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Basket | 14 maggio 2025, 17:15

«Fatti errori, ma ci siamo salvati sempre. Io dittatore? Scrivete cose non vere»

L’amministratore delegato Luis Scola va all’attacco nel commentare la stagione appena andata in archivio. Nel mirino la stampa: «Create negatività esagerata». Sul campionato: «Abbiamo raggiunto ancora la salvezza, il nostro progetto è a lungo termine». E poi il mercato («sceglieremo giocatori più esperti»), il settore giovanile, la coppa («c’è l’ambizione ma costa»), l’allenatore: tutte le parole del “General”

«Fatti errori, ma ci siamo salvati sempre. Io dittatore? Scrivete cose non vere»

Un attacco frontale. 

È stato quello di oggi da parte dell’amministratore delegato di Pallacanestro Varese Luis Scola, seduto davanti alla stampa cittadina, nel commentare la stagione appena andata in archivio.

El General aveva voglia di togliersi tanti sassolini dalle scarpe. E a finire nel suo mirino sono stati soprattutto e appunto i giornalisti, rei di aver scritto «troppe cose non vere». Quella del massimo proprietario biancorosso è stata una dura requisitoria sull’immagine data quest’anno della società, che ha mischiato critiche effettivamente ricevute dai giornali con cose - carta canta - mai scritte e semmai circolate in altri ambienti che nulla c'entrano con la professione giornalistica (per esempio i social). Ma tant'è...

La morale? «Io non sono un dittatore, non decido tutto, non decido chi gioca e non impongo nulla all’allenatore. Pensare certe cose è offensivo…».

Scola ammette gli errori, ma rivendica «il progetto a lungo termine: nessuno ora si aspettava di competere per vincere il campionato. Ci chiedete sempre di salvarci senza pensare a tutto il resto che facciamo: ci siamo sempre salvati».

Nella chiacchierata anche qualche “notizia”: si cercherà di fare la Coppa («anche se costa e servono sponsor»), si tenterà il rinnovo con Openjobmetis («Rosario Rasizza è il nostro massimo stakeholder»), su Gray «deciderà l’allenatore»… E poi il mercato («punteremo su giocatori più esperti e dobbiamo spendere meglio prima che correggere dopo»), il settore giovanile, i fatti post Cremona.

Sulla stagione: «È stata una stagione difficile, un anno strano, a livello nostro interno e a  livello generale. La particolarità è stata che le due squadre che salgono dall’A2 di solito hanno un budget piccolo e giocano per salvarsi o per i playoff se sono davvero brave, ma normalmente non hanno risorse per fare una stagione da protagoniste. Quest’anno invece si sono create due leghe, sopra 10 squadre, quelle da playoff più Tortona e Sassari, e poi una seconda lega con squadre che hanno fatto fatica come la nostra. La differenza è stata molto marcata e questo si è fatto sentire. In questo contesto anche noi siamo andati up and down».

ֿSulla situazione economica della squadra: «Non sono preoccupato dell’aumento di budget delle altre squadre, l’abbiamo avuto anche noi in questi anni. Per politica aziendale non parliamo di numeri pubblicamente, ma abbiamo aumentato il budget e siamo in un percorso aziendale positivo. A volte con meno soldi fai meglio e con più soldi fai peggio, è parte della pallacanestro, avere un euro in più non significa che torna per forza nelle performance. La stagione scorsa abbiamo avuto l’opportunità di portare Nico Mannion, possiamo valutare se è stato produttivo o no, però il fatto che lui è stato parte del nostro programma è una mossa chiara della crescita del progetto. Ci aspettiamo un’altra crescita per l’anno prossimo, abbiamo aumentato il ticketing tutti gli anni, e su questo possiamo ancora migliorare anche se siamo già al 94% dell’occupazione, gli sky box hanno portato a una crescita, e ora crescere diventa sempre più difficile. Il settore giovanile ha portato risorse, così come tutti gli altri movimenti che stiamo facendo. In sostanza, non siamo preoccupati, ma siamo occupati».

