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Storie | 09 aprile 2024, 07:20

"L'uomo dei polli" e quel mestiere nato quasi per caso: «Il sogno? Creare un mercato coperto a Masnago»

Filippo Marangotto ha fondato nel 2009 nella contrada Caverzasio, a San Fermo, l'azienda agricola “Vetta d’Italia”, diventando protagonista tra le bancarelle a Varese, in Valceresio e anche a Milano: «Oggi allevo da 1.300 a 1.500 pulcini la settimana»

Filippo Marangotto ogni giovedì mattina è in piazza Giovine Italia a Varese e il venerdì sul piazzale dello stadio Franco Ossola intento a vendere tutto ciò che è pollo e che alleva nelle campagne sopra San Fermo

Filippo Marangotto ogni giovedì mattina è in piazza Giovine Italia a Varese e il venerdì sul piazzale dello stadio Franco Ossola intento a vendere tutto ciò che è pollo e che alleva nelle campagne sopra San Fermo

Filippo Marangotto è quell’omone con la barba che siamo abituati a vedere il giovedì mattina in piazza Giovine Italia a Varese e il venerdì sul piazzale antistante lo Stadio “Franco Ossola”, intento a vendere tutto ciò che è pollo, con qualche licenza verso tacchino, faraona, oca e anatra, “effetti collaterali” del suo essere allevatore nelle campagne sopra San Fermo.

La curiosità di conoscere meglio la sua attività, dopo anni di acquisti delle sue prelibate “coscette”, delle polpette e delle cosce marinate, ci ha portato in via Vetta d’Italia, dove ha sede la sua azienda a conduzione familiare, perché con lui lavorano la sorella Camilla e il padre Maurizio, pensionato dell’Enel, oltre all’operaio Pascal, originario del Burkina Faso. 

Filippo sta disinfettando un pollaio, la cura per l’igiene è scrupolosa, e questo capannone si appresta ad accogliere i pulcini ormai cresciuti, e arrivati in allevamento all’età di un giorno. L’Azienda agricola “Vetta d’Italia” è stata fondata nel 2009 da Marangotto nella contrada Caverzasio, dopo che un amico possessore di un incubatoio a Besozzo lo convinse a mettersi a vendere polli nella nostra provincia, perché lui e la sorella non riuscivano più da soli a evadere gli ordini.

«In realtà ho sempre avuto polli qui a San Fermo, serviva una svolta e quella arrivò, con la costruzione del mio primo capannone. Oggi allevo da 1.300 a 1.500 pulcini la settimana, ne vendo una parte svezzata ai privati e i restanti sono macellati per la vendita al dettaglio. Vendo carne e uova, e allevo anche faraone, oche e anatre, che però devo tenere separate dai polli, mentre la carne di tacchino la acquisto da un altro produttore accreditato da Campagna Amica», spiega Filippo.

La “Vetta d’Italia” produce da 5 a 7 quintali di carne di pollo la settimana ottenuta da circa 200 animali, venduta nei mercati di Varese, Masnago e Milano, agli agriturismi della zona e a due macellerie della Valceresio. 

«In azienda abbiamo il nostro macello e la zona di taglio, mia sorella Camilla, ex avvocato convertita alla campagna, si occupa dei lavorati, e prepara arrosti, coscette, spiedini al limone, cosce marinate, polpette, e polletti da un chilo da cucinare sulla griglia. I ravioli li facciamo produrre, con il nostro lavorato, dal raviolificio “San Marco” di Gazzada. Dal 2020 siamo allevamento intensivo e gli unici da Varese a Luino ad allevare oche e anatre, mentre per i polli siamo rimasti soltanto in cinque».

Filippo si alza alle sei ogni mattina, con Pascal fa il giro dei capannoni, otto diverse strutture, controlla il cibo e l’acqua e in estate apre e chiude le finestre per areare i locali, oltre a pulire e disinfettare. Attualmente in allevamento ci sono circa duemila polli, anatre e oche arriveranno tra poco dalla Francia, dove il prezzo d’acquisto è più conveniente. 

«Allevo due tipi di pollo: il primo, il broiler, dal piumaggio bianco, è una razza adatta soltanto per la carne e viene macellata a circa 50 giorni; il secondo invece è il pollo nostrano, di colore rosso o bianco e grigio, è più ricercato e macellato dagli 80 giorni in su. Il mangime è costituito da tre tipi di miscele. I pulcini sono alimentati fino a 40 giorni con un primo tipo, poi fino a 60 giorni con un secondo e quindi il “finissaggio” con la miscela di cereali macinati, mais, soia e frumento, il “misto polli” dei nostri nonni. I polli escono a razzolare all’aperto nelle giornate di sole, non devono infatti mai bagnarsi il piumaggio. Al mercato mi chiedono soprattutto il petto, genuino e senza antibiotici, poi, in inverno, i polli ripieni, gli arrosti e le polpette, mentre in estate vanno molto gli spiedini al limone e le cosce marinate, oltre agli involtini».

Marangotto acquista gli uccelli all’Avicola Berlanda di Carmignano del Brenta, in provincia di Padova, e ordina i pulcini ogni tre settimane. 

«C’è il catalogo con le diverse razze e i pesi che raggiungono maschi e femmine, da me arrivano all’età di un giorno e sono messi nella pulcinaia, un locale con lampade rosse a 28 gradi per cinque giorni, poi ogni giorno che passa si scala di un grado. Lì stanno 17 giorni, poi sono spostati nel capannone di produzione e svezzati fino a 45-50 giorni. In parte si vendono vivi, il resto dei capi viene macellato, previo esame per escludere la salmonella. Le oche e le anatre, invece, arrivano qui a 4 giorni di vita, e la loro crescita dura circa 6 mesi. Noi lavoriamo la carne, vendiamo il petto d’anatra e il misto per il ragù».

L’Azienda agricola “Vetta d’Italia” alleva anche faraone, un tempo regine delle nostre tavole soprattutto nelle festività domenicali. 

«La faraona e il gallo non si vendono più come un tempo, chi ha pollaio non le vuole perché fanno rumore e i vicini si lamentano. Le vendite aumentano in settembre, quando le persone si chiudono in casa a finestre sprangate. Va ancora l’arrosto di faraona e quella ripiena che a Milano vendo benissimo. La clientela varesina fa la spesa per la settimana, invece quella milanese per la serata. Capita spesso che al mercato di via Friuli, dove abbiamo un banco fisso di tre metri, arrivi gente dagli uffici che compera magari la fettina di petto di pollo da cucinare per cena. Il mercato coperto di Milano offre molte opportunità, la gente viene volentieri, e noi di Campagna Viva stiamo cercando un capannone in zona Masnago per fare altrettanto, ma non è facile trovarne uno adatto».

Filippo torna al lavoro, deve spostare centinaia di pulcini da un capannone all’altro e poi andare a Milano al mercato, a dare il cambio a Camilla, lì dal mattino presto. E il giovedì eccolo in piazza Giovine Italia, dove per le consegne spicciole si serve di una vecchia mountain bike. Alle 8 tutto è sistemato, le sciure varesine sono molto esigenti, ma l’offerta è ampia e il sorriso sempre pronto, così come le “ciacole” da un banco all’altro, nel più puro spirito del mercato.

Mario Chiodetti

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