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Altri sport | 04 maggio 2024, 07:00

Rugby Varese, tutto in ottanta minuti: «Siamo dei bruchi, diventeremo farfalle»

Dopo una lunga rincorsa in classifica, domani alle 15.30 i biancorossi si giocheranno la permanenza in Serie B contro il Recco al Levi: chi vince si salva, chi perde va ai playout. Ne abbiamo parlato con coach Massimo Mamo, "sacerdote" di un rugby di una volta che ha ritrovato per magia a Giubiano: «Qui si può lavorare con pazienza e qualità, ma c'è anche goliardia e divertimento in campo e fuori. Questi giovani si toglieranno delle grandi soddisfazioni». E sul big match: «Niente pressione, giochiamo come abbiamo fatto fino a oggi»

Massimo Mamo guida del Rugby Varese

Massimo Mamo guida del Rugby Varese

Una stagione in 80 minuti. Dentro o fuori, anche se una “risposta” di riserva ci sarà comunque: in caso di sconfitta ci si potrà appellare ai playout per restare in Serie B.

Domani alle 15.30 al Levi di Giubiano il Rugby Varese sarà al capolinea di una stagione regolare che è stata una rincorsa. Davanti a sé i biancorossi troveranno il Recco, appena riagguantato in una graduatoria che indica 25 punti per entrambe le compagini: chi vince, si salva; chi perde continua "l’agonia".

Una stagione in 80 minuti: a guardare e a capire meglio, però, è così solo in parte. Perché scriviamo del Rugby Varese, una famiglia i cui valori contano ben più dei risultati. E perché il cammino più importante, in realtà, è già avvenuto: è stata la crescita di un gruppo di giovani che oggi se la giocano con tutti, è stato scrivere per loro e per questa società un futuro, comunque vada a finire domani.

La maieutica del Rugby Varese è in mano a coach Massimo Mamo, un’ottima carriera da giocatore anche in massima serie e il “miracolo” Parabiago - portato dalla C alla A - da allenatore. Un “sacerdote” del rugby di una volta, uno tosto, cui piace la lotta ma anche tutto quello che questo sport regala fuori e intorno al campo.

Così sta crescendo il Varese, aiutandolo a ritrovare un’identità che ha sempre fatto la differenza: «Il Rugby Varese è particolare e bisogna entrarci per capire alcune dinamiche e sfaccettature - ci racconta - È una piazza che meriterebbe ben altre posizioni rispetto alla Serie B, una piazza storica nella quale il rugby è ancora vissuto in un certo modo, come piace a me: si lavora duramente ma c’è goliardia, divertimento in campo e fuori dal campo. I ragazzi stanno bene in gruppo e questo è strepitoso. C’è una grande identità che nel tempo si era forse un po’ persa e uno dei miei focus è aiutare a ritrovarla».

Rispetto al qui e ora il coach ha le idee chiare: «Come si affronta un match come quello di domani? Cercando di mettere il meno possibile sotto pressione i giocatori: dovranno entrare in campo e giocare una partita come hanno fatto fino adesso, soprattutto le ultime. Non deve diventare una gara diversa dalle altre, non dobbiamo avere paura di giocare: già il fatto di essere riusciti ad arrivare a pari punti ci deve far restare sereni. Se limiteremo gli errori che stiamo ancora facendo, avremo tutte le armi per portarla a casa. Recco non verrà qui a regalarci nulla, ma dobbiamo restare sereni e tranquilli». 

Il match sarà il “regalo” di una svolta: quando ha capito che per salvarsi doveva solo vincere, il Varese ha iniziato a vincere sul serio: «Intorno ad aprile, l’obiettivo di salvarsi è diventato chiaro - argomenta Mamo - prima era più offuscato. Io la guardo con occhio tecnico: nessuna prestazione è mai stata sconfortante, ho sempre avuto l’impressione che prima o poi le partite le avremmo portate a casa, perché giocavamo alla pari con tutti al di fuori degli squadroni: ora abbiamo aggiunto solo più disciplina e pure la fortuna ci sta un po’ aiutando…».

Il cammino descritto è stato più che normale per una squadra di giovani: «Molti match li perdiamo ancora per inesperienza: ci manca un po’ di vissuto e di malizie che acquisisci solo giocando. Ci vuole tempo, ma questo gruppo è talmente giovane che di tempo ne ha e sono certo che potrà togliersi delle grandi soddisfazioni. D’altronde sono a Varese per questo, perché sono convinto che ci siano ancora grandi margini di miglioramento… Ieri ho letto una frase in cui mi ritrovo molto: è troppo facile stupirsi di una farfalla quando è già in volo, bisogna avere gli occhi per guardarla quando è ancora bruco…».

Per domani Mamo confida anche nella grande spinta del Levi: «Certo che il pubblico può fare la differenza, sarà una marcia in più. E noi stessi tra le mura amiche siamo una squadra diversa rispetto a quella che gioca fuori: migliorare fuori casa sarà l’obiettivo dell’anno prossimo».

Perché ci sarà “un anno prossimo”, questo è sicuro: «Io voglio continuare - conclude l’allenatore biancorosso - ho già parlato di questo in società e anche rifiutato proposte da altrove. Voglio continuare a lavorare qui perché abbiamo incominciato a seminare, stiamo raccogliendo un po’ di frutti e me li vorrei anche godere. A Varese esiste la possibilità di lavorare, come a Parabiago, con qualità e serenità: se vuoi creare delle realtà devi mettere delle fondamenta solide, e per farlo ci vuole tempo. Se non meritassimo la Serie B per il gioco che esprimiamo o per mancanza di una certa voglia di allenarsi sarei il primo ad ammetterlo, invece vedo ben altro: vedo i passi che stiamo facendo in avanti, vedo il fatto che nessuno di questi giocatori prende un soldo (anzi, si pagano la quota…), vedo che ogni domenica vanno ancora loro a segnarsi il campo… Sono cose importanti e da sottolineare. Questi siamo noi, questa è Varese…». 

Fabio Gandini

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