Cosa non rifaresti e quali critiche ti hanno pesato di più: «Non sono io, lo abbiamo detto cento volte, uno che arriva e che prende tutte le decisioni. Noi sicuramente ci guarderemo indietro e vedremo cosa abbiamo sbagliato e cercheremo di sistemarlo. Ma lo facciamo sempre, ogni mese, non solo ogni anno. Progetto fallito? La nostra missione è a lungo termine, sono sempre stato chiaro. Cosa vuol dire a lungo termine? Non certo tre mesi o tre anni: noi siamo ancora all’inizio di questo progetto. Forse abbiamo creato una aspettativa troppo importante il primo anno e qualcuno si augurava probabilmente che fossimo in una situazione diversa, ma nessuno si aspettava di essere ora a lottare per il campionato. La salvezza è sempre arrivata a diverse giornate dalla fine, quest'anno ne mancavano quattro, e non siamo mai andati in A2.. Nessuno al nostro interno si augurava di essere qui oggi a lottare per il campionato: non siamo ancora a questo livello. L’anno prossimo proveremo ad alzare l’asticella: arrivare ai playoff, come abbiamo detto quest’anno e siamo stati criticati per questo, significa salvarsi».

Sui fatti occorsi dopo la sconfitta con Cremona: «È stato un giorno brutto per tutti, ma sono cose che succedono. L’altro giorno ho visto la lettera che aveva scritto Arcieri dopo quanto successo con i tifosi a Trieste, ed è stata molto bella. Noi non abbiamo fatto una dichiarazione come quella, ma mi ha portato a fare una riflessione di quali sono i limiti: il fatto che uno paghi il biglietto non dà la possibilità di poter insultare. Nello sport ci sono limiti che purtroppo non sono sempre ben marcati. Siamo qui e stiamo lavorando, sappiamo che abbiamo fatto male a livello sportivo, ma un minimo di rispetto crediamo che ci vuole sempre. Dobbiamo allineare i valori di club e società con quelli della tifoseria, che son quelli della città anche, è un’occasione per portare qualcosa di positivo». 

Ancora sul post Cremona-Varese: «Ho parlato con qualcuno dei protagonisti di quella serata, è una cosa del passato ormai superata. Qualcuno mi ha detto che devo vendere, ma non è che sto rifiutando offerte che mi arrivano tutte le settimane. Questa settimana devo firmare un documento che serve per sostenere economicamente la società, se io non firmo non possiamo iscriverci al campionato. Non è che io posso andarmene, non funziona così, bisogna avere un rimando alla realtà, perché queste sono cose che non hanno senso. Per un paio d’anni il futuro mio e della società è legato, purtroppo per quelli che mi dicono di vendere. Questo non è possibile a oggi. Quel giorno ho avvertito la possibilità, mi sono chiesto perché lo stavo facendo, perché devo vedere mio figlio piangere, cosa di cui si è parlato troppo. Posso meritare le critiche, ma non gli insulti. Oggi, un mese dopo, ho una visione diversa, ma quel giorno non é stato bello per me».

