Un lungo faccia faccia. Una squadra davanti al suo allenatore.
C’è stato anche questo nei “giorni di mezzo” della Pallacanestro Varese, mai come ora sospesa in una dimensione in cui sogni e ambizione si scontrano con incubi, sofferenza e precarietà.
Da una parte la Coppa, un orizzonte solo rosa, comunque vada a finire: nessun obbligo, l’unico auspicio era fare strada nella competizione europea fortemente voluta da una società che aspira a crescere e così è stato, addirittura oltre le aspettative. Se presa tra due parentesi e tolta dal qui e ora, la semifinale di andata di Fiba Europe Cup di domani sera (palla a due ore 20.30) contro il Bahçeşehir dovrebbe essere una serata di gala, una sfida da godersi guardandosi indietro e non avanti, un traguardo - già di per sé - di cui andare orgogliosi.
Dall’altra, invece, il campionato, un’orizzonte grigio che ogni partita che passa diventa sempre più nero. E allora la mente torna alle batoste prese, o comunque a trasferte quasi costantemente chiuse con un risultato negativo, a problemi di gioco mai davvero risolti, a un’efficacia mai davvero raggiunta, a una classifica scivolosa, a un senso di urgenza non ancora sportivamente drammatico (cosa dovrebbero pensare, altrimenti, Pesaro o Brindisi?) ma ormai difficilmente eliminabile dalla testa. E come potrebbe essere altrimenti? Al contrario della Coppa, rimanere in Serie A è vero e proprio obbligo, perché la stessa costituisce il bene più inalienabile che esista: il concetto non è confutabile.
Stretta in questa morsa di forze uguali e contrarie, Varese può solo stringersi in un quadrato che le permetta di arrivare in fondo, ed è forse quello che si sono detti coach Bialaszewski e i suoi giocatori: servono i fatti ora.
Poi vincere aiuta a vincere e a rischiarare il cielo (così come purtroppo il contrario), e questo è il primo buon motivo per guardare con bramosia alla sfida continentale in programma fra 24 ore. Il secondo, va da sé, è la volontà di alzare un trofeo europeo che manca da 44 anni: ci sono solo tre partite da qui alla gloria, anche se oggi parlare di gloria pare quasi straniante vista la negatività che circonda l’ambiente biancorosso.
Si riparta dalle buone notizie: Davide Moretti domani sarà regolarmente in campo contro il Bahçeşehir. L’ultima visita sostenuta ieri ha dato il via libera: l’ex Pesaro avrà solo l’allenamento di oggi nelle gambe dopo una settimana abbondante di stop totale, ma non è il caso di sottilizzare. Con lui tutta la stessa truppa di Casale, sempre senza Librizzi, quindi, e al netto di Leo Okeke e di Michael Gilmore, non tesserati per la coppa.
Ad aspettare i biancorossi una partita difficile, contro una squadra che in campionato non se la passa ugualmente bene - il Bahçeşehir è dodicesimo - ma che sa come si affrontano gli snodi internazionali di tal portata (ha già vinto la coppa nel 2022) ed appartiene - nonostante la giovane età del club (nato nel 2017) - a un rango completamente diverso rispetto a tutte le avversarie affrontate finora.
Di fronte l’Itelyum si troverà una compagine fisica e molto pericolosa in attacco, ruvida sotto le plance ma anche prima in tutta la competizione nel tiro da 3 punti (42,7% contro il 37,7% di Varese). A trascinarla più uomini, a partire da quelli sotto canestro: il pericolo qui prende il nome di Jerry Boutsiele (15 punti e 8 rimbalzi di media) e di Tyler Cavanaugh, ala grande dalla doppia dimensione con 48 partite in NBA in carriera.
Il play è Tony Taylor, già visto in maglia Virtus nella stagione 2018/2019, anche se il miglior assistman è Phil Scrubb, fratello di Thomas, varesino sempre nel 2018/2019, 5 “cioccolatini” di media a partita. A completare il quintetto c’è Alex Bouteille, ala fisicata e tiratrice (45% da 3). Nel roster anche Trey Kell, non memorabile ex della stagione 2020/2021.