C’è anche Nicholas accanto ai Mastini nel loro momento magico che li ha portati a vincere la Coppa Italia. Il logo del progetto che porta il suo nome, L’Arcobaleno di Nichi, è uno di quelli che campeggia sulla maglia da riscaldamento della squadra. E di sicuro Nichi lassù ha la bandierina giallonera in mano, e ha tifato per i ragazzi che hanno portato il suo nome fino al trionfo atteso 27 anni.
Il piccolo Nicholas è venuto a mancare nel 2018, a soli nove anni, a causa della leucemia. Avrebbe compiuto 14 anni la scorsa settimana, ma il suo nome è comunque vivo, grazie all’impegno della mamma, Elena, che, con il progetto L’Arcobaleno di Nichi, mantiene acceso il ricordo di suo figlio e cerca di aiutare chi si appresta a intraprendere il percorso di cure dalla malattia.
«Il progetto è in collaborazione con la fondazione Giacomo Ascoli - racconta Elena - È un modo per portare avanti la sua vita. Abbiamo parlato con Marco e Angela della fondazione Ascoli, e nel 2019 è stato avviato il progetto».
Il nome del progetto si deve a quel suggestivo arcobaleno che è spuntato in cielo proprio nel giorno del funerale di Nicholas, in cui Elena ci ha visto il volto. Lo stesso Nichi è apparso poi in sogno alla mamma, dicendole di chiamare così questa iniziativa.
Tra le varie attività de L’Arcobaleno di Nichi, la più ambiziosa e in fase di realizzazione è la ristrutturazione del Faro, così come è stato ribattezzato l’immobile abbandonato in Largo Flaiano. «Per i sei anni in cui Nicholas è stato in cura ho trascorso molto tempo con lui a Pavia, lontana dal resto della famiglia. Con questa nuova palazzina faremo degli appartamenti per permettere a chi verrà a curarsi qui di potersi muovere con la famiglia intera». Oltre ad alcuni alloggi, verrà collocata al Faro anche la sede della fondazione Giacomo Ascoli e di altre associazioni.
L’evento di spicco organizzato da Elena è quello che si tiene ogni settembre al Parco Lagozza di Arcisate. Un weekend dedicato a ragazzi e bambini, con numerosi giochi e laboratori. Ma, oltre a questo, aperitivi, bomboniere, cioccolati (con le tavolette realizzate in collaborazione con Buosi), banchetti e stand, per farsi conoscere e diffondere il messaggio.
Un posto dove non è raro incontrare Elena e L’Arcobaleno di Nichi è proprio la Acinque Ice Arena. «Ho conosciuto Carlo Bino un paio di anni fa, e mi fece una promessa. Quando a maggio è diventato presidente dell'HCMV mi ha ricontattata dicendo che non si era dimenticato del mio progetto e che finalmente quella promessa poteva mantenerla. Così hanno messo il logo sulla maglia pre-game insieme a quello di altre due associazioni. Ci danno l’opportunità di far conoscere il messaggio anche nel mondo sportivo».
Il ricavato della vendita del poster dei Mastini è stato donato alla fondazione, e il palaghiaccio, nelle settimane antecedenti al Natale, ha ospitato il banchetto de L’Arcobaleno di Nichi. «Noi sosteniamo la squadra, e loro sostengono noi».
Il gruppo di collaboratori e volontari che si è formato in questi anni è davvero variegato, dai più giovani agli anziani. Sono circa i 150 volontari: «Avere così tanta gente che crede in me, in mio figlio e in quello che ha trasmesso».
«L’associazione è riconosciuta dalle persone e piace molto. Nicholas ha dovuto mettere da parte l’essere bambino per le cure: non poteva fare tutto, non poteva avere contatti e diceva spesso "Cosa ha fatto di male? Sono solo un bambino". Non vogliamo che anche altri bambini possano avere difficoltà».
Per concludere, Elena vuole lasciare un messaggio a chi, come capitato a lei, si ritrova nella situazione di avere un figlio alle prese con la leucemia: «Non posso infondere speranza, ne ho avuta tanta in quei sei anni di malattia. Quello che mi sento di dire è di non pensare al futuro o come andrà, ma di concentrarsi solo sul presente, su quello che si sta vivendo e di cercare di creare cose belle anche in una situazione del genere. È la cosa che Nicholas mi ha insegnato: non ha mai perso il sorriso, ho foto dove sorrideva sempre. Io ho solo la speranza di portare avanti la vita di mio figlio in quest’altra maniera».