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Enogastronomia | 10 maggio 2023, 14:27

Cent'anni di solitudine, poi la ripartenza. Ora i vini di Varese puntano a Vinitaly

L'Associazione Viticoltori Varesini è salita a nove membri, avvicinando giovani entusiasti ai pionieri che hanno recuperato vent'anni fa una tradizione che dal nostro territorio era completamente sparita. Partendo da una produzione che oggi tocca le 120 mila bottiglie l'anno, due i grandi obiettivi: colmare il buco nelle mappe enologiche italiane e diventare il quarto polo lombardo insieme a Franciacorta, Oltrepò e Valtellina. La qualità non manca

Cent'anni di solitudine, poi la ripartenza. Ora i vini di Varese puntano a Vinitaly

Come antipasto la Formaggella del Luinese e altre prelibatezze da latte di capra, accompagnate da un “Metodo classico” 30 mesi o da un Merlot. Di primo un delicatissimo risotto agli asparagi di Cantello, mantecato sempre con la Formaggella e abbinato a uno Chardonnay e a un altro Merlot, stavolta con una punta di Nebbiolo. Infine pesce fritto del lago Maggiore, con contorno di verdure dell’orto impastellate, innaffiati da un Sauvignon Traminer.

Una cena da leccarsi i baffi. Un banchetto, soprattutto, allestito dal primo all’ultimo piatto esclusivamente su alcune delle eccellenze agroalimentari del Varesotto, così da abbattere l’ultimo, grande pregiudizio su questo territorio, quello che vuole che a Varese non si mangi o si beva in modo adeguato.

Semplicemente: non è vero. 

Lo ha dimostrato l’evento “Terre di Varese” organizzato ieri da Spitz di viale Valganna, che ha ospitato per l’occasione l’unione tra l’Associazione Viticoltori Varesini e il Consorzio per la Tutela della Formaggella del Luinese. Due realtà che sotto l’egida della Camera di Commercio stanno dialogando e proponendo proficui interscambi, pur vivendo un presente differente l’una dall’altra: se il Consorzio (il più piccolo d’Italia) è ben indirizzato su un percorso di consolidamento e di una certa fama anche oltre i confini provinciali, i vini varesini devono ancora spiccare il volo, dopo essere tornati faticosamente in vita.

C’è infatti un buco lungo quasi cento anni nella storia di un territorio che ha goduto di una tradizione enologica per poi perderla progressivamente ma inesorabilmente. Negli anni ’90 del secolo scorso, però, ecco però gli “eroi pionieristici” a riattaccare la spina, gente come il signor Bruno della Cantina Filip di Angera, che nel deserto creatosi hanno dato il la a una nuova era.

«Abbiamo passato anche momenti di sconforto - ammette l’ex presidente dell’associazione Giuliana Tovaglieri - soprattutto quando eravamo solo in tre produttori in tutta la provincia. Ma abbiamo trovato sempre le motivazioni per continuare. Oggi sono felice nel vedere nei ragazzi giovani che a noi si stanno avvicinando con tanti sforzi e tanto entusiasmo».

L’Associazione Viticoltori Varesini è infatti cresciuta e arrivata a nove membri: si tratta di Cascina Piano di Angera, Cascina Filip di Travedona Monate, Cantina Torrerossa di Gazzada Schianno, Tenuta Tovaglieri di Golasecca, Cascina Ronchetto di Morazzone, I due Filari di Travedona Monate, Ca d’Orsa di Viggiù, Cassiciacum di Casciago ed Emotion Green di Casciago.

Sommati fanno una produzione di circa 120 mila bottiglie in un anno, da vitigni per la maggior parte Nebbiolo e Pinot nero (tra le uve a bacca rossa) e Chardonnay tra quelle a bacca bianca. 

«Si era persa una memoria storica - dice Fabio Ponti, organizzatore nell’ambito di “Terre di Varese” - ora c’è fermento e grande interazione tra realtà storiche e realtà nuove. L’associazione ha combattuto contro l’oblio, partendo da manifestazioni come la “Rassegna dei Vini Varesini” arrivata alla sesta edizione».

Non basta: il prodotto è mediamente conosciuto in provincia, da privati e ristoratori, ma non ne valica le frontiere. Un questione di diffusione, di marketing, di investimenti a 360° gradi, non di mancanza di qualità… Anzi: «Nei punteggi tecnici i vini varesini a volte si dimostrano anche meglio di omologhi della stessa fascia di prezzo, ma provenienti da zone più rinomate» afferma Micaela Stipa, responsabile provinciale di Onav, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino.

Ci vogliono più informazione, più presenza sulle tavole cittadine, più sostegno delle istituzioni (presenti all’incontro il sindaco di Varese Davide Galimberti, il presidente della Provincia Marco Magrini e il consigliere regionale Emanuele Monti, oltre al numero uno di Camera di Commercio Mauro Vitiello): «Ho avuto un colpo al cuore a Vinitaly quando ho visto una macchia bianca al posto della provincia di Varese sulla cartina» ammette il nuovo presidente dei viticoltori locali, Marco Visconti. Che però rilancia, con due obiettivi: «Il primo passo sarà riempire proprio questa macchia bianca, il secondo è di diventare presto il quarto polo enologico della Lombardia, dopo la Franciacorta, l’Oltrepo’ e la Valtellina, insieme a Como e Lecco».

La sfida viene accolta dallo stesso Vitiello: «Contano le persone, non solo i soldi. Qui le abbiamo. Participare a Vinitaly? Perché no?».

Fabio Gandini

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