Trecento. Più settecento. Meno cinquecento. Basta una calcolatrice ora: ecco - poco più, poco meno - le perdite. I soldi che mancano. L’imprevisto. Il bisogno. Lo si chiami come si vuole.
Conti della serva per chi sta fuori (conti e problemi veri per chi sta dentro, ci mancherebbe…) che se troppo attualizzati vanno tuttavia a nascondere il grattacapo più grande. Che si chiama futuro. Il solito futuro, le cui prospettive - da queste parti cestistiche - non accennano a cambiare, nonostante l’argomento sia sotto la lente di ingrandimento ormai da anni.
E allora delle due l’una: o si continua nella mediocrità (a volte aurea, quest’anno molto meno), o si rischia. Grosso.
Si è riunito stasera il cda allargato della Pallacanestro Varese, in un’assemblea che ha quindi contato non solo i consiglieri dell’organo amministrativo societario, ma anche alcuni rappresentanti della proprietà e alcuni sponsor. L’occasione è valsa a fare il punto della situazione economico-finanziaria del sodalizio, particolarmente delicata alla luce della particolarità dell’annata in corso.
La pressoché totale mancanza di introiti derivanti da biglietti e abbonamenti a causa dei divieti della pandemia ha comportato un ammanco di circa 700 mila euro nelle casse biancorosse. E ciò nonostante la già prudenziale valutazione fatta dalla dirigenza, a maggio 2020, quando in sede di formazione del budget stagionale (poi stimato intorno a 3,8 milioni) si era già ipotizzato di dover far fronte a una contrazione di quel tipo di entrate, che in contesto normale a Varese valgono sui 950 mila euro. La realtà, però, ha superato la prudenza: ecco il -700.
La cifra in oggetto, sommata a perdite da ripianare già messe in conto e considerate di routine a fine stagione (300 mila euro) ha allargato il buco corrente: da qui l’esigenza di porvi rimedio con sostanze extra budget. Una parte del bisogno è già stata colmata (più o meno la metà), un’altra è da trovare: servirà - essendo, i soldi che mancano, soldi di cassa - per affrontare le spese vive da qui al termine del campionato.
Della questione sono stati investiti nella circostanza tutti coloro che hanno a cuore la Pallacanestro Varese, a partire dagli sponsor. Qualcuno ha già risposto presente, altri lo faranno, altri ancora lo dovranno fare. Chi ha in mano le sorti del conquibus ha parlato chiaro, come sempre, e senza zuccherini. Ma non mancano speranza e ottimismo: lo stato delle cose non è certo irreversibilmente drammatico.
È al futuro non prossimo che è riservata la fetta di preoccupazione più grande. Per quanto potrà navigare ancora una barca che ha sempre gli stessi remi o deve sempre chiedere aiuto agli stessi vogatori? A quando un orizzonte da babordo che non sia colorato di grigio (con il concreto rischio che prima o poi si incontri quello nero nero lungo il mare)? A quando una o dieci o cento aziende che contribuiscano a cambiare ciò che a furia di non cambiare pare stia diventando immutabile?
Sì, servono soldi. Ma soprattutto idee.