Varese è Varese, Pesaro è Pesaro: nessuna sorpresa stasera a Masnago.
Le due squadre hanno recitato a soggetto, mettendo in campo i propri pregi, i propri difetti, le proprie contraddizioni, soprattutto il proprio momento e il preciso posto che occupano attualmente sulla strada della stagione: in quell’enorme calcolo, pieno di addizioni e di sottrazioni, che è una partita, è allora normale che la prima abbia vinto e la seconda abbia perso.
Perché la prima, tutto sommato, il suo senso lo ha ormai trovato. Dall’avvento di Mannion e Spencer il parziale di vittorie e sconfitte fa segnare un andamento da bassi playoff (5 successi e 3 insuccessi) e un turno di coppa superato (3-1 il ruolino di marcia in Europa). Verrebbe da fare una battuta: se in panchina non ci fosse B., saremmo più o meno tutti contenti…
Pesaro è in striscia negativa da 8 turni. E otto sconfitte di fila sono capaci persino di farti balbettare alla domanda “come ti chiami?”. Ti tolgono certezze, sicurezza, ti dimezzano il fiato con cui affronti le giornate. Si è visto anche oggi.
Quando la squadra di Sacchetti ha provato a fare “la Varese”, ne è uscita con le ossa rotte: la Vuelle non è Bologna, non è Venezia, ha un rango che non le consente di scegliere con egual fortuna se seguire la pazzia biancorossa oppure provare a spegnerla. Cinciarini e soci, probabilmente anche contro il volere del vecchio Meo, hanno inizialmente deciso di seguirla e mal glien’è incolto.
Quando invece hanno provato a “leggere” i limiti - ineliminabili - di questa Openjobmetis - quelli difensivi, quelli sotto canestro, quelli di lettura, quelli che derivano dal non adattamento alle peculiarità altrui - ecco che allora all’Itelyum Arena c’è stata una partita. Ma non è durata fino alla fine…
Perché questa Varese ha delle verità che ormai non possono più essere messe in discussione da una Pesaro: ha uno spazzatore d’area che non si può regalare, Spencer; ha un granatiere dal 42% da 3 come Brown; ha gli splash brothers in salsa biancorossa, Hanlan e Mannion, che in certe domeniche sono talmente superiori al contesto difensivo che hanno davanti che possono anche permettersi il lusso di alternarsi nel tentativo di far male.
Se poi ci si mettono pure le punture di Woldetensae, in una comunione di spirito e intenti con il pubblico che mette quasi i brividi…
Tali verità - quest’anno come l’anno scorso - diventano bugie ogni volta che si alza il livello. Lo dicono i numeri: la Varese di Scola non ha praticamente mai vinto contro una grande. Contro Pesaro, contro le piccole, con dei giocatori consoni, però, rimangono verità. Pur nella loro intransigenza, pur nei conclamati limiti, pur con le solite mancanze, pur con uno straniero in meno, pur con un allenatore che continua a non piacere a parte del pubblico.
Se oggi, come speriamo tutti, si è chiusa la parentesi della paura, con la zona retrocessione scivolata a -8 (6 punti più i 2 del 2-0 contro la stessa Carpegna Prosciutto), la vera domanda è che era si aprirà ora e dove potrà arrivare Varese.
Se ci chiedessero di scommettere sul raggiungimento o meno dei playoff e sul cammino in coppa, noi chiederemmo di cambiare l'oggetto dell’azzardo. Proponendo questo: scommettiamo che Varese non cambierà?