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Territorio | 24 aprile 2024, 12:20

Da Morazzone a Cantello, folgorato sulla via dell'asparago bianco

Storia di Paolo Orlandi, giovane laureato in agraria che, con i consigli di grandi maestri, si è lanciato nella coltivazione del celebre ortaggio del nostro territorio: «I segreti? Nessun trattamento, tanto lavoro e terreni permeabili e sabbiosi. Il nostro asparago è una perla, delicato e dal sapore unico»

La coltivazione dell'asparago a Cantello

La coltivazione dell'asparago a Cantello

La coltivazione degli asparagi, secondo una storia locale, era già in atto agli inizi dell’Ottocento a Cantello. E si racconta che vi fu una diatriba tra l’allora parroco don Pietro Stoppani e l’Estimo, il quale chiese alla comunità di donare gli asparagi bianchi per poter pagare i debiti.

La coltivazione è andata avanti negli anni: a essa gli agricoltori cantellesi si sono dedicati con passione e professionalità, anche sulla base di tecniche introdotte dall’indimenticabile Franco Catella. 

Il successo dell’ asparago è dovuto in buona parte anche alla locale Pro Loco che quest’anno festeggerà la ottantaduesima edizione della Fiera dell’asparago, dal 17 al 19 e dal 24 al 26 maggio. Merito va inoltre alla amministrazione comunale che, in sinergia con le organizzazioni agricole, ha conferito la denominazione comunale di origine  DE.CO). Infine, dal 2016, l’Unione Europea classifica l’asparago di Cantello come prodotto IGP.

Seguendo questa storia anche Paolo Orlandi, giovane laureato in agraria, dal 2019 ha rilevato le coltivazione del maestro Angelo Bianchi e in questi anni ha sviluppato in maniera egregia la sua attività denominata Le Pianelle.

Come ha scoperto questa passione?

Stavo finendo gli studi e cercavo qualcosa come libero imprenditore. Ho conosciuto casualmente, mentre girovagavo a Cantello (io provengo da Morazzone)  il mio mentore Bianchi, che voleva ampliarsi e cosi mi sono messo in gioco, imparando, con grande passione.

Quanti ettari lavorate?

Circa tre ettari, producendo circa tre quintali al giorno: più o meno il 98% va via come prodotto fresco, mentre il restante viene messo in lavorazione per fare sughi e conserve in agro dolce. Nel periodo della raccolta intorno metà aprile e fine maggio abbiamo circa venti persone che lavorano presso i nostri terreni produttivi.

Come si coltiva l'asparago?

L’asparago bianco di Cantello è coltivato a una profondità maggiore rispetto a quello verde. La coltivazione è abbastanza laboriosa, in quanto comporta coperture e scoperture delle asparagiaie con appositi teli (pacciamature): bisogna tenere presente che il riposizionamento delle pacciamature, la raccolta del prodotto la sua selezione vengono fatte a mano e richiedono molta cura. Poi cè anche da aggiungere che durante l’anno vanno fatte ulteriore lavorazioni di preparazione e conservazione degli spazi produttivi.

Che caratteristiche hanno i terreni per coltivare il prodotto?

Sono molto permeabili, sabbiosi con drenaggio rapido, ricchi di sostanze organiche  con un ph variabile che va da 5,3 -7,5.

Come è iniziata questa coltivazione a Cantello?

L'abitudine credo sia arrivata dalla Francia. Di certo fu subito un prodotto in grado di essere coltivato e dare reddito. Oltre a pagare il debito della Curia, nei primi anni del novecento Cesare  Baj un notabile locale ebbe la lungimiranza di istituire un premio da assegnare ogni anno al miglior produttore. La prima fiera dell’asparago fu istituita nel 1939, e vennero parecchi acquirenti dalla vicina Svizzera.

È una coltivazione biologica?

Non c'è bisogno di fare trattamenti, soprattutto perché la Criocera (insetto dannoso che colpisce la pianta) non è assolutamente presente sul territorio. Pertanto utilizziamo esclusivamente fitostimolanti e biostimolanti, prodotti usati in agricoltura biologica che danno forza alle piante e creano una barriera difensiva all’ asparago.

A livello nazionale dove si pone la produzione varesina?

La nostra produzione è una perla: l'asparago cantellese è particolarmente delicato e ha un sapore unico, ottimo da consumarsi con il riso, pasta corta e con il classico uovo all’occhio di bue.

Claudio Ferretti

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