Dopo settimane di ipotesi e preoccupazioni (leggi QUI), i residenti di Lissago hanno finalmente potuto incontrare Fausto Cereti, uno dei soci della Varese Sport Academy, la società che ha preso in affitto i terreni della parrocchia per trasformarli in un centro sportivo.
Un progetto che muove i suoi primi passi dalla volontà di ridare al rione dei campi sportivi praticabili per i residenti, un bar sempre aperto e un’area per le feste parrocchiali completamente rinnovata e che si è poi articolato, per sostenersi, nella costruzione di tre campi da paddle, lo sport simile al tennis che ora va tanto di moda.
Un concetto che i residenti hanno apprezzato, abbandonando quasi ogni riserva al riguardo. Resta però un fronte contrario all’opera che proprio non ne vuole sapere. Sono residenti preoccupati che la costruzione dei campi da paddle possa turbare la quiete di un rione che hanno scelto proprio per l’assenza di qualsiasi tipo di disturbo.
L’idea che possa aumentare il traffico, l’inquinamento luminoso per illuminare il centro e anche quello acustico derivante dai campi e dai clienti del nuovo bar, aperto fino alle 22, proprio non va giù a chi nelle sere d’estate vuole tenere le finestre aperte per respirare aria pulita e sentire gli uccellini cantare. «Da una parte siamo molto dispiaciuti che ci siamo ancora delle perplessità sul nostro progetto – spiega Cereda – Dall’altra felici che molti dubbi siano stati chiariti e che molte persone si siano ricredute. Noi restiamo disponibili per affrontare tutti i problemi purché si avanzino anche delle proposte e non solo lamentele».
Trattandosi di un terreno privato e di un intervento previsto in quell’area dal piano di governo del territorio, i lavori per i campi da paddle e la ristrutturazione del bar partiranno comunque prima della fine dell’estate, non appena arriveranno le autorizzazioni da parte dell’amministrazione. Ed è proprio al Comune che Varese 2.0 chiede di fare chiarezza.
«Non è un mistero la posizione del Movimento Civico Varese 2.0 in merito alla questione dei campi di padel a Lissago. Il tema però non è semplicemente "padel si o padel no" - scrivono in una nota - Il tema vero è l'ascolto e la partecipazione delle persone e dei residenti nella definizione di certe decisioni. Perchè bisogna smettere di pensare e di credere che il semplice profitto debba sempre guidare le scelte. Bisogna smettere di pensare che un luogo possa subire trasformazioni radicali, solo perchè, attualmente, quel luogo è lasciato parzialmente, e necessariamente, in disuso. Le soluzioni a terreni ed edifici dismessi non possono sempre essere supermercati o attività imprenditoriali. Possono esserlo, ovviamente, e spesso, sono stati importanti, non intendiamo negarlo. Ma lo sono state là dove c'è stata lungimiranza. La riqualificazione non può essere la cessione al "miglior" offerente, senza una discussione chiara, senza un dialogo costruttivo, senza una visione più ampia su quello che si vuole fare di questa città. Per anni nessuno sapeva cosa fosse il padel e, nell'ultimo, anno si sono ipotizzati in città più campi di padel che parti in ospedale. Un rione in subbuglio, una presidente del Consiglio di Quartiere, Laura Ponzin, di cui siamo orgogliosi, in prima linea a metterci la faccia ormai da settimane, i media che chiedono chiarezza e sollevano domande. Perchè tanta fretta? Noi vogliamo capire e, per farlo, è necessario giocare a carte scoperte».
Ed anche al don, che non ha coinvolto i fedeli nella decisione di affittare i terreni parrocchiali, che Varese 2.0 lancia una frecciatina: «Certo, lo spazio è della Chiesa e ne può legittimamente fare quello che vuole, dirà qualcuno. L'Ecclesìa, nell'antica Grecia, era l’assemblea popolare in cui si discuteva e si deliberava sulle questioni di interesse generale e alla quale partecipavano con diritto di parola e di voto tutti i cittadini nel pieno possesso dei loro diritti. La Chiesa, in ogni luogo, è l'incontro di una comunità. Non sarebbe meglio fermarsi ed ascoltarsi?».
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