Due anni e mezzo fa ha perso una gamba a 20 anni in un incidente e oggi si descrive così per Bionic People, l'associazione di 40 ragazzi disabili di tutta Italia che parla nelle scuole per spiegare come «la vita è normale e va avanti come e più di prima»: «La prima reazione, quando i medici mi hanno informato che mi avevano dovuto amputare una gamba, è stata quella di dire: "Devo andare avanti, devo reagire anche per la gente che mi vuole bene, per la mia famiglia". Oggi, da Bionic People standing, studio alla Iulm e dico che l’incidente mi ha reso migliore e mi ha dato una forza maggiore nel proseguire, nell’avere un obiettivo».
Giorgio Napoli è il personaggio dell'anno di VareseNoi non per quello che gli è successo e per come ne è uscito più forte, ma perché, dopo averlo conosciuto prima di quel 25 luglio 2019, ha sempre avuto dentro qualcosa che fa la differenza. E che nessun altro possiede. A partire dalla stoffa, dall'autoironia, dall'energia e dal sorriso, immutati e, se possibile, ancora più evidenti. Si era "persino" innamorato del giornalismo, ma forse oggi questo è davvero acqua passata («Ho fatto una leggera virata, sentivo nelle mie corde la comunicazione un po' più dal lato marketing. La passione per la radio c'è ancora, e continuo a leggere le firme che mi piacciono»).
Studi.
Ho ottenuto la laurea in comunicazione, media e pubblicità alla Iulm il 16 novembre con tesi sul mondo del "podcasting". Sempre in Iulm, ora sono passato a quella in Strategic Communication.
Com'è il nuovo percorso?
Tosto, divertente, attivo.
Il tuo 2021 com'è stato?
Intenso, bello pieno di eventi e cose da fare. Ho iniziato anche a dedicarmi allo sport con un percorso nell'atletica.
Bionic People, la tua seconda famiglia che trasforma i momenti di difficoltà in opportunità, cos'è?
Un'associazione con 40 ragazzi disabili sparsi in tutta Italia che si basa su quest'idea: nonostante gli eventi difficili trovati sulla strada, la vita va avanti molto bene con le stesse possibilità degli altri.
Portiamo uno sguardo diverso al mondo della disabilità, di cui la gente non deve avere paura, facendo vedere che viviamo una vita normale e che non esiste nessun gap.
Di dov'è l'associazione (clicca QUI per saperne di più)?
Torino, è nata nell'estate 2019. Presidente è Alessandro Ossola, uno dei finalisti dei 100 metri alle Paralimpiadi di Tokyo: è un ragazzo dal cuore d'oro che dà tutto per gli altri. Ha il mio stesso tipo di amputazione e, da quando ho iniziato gli allenamenti di atletica, mi ha dato tanti consigli.
Qual è la forza di Bionic People?
Sono già passati da quello che è successo a me: ti fanno vivere in modo molto naturale sia l'avere una protesi o anche solo avere un mal di schiena dovuto a quest'ultima. Siamo una famiglia.
Parli nelle scuole di quello che ti è successo?
Sono entrato in una ventina di classi in provincia tra Busto e Castellanza di vari indirizzi, soprattutto terze, quarte e quinte liceo. Ma anche in qualche scuola media.
Difficoltà e sentimenti provati davanti ai ragazzi?
Le prime volte non è facile perché non sai qual è il loro livello di sensibilità. Non sai se la verità può essere così forte da risultare un "freno", per quanto provi a raccontarla nel modo più delicato possibile. Alla fine ho 23 anni, e allora provo a comportarmi da fratello maggiore. Vorrei e vorremmo essere una molla capace di spronare e far ripartire i ragazzi nei momenti di difficoltà che incontrano nella vita.
Come inizi il racconto?
Abbiamo dei video carini e semplici: il mio risale ai primi mesi dopo l'incidente, a quando cammino nel centro di riabilitazione con la protesi o all'aperto. Poi passiamo a qualche corsa e a qualche camminata in montagna. Racconto un pochino il mio incidente e l'idea di riprendermi e ripartire. Spiego cosa è successo, le motivazioni trovate per reagire e porsi degli obiettivi, che non devono essere subito grandi ma tanti e piccoli.
Perché l'atletica?
Prima dell'incidente entravo in palestra e correvo mezz'ora sul tapis roulant. La corsa ce l'ho dentro, dai 100 metri alla corsetta. Ho iniziato con 3-4 allenamenti a settimana in pista e in palestra: ringrazio Margherita Quadri, la miglior allenatrice della storia, perché mi ha regalato lo stupore e il piacere per l'allenamento e per questo sport. Sto riprendendo a buon ritmo, più in là vorrei avere buoni risultati.
Torniamo al 2019: qual è stato il momento più difficile?
All'inizio è successo tutto in fretta, in due mesi ero già a casa. I momenti difficili sono arrivati dopo, verso fine anno, quando dovevo ricominciare a vivere una vita normale. Facevo fatica a comminare sulla protesi per andare in università, avevo una mobilità ridotta. C'è voluto un po' per accettare ciò che mi è capitato. Adesso è tutta un'altra storia: mi muovo meglio di prima...
Chi ti è stato vicino?
La mia famiglia: hanno assecondato le mie richieste in tutto e per tutto. E gli amici, fondamentali: venivano a Bologna, dove ho svolto la riabilitazione, come se dovessero uscire di casa a Luino e incontrarmi come sempre.
Il momento più bello del 2021?
La laurea perché è il riconoscimento di un percorso più difficile di quello magari avuto da altri visto che in mezzo ho pensato bene di metterci l'incidente. Nella laurea trovo tutto ciò che conta: la parte sportiva, quella delle scuole, gli eventi con Bionic People, le persone che contano.
L'augurio per te stesso nel 2022 e oltre.
Continuare a migliorare quello che sto facendo: il lavoro con Bionic People, l'università e la corsa in pista.
Cos'è lo sport per te?
Una cosa che mi fa stare bene, vorrei provare più sport possibili per migliorare la qualità di vita. Lo sport è un mondo e un modello: non è che con una protesi non posso fare le cose che facevo prima. Anzi, a volte mi riescono meglio. Vorrei essere uno stimolo positivo.
Il tuo Capodanno come sarà?
Come tutti gli altri della mia vita: non sono mai riuscito a festeggiarlo come si deve.
Squadra del cuore?
Tifo Juve ma mi sono un po' allontanato dal calcio: seguo il tennis e mi sono avvicinato ancora di più al mondo della montagna. Perché in montagna capisci tanto. Più cammini lassù, più conosci il tuo limite. Senti la natura, senti la protesi. A me serve tanto.
Quando ti sei commosso?
Quando mi hanno consegnato la protesi da corsa e ho potuto correre dopo un anno e mezzo, accorgendomi che potevo farlo davvero. Per me correre sembrava un traguardo inarrivabile, con il lockdown di mezzo poi...
Buona corsa e auguri, Giorgio.