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Basket | 30 gennaio 2024, 08:53

VIDEO - «Le prime parole di mio figlio? "Sono varesino e me ne vanto". Il mio sogno è qui»

Herman Mandole ospite de l’Ultima Contesa: «A Cremona abbiamo giocato con il cuore: è quello che vogliono i tifosi. Credo nel nostro sistema, anche contro le grandi: non possiamo cambiare ogni volta pensando ai rivali. Brase? È un amico, ma non mi è piaciuto come è andato via da Varese e gliel’ho detto. La Fiba Europe Cup? Vogliamo provare a vincerla. Moretti ha talento, Brown è già migliorato da inizio stagione, Woldetensae tornerà quello che conosciamo e Okeke fra 3 o 4 anni sarà in NBA»

Herman Mandole, ospite ieri sera de L'Ultima Contesa

Herman Mandole, ospite ieri sera de L'Ultima Contesa

L’emozionante vittoria della Openjobmetis di domenica non poteva che essere l’argomento di apertura della quattordicesima puntata stagionale de L’Ultima Contesa, il talk show sulla pallacanestro nostrana di VareseNoi.

L’ospite di serata è stato Herman Mandole, argentino giunto nella famiglia della Pallacanestro Varese lo scorso anno, assistente allenatore di Matt Brase prima e di Tom Bialaszewski ora. Partendo dalla stretta attualità biancorossa, è stata l’occasione per scoprire qualcosa di più sul prossimo tecnico della nazionale albiceleste durante la prossima pausa per le nazionali, sul suo ruolo nello staff e su molti altri temi.

Altro ospite della puntata è stato Flavio Vanetti, giornalista de Il Corriere della Sera.

Ecco alcune delle dichiarazioni di Herman Mandole.

«Quando vinci è più facile il giorno dopo - sul match vinto a Cremona - Abbiamo fatto una partita buona, durissima e contro una squadra che mi è sembrata ben allenata. I nostri giocatori hanno mostrato ai tifosi il cuore, perché alla fine, negli ultimi 2 o 3 minuti hanno giocato con il cuore, che è la cosa che la gente vuole: è il mio secondo anno qui, conosco i tifosi e mi sembra di capire che se tu giochi con il cuore non importa se vinci o perdi. Ieri abbiamo fatto una partita che ai tifosi è piaciuta».

Sul suo ruolo nello staff e sul sistema: «Io sono incaricato dell’attacco, Marco Legovich della difesa e coach Bialaszewski ci fa da capo. Il nostro sistema? Secondo me non puoi cambiare tutte le partite pensando ai rivali. Crediamo nel sistema per vincere, e dobbiamo giocare nella stessa maniera anche contro Bologna, Venezia e Milano. Contro di loro dobbiamo fare quello che vogliamo fare, semplicemente meglio. E vale anche per la difesa: se vogliamo essere più efficienti e vogliamo che gli avversari prendano tiri meno a bassa efficienza. Poi loro possono essere bravi o meno, e puoi anche perdere, ma la difesa deve cercare di far prendere agli avversari i tiri meno efficienti».

Sulla sua esperienza in Giappone: «Io ho applicato lo stesso sistema di Varese in Giappone (dove è stato assistente allenatore della nazionale guidata da coach Julio Lamas ndr). È stata un’esperienza bellissima, sia personale sia come allenatore. Devi adattarti molto alla cultura millenaria giapponese. Ho vissuto tantissime situazioni a cui non ero abituato e non potevo capire alla prima volta. È stata un’esperienza super ricca per me e per la mia famiglia».

Sulla coppia Hanlan e Mannion: «Con i giocatori più bravi è più facile il mio lavoro. Abbiamo cambiato tante cose nel gioco di Hanlan: prima tirava tantissimo dal palleggio e in area, ma ora sta andando al ferro e sta tirando da tre. Con la stessa quantità di tiri che ha tirato l’anno scorso sta facendo più punti: è più efficiente. Nico lo ha capito in fretta e ora è la stessa cosa per lui: va al ferro e tria da tre, ed è top scorer di LBA».

Differenze tra Brase e Bialaszewski? «Ho lavorato con tantissimi allenatori, e tutti sono diversi. Matt Brase è un mio amico, non mi è piaciuto com’è andato via da Varese, ma è un’eccellente persona. Tom lo sto conoscendo adesso, è professionale e sta facendo un lavoro importante. La relazione comincia con il lavoro e poi diventa personale».

Sul suo prossimo impegno da allenatore della nazionale: «Un’emozione grandissima, un sogno lavorare con questi giocatori come Campazzo, Deck e tanti altri. Ma il mio ruolo è viceallenatore, sostituirò il capo allenatore».

Su alcuni dei singoli della squadra: «Mi piace Davide Moretti: è un talento, mi piace il cuore che lui ha e come si sta impegnando in difesa. È un giocatore che se vuole e se avrà l’opportunità di giocare in nazionale è pronto. Poi Okeke: se fisicamente è a posto e si concentra sulla pallacanestro può giocare in NBA tra 3 o 4 anni. Gabe Brown ha 23 anni e se guardi come ha cominciato la stagione ora è già migliorato tantissimo in difesa e per come capisce il gioco».

Come e quando ha conosciuto Luis Scola: «Luis l’ho conosciuto la prima volta che sono arrivato a Varese. Avevo parlato con lui al telefono e mi voleva qui, ma la prima volta che ho parlato di persona con lui è stato quando sono arrivato a Varese. La mia relazione con lui è professionale, parliamo tutti i giorni e pensiamo la stessa cosa. Aveva parlato con Prigioni e Lamas per capire chi ero e mi ha portato qua».

Su Woldetensae: «Tomas è, secondo me, un eccellente giocatore. Adesso è in un momento duro, vuole giocare e l’allenatore ha deciso che per lui ci sono meno minuti, ma è professionale e si allena tutti giorni. Arriverà la sua possibilità per dimostra il giocatore che è. Sono sicuro al 100% che la palla entrerà e che ritornerà il Woldetensae che vogliamo e che conosciamo. Sono tranquillo».

Sui sogni per la sua carriera: «Mi piacerebbe andare nella NBA, ma non è un vero sogno. Se lo potrò fare bene, altrimenti vedremo. Con mia moglie e mio figlio siamo contenti qui a Varese e non pensiamo al futuro: mia moglie si allena con la squadra femminile, mio figlio va all’asilo, parlano l’italiano meglio di me. Le prime parole che mio figlio di 4 anni ha imparato sono state “Sono varesino e me ne vanto”. Lo cantava tutti i giorni. Siamo felici, insomma: il mio sogno per ora è fare il massimo qui».

Qui sotto il video della puntata integrale.

 

Lorenzo D'Angelo


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