«Avete scritto e detto cose non vere»: «Per prima cosa io non sono un dittatore: non dico io all’allenatore come giocare, non ho un algoritmo segreto, non decido i giocatori, non ho portato mio figlio in prima squadra, non voglio far retrocedere la squadra, non sono venuto qui a decidere tutto. Altre cose che non hanno nessun senso? Che noi non difendiamo apposta, che c’è un algoritmo che non ci permette di difendere, che facciamo attacco per vendere più biglietti… Tutto non vero. Io non sono così, abbiamo un team di lavoro, non siamo americani, io sono argentino. Se volete criticare quello che facciamo ci sta, ma non criticate ciò che non facciamo. Abbiamo un progetto con tante persone: ogni area ha un responsabile e prende una decisione, io sono solo un punto di riferimento e ho una voce importante, ma non sono un dittatore. Certe cose hanno creato una negatività esagerata, perché poi le persone ci credono. Voi addirittura ignorate le cose che diciamo, addirittura quello che dichiarano gli allenatori. Abbiamo avuto tutti coach completamente diversi nel modo di giocare e allenare. Come si può paragonare Mandole a Roijakkers, come si può dire che siano uguali fra loro? Dite che siamo player friendly… Cosa significa, che andiamo a mangiare con loro? Noi al massimo parliamo di player focus, che è ben diverso e riguarda la loro crescita, ma non significa che i giocatori qui possono fare quello che vogliono. Far credere che siamo noi a dire a un allenatore cosa fare non è vero, è insultante. Un’altra critica assurda è stata sulla campagna abbonamenti “a scatola chiusa”… Non è vero: avevamo Librizzi e Assui e Virginio, Nico Mannion e Gabe Brown. Non erano giocatori quelli? Evidentemente lo erano, visto che oggi li dobbiamo pagare cinque volte il loro stipendio. Ci avete criticato perché abbiamo preso Jaylen Hands? E allora perché oggi se ne andrà a prendere cinque volte di più? Abbiamo fatto tantissimi errori, ma in questi anni siamo oltre un milione di euro di buyout, trovatemi una squadra che fa lo stesso? Secondo me ci si è sbilanciati sulle critiche e alcune cose non stanno proprio in piedi».

Sul cambiamento avvenuto con l’arrivo di coach Kastritis: «Credo che a livello di cultura il nostro programma è molto forte, e Kastritis lo ha rinforzato. Lavoro, approccio, voglia di vincere… lui ha fatto vedere di allenare molto bene queste cose. È un allenatore molto bravo, in quel momento dovevamo cercare di sistemare cose su cui avevamo problemi in difesa. Ha focalizzato il suo lavoro su questo, la squadra era un po’ persa e lui è riuscito a mettere tutti insieme, facendo una cosa molto importante. Abbiamo portato qualcosa su cui si può costruire un futuro, e questa è una cosa buona. Kastritis è anche una persona molto gradevole nel quotidiano».

La coppa: Fare la coppa l’anno scorso è stato un costo molto grande, circa 250 mila euro. Tanto, troppo. Pensiamo però, probabilmente in modo molto ambizioso, di poter ridurre della metà i costi, ma comunque servirà uno sponsor. L’anno scorso ho chiamato personalmente l’amministratore delegato della Fiba per la wild card e lui mi ha risposto che era necessario non arrivare nell’ultimo terzo dell’anno scorso. Quest’anno abbiamo finito 12esimi e siamo sotto quel limite. Cercheremo di farla lo stesso, vedremo se nelle regole è cambiato qualcosa. Itelyum? È stata molto generosa con noi e i soldi che aveva promesso per le coppe quest’anno li abbiamo messi in una destinazione diversa. Serve quindi un altro sponsor.

Se si andrà con il 5+5 o il 6+6: «A oggi non lo sappiamo. La posizione che il club ha in questo momento è non cambiare approccio, ma decideremo, al di là di coppa o no. Stiamo ancora parlando di questo e valutando le opzioni, ipotizzare ora è difficile, dopo il 30 giugno sapremo molto di più. Io sono sempre per il 5+5, perché è più in linea con il nostro programma di sviluppo, però vedremo cosa sarà meglio per noi».

Sui tanti cambiamenti a livello di roster avvenuti nelle ultime stagioni: «Ovviamente il fatto di aver usato tanti giocatori non va bene, va contro la nostra filosofia, vorremmo fare zero cambi ogni stagione. Ma volevamo salvare la squadra, eravamo in difficoltà e dovevamo sistemare qualcosa. Potevamo lasciare andare le cose e non fare cambi, ma non lo volevamo. La società fa il mercato e ha una struttura chiara e verticale da società ben organizzata: i manager hanno fatto secondo me un buon lavoro. Ovviamente decidiamo ogni volta budget e risorse, cerchiamo di prendere una linea e una visione che poi si cerca di portare alla squadra. Si fanno degli errori, ma quando si valutano bisogna fare un bilancio anche con le scelte giuste. La visione nostra è che a oggi siamo in una situazione in cui dobbiamo scommettere sui giocatori, non abbiamo un budget a livello di altre 14 squadre, se competiamo con loro sul mercato perdiamo, perché loro hanno più soldi. Quando analizziamo Keifer Sykes dobbiamo analizzare anche Nico Mannion, e le cose si bilanciano. Più soldi vuol dire meno scommesse, piano piano vogliamo arrivare lì e cambiare approccio. Ma ora dobbiamo essere un po’ più creativi nel portare giocatori qui».

