Quattordici assist, quattordici, di Milos Teodosic (che non doveva nemmeno giocare). La micidiale verticalità di Jaiteh, Mickey e Camara. Le triple di un Belinelli passato dalla naftalina a una prestazione da NBA. La freschezza di Mannion e Cordinier che praticamente non sbaglia un tiro.
A conti fatti c’è voluta tantissima Virtus, una Virtus da Eurolega, per battare Varese. E questo vale quanto una vittoria per la squadra di Matt Brase.
E, sempre a conti fatti, c’è a nostro parere solo un dato a indicare un predominio netto da parte dei bianconeri: sono i 40 minuti passati davanti nel punteggio. I vice campioni d’Italia non hanno mai rischiato di perdere questa sera, ma escono da Masnago e da questa partita d’altri tempi con il sudore sulla fronte: non è capitato loro molto spesso in questo campionato...
E non è stata solo una questione di quantità, ma anche di qualità: dietro questa vittoria ci sono state tante Bologna. Quella che ha corso anche più di Varese, quasi spaesando i padroni di casa che all’inizio, almeno per un momento, si sono chiesti se non fossero su Scherzi a parte. Quella che non ha abusato del post basso, come Verona, come Venezia, capendo fin dal prepartita che fermare il gioco potesse essere un’ammissione di subordinazione e non una proficua chiave interpretativa: quante volte Teodosic ci ha amazzato dal palleggio e sui giochi a due? E poi quella che comunque non ha disdegnato di giocare a centrocampo nel secondo tempo, cercando tiri mortiferi (citofonare il Beli) fuori dai blocchi.
Nessuna di queste Virtus, però, ha davvero ucciso Varese e la sua idea di pallacanestro: con il suo basket la Openjobmetis ha recuperato dal -21 di inizio terzo quarto, è arrivata a -5 e ad avere una partita nel quarto quarto e – cosa non banale – ha ammaliato di spettacolo il suo pubblico, raramente visto divertirsi così in un match nel quale i suoi beniamini non sono mai stati in vantaggio.
Ferrero e compagni devono tornare a casa consapevoli del loro valore, del fatto che la distanza dall’eccellenza esiste (ovviamente esiste: perché c’era qualcuno che l’ha mai messa in dubbio?), ma non è enorme: è solo, ancora, grande. Un altro passo per colmarla, sempre che sia possibile? Forse aumentare di numero quei momenti in cui una difesa che non può vivere di mezzi fisici riesce a colmare le mancanze strutturali con intensità, intelligenza e posizionamenti adeguati.