Oltre 400 persone, e forse saranno di più, partiranno domani per chiudere il cerchio con la storia e riportare la Solbiatese dove merita. Ci sarà la diretta streaming (clicca QUI), ci sarà la spinta della gente che vuole bene a questo club (come si fa a non volergliene?), ci sarà una squadra che da ieri sta preparando nel centro tecnico di Coverciano - una sorpresa di cui il gruppo è venuto a conoscenza solo davanti ai cancelli della casa azzurra - la finale di Coppa Italia Dilettanti che alle 15 mette in palio la serie D contro il Paternò, sostenuto anche da tanti siciliani presenti al centro nord, e ci saranno in campo giocatori come capitan Scapinello. Per i tanti che l'hanno visto crescere e gli vogliono bene (anche qui: come si fa a non volergliene?), sostenendolo nelle salite e nelle discese, Denni è il simbolo di chi può riprendersi tutto ciò che avrebbe meritato tanti anni fa: non è mai troppo tardi. È anche questo il motivo di tanto affetto verso questa società che può riprendersi un pezzetto di presente-passato-futuro grazie al simbolo che di questo percorso ripartito dal basso ha fatto una ragione di riscatto e, forse, di vita.
«Quando ero piccolino mio papà Narciso mi portava a vedere la Solbiatese - dice il sindaco di Solbiate Oreste Battiston, che a proposito di fare della Solbiatese una ragione di vita non ha rivali - Eravamo in serie C, c'erano giocatori come Volpati e l'allenatore Bagnoli. Da allora per me non è cambiato nulla: l'amore per questi colori, semmai, è cresciuto man mano che ci allontanavamo dalla C e dalla D, che manca da 11 anni, perché ho sempre creduto che quello è il nostro approdo».
Le parole del primo cittadino racchiudono a stento l'orgoglio e lo spirito Solbiatese: «Noi benvoluti? Non è questo il punto. Noi, prima di tutto, abbiamo una storia calcistica importante. Quando giro l'Italia e dico che sono di Solbiate Arno, mi rispondono: "Dove gioca la Solbiatese". Fare calcio in un paese con poco più di 4 mila abitanti a questi livelli non è facile, ma abbiamo strutture, dirigenti, progetti e valori grandi».
Scavando nell'animo impetuoso di Battiston che sente la vigilia come fosse quella di una finale di Champions, ecco emergere tutto lo spirito della Solbia: «Chi arriva al Chinetti e veste questa maglia è come se si trovasse in una grande famiglia e sposasse società e progetti ambiziosi».
Andiamo alla partita (si gioca allo stadio Gino Bozzi di Firenze, mancheranno gli infortunati Pandiani e Minuzzi; in caso di parità al 90' si disputano supplementari ed eventualmente si tirano i rigori): «Sappiamo che ci giochiamo un'intera stagione - dice Battiston - non abbiamo raggiunto i playoff perché abbiamo speso ogni energia per due mesi ogni mercoledì per arrivare a questo punto. Con un vittoria si va in D e all'inizio sarà forse una partita di attesa da parte di tutti e due. A Solbiate si respira un clima incredibile. Non vediamo l'ora che sia domani».
Battiston, che ha fatto un voto ma giustissimamente non lo dice, torna al punto: Denni Scapinello. «Se potessi dirgli qualcosa in questa vigilia, gli direi di stare tranquillo e mettere in campo tutta la sua tecnica e l'esperienza. Scapi può fare la differenza, lui sa come».
Poi si torna alle origini della passione e dell'amore nerazzurro: «Sono stato fortunato perché da presidente vinsi in due anni Promozione ed Eccellenza, trovando un allenatore e un uomo speciale come Corrado Cotta in serie D. In questa stagione, al di là dei risultati, in Coppa abbiamo avuto qualcosa di magico, come un vento alle spalle cercato e voluto. Arriviamo da una lunga galoppata in cui abbiamo battuto squadre che hanno poi vinto i loro gironi, ma manca ancora una partita...».
«Ci tengo a ringraziare Claudio Milanese e la presidentessa Silvia Gatti, Carmine Gorrasi, Danilo Agrelli e tutti quelli che lavorano con loro per quanto stanno facendo per il club e per il settore giovanile. È un onore ed è la cosa più bella che potesse capitarmi poter collaborare con loro...» conclude il sindaco di un paese e una squadra che mette la passione al potere.