Sull’eventuale permanenza di Librizzi, Assui e Alviti: «Di Librizzi siamo contenti, è il nostro capitano, è di Varese, e ci auguriamo che possa essere il prossimo Pozzecco. Per Assui il discorso è simile. Alviti era un giocatore già formato in una situazione particolare della sua carriera e qui ha giocato molto bene. Vogliamo che rimanga, ha un contratto di due anni, avrà tantissime opzioni e lì per noi è sempre difficile competere sul mercato. Se questa è la situazione, sarà difficile, ma noi sitiamo cercando di tenere un nucleo di giocatori. La speranza è che Librizzi sia troppo bravo per noi un giorno, e dovremo essere pronti a creare il prossimo "caso" (cioè il prossimo giocatore forte che viene dalle giovanili ndr). In dieci anni magari saremo in una situazione diversa, e a quel punto potremo ambire al fatto che un giocatore faccia carriera a Varese».

Justin Gray: «Su di lui deciderà l’allenatore. Il lavoro del management è capire cosa vuole l’allenatore e cercare di accontentarlo. E su Gray l’opinione di Kastritis peserà molto, perché lo ha già visto all’opera. Justin mi piace, è stato un buon giocatore ma molto sfortunato».

Main sponsor: «Openjobmetis per statuto deve sempre fare solo un anno di contratto e con loro non abbiamo mai avuto alcun problema. Siamo molto contenti del nostro rapporto. E non si tratta solo di Openjobmetis con Group Crit, ma anche del grande supporto che ci dà personalmente Rosario Rasizza: è lo stakeholder più importante che abbiamo. Saremo sempre grati nei suoi confronti. Parleremo a fine maggio della prossima stagione. Se ci saranno problemi? Cercheremo altrove, perché siamo più forti di tre anni fa a livello di sponsorship, che sono cresciute considerevolmente negli ultimi tre anni. La verità è però che vorremo che il vincolo con OJM fosse rafforzato». 

Sui prossimi passi del progetto della foresteria: «Prato ha ancora due anni di formazione da fare. L’anno prossimo cercheremo di implementare la foresteria con un mix di giocatori stranieri e italiani, sia di Varese sia da fuori. Vogliamo creare una ruota che alimenti la prima squadra costantemente. È possibile anche che perderemo qualcuno, ma questa è la natura delle cose che vogliamo fare. Se poi siamo stati bravi andranno in un posto migliore a continuare la loro crescita e noi dovremo essere bravi a rimpiazzarli con altri giocatori. Non è detto che sviluppare equivale a perdere, anzi. Questo è il percorso per vincere, ci vuole tempo e pazienza». 

Sull’approccio che si avrà sul mercato in estate: «Il primo anno abbiamo puntato su giocatori importanti sul mercato e abbiamo fatto bene, ma l’errore è creder che quella sia la cosa normale. Ora dobbiamo cercare giocatori dal valore garantito, focalizzarci su giocatori un po’ più esperti insieme al coach per avere un anno più solido a livello di prima squadra. È uno dei cambi che dobbiamo fare. Ci sarà una crescita a livello di budget, e l’approccio sarà spendere più soldi prima invece di andare a correggere dopo. Vogliamo portare solidità con giocatori esperti, è un cambio giusto in questo momento. Anche noi abbiamo esigenza e voglia di fare una stagione buona a livello sportivo».

Lorenzo D'Angelo e Fabio Gandini


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