce, al quarto piano si tostava il caffè e fuori c’era addirittura la pompa di benzina. Si vendevano anche i fuochi d’artificio, e nonno Mario con il nostro Enzo allestiva piramidi di bottiglie vuote per il vino da imbottigliare, un rito di ogni anno. Nei sacchi c’erano decine di tipologie di tappi in sughero».
E Ilaria ci conduce nell’antro di nonno Mario, la sua ineguagliabile cantina, coltivata in anni di passione. Decine di bottiglie di vini nobili, barolo, barbaresco, gattinara, chianti, nebbiolo, liquori di case dimenticate, spumanti e champagne, da farne una mostra. «In realtà ho anche pensato di creare un piccolo museo che racconti la nostra storia. Non si sa mai».