La Varese Nascosta | 23 marzo 2024, 07:44

LA VARESE NASCOSTA. La leggenda di Gallarate, del gallo e della gallina d'oro

Perché la città di Gallarate è chiamata così? Ce lo svela un antico racconto, nel quale si narra della misteriosa comparsa di un animale davvero insolito...

Lo stemma della città di Gallarate in varie rappresentazioni

Lo stemma della città di Gallarate in varie rappresentazioni

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi vediamo un po' di informazioni sull'origine del simbolo di Gallarate: la Varese Nascosta oggi ci riporta la leggenda di Gallarate e della gallina d'oro, da cui nacque il nome della città.

In un borgo situato un poco più a sud delle nostre montagne, periodicamente, faceva la sua comparsa un gallo magnifico, circondato da un'aura di luce abbagliante, che lo faceva parere d'oro. Purtroppo, ogni volta che appariva accadeva una qualche disgrazia. Gli abitanti della zona cominciavano ad averne paura. Fu così, che prima uno, poi un altro, si diffuse la voce che il gallo veniva a cercare la sua compagna, una gallina d'oro come lui, che qualcuno aveva rubato e nascosto. Vennero rovistate tutte le case, perlustrati i dintorni, abbattuti vecchi tuguri: niente. Della gallina nessuna traccia.

Alla fine, si fece avanti un giovane orafo che si disse disposto a realizzare una gallina tutta d'oro. Una volta pronta, la sistemarono su un palco, nella piazza dell'antico borgo. Il gallo arrivò e si accovacciò proprio vicino a lei. La gallina prese a muoversi come fosse vera e seguiva il gallo nei suoi voli, per poi tornare a posarsi sul palco, che era diventata la loro casa. Il borgo cominciò a prosperare: il terreno da asciutto e sterile divenne fertile, le casupole aumentarono, e anche chi arriva dai dintorni per vedere il gallo e la gallina, se ne tornava a casa carico di ogni ben di Dio.

Il gallo e la gallina risplendevano come il sole, correvano sulla terra e volavano per il cielo, pieni di vivacità. Ogni anno la gallina faceva una dozzina di uova d'oro, che covava con tanto amore, e il gallo le procurava il cibo e la colmava di attenzioni. Nessuno vide però mai i pulcini. Sparivano appena nati. Restavano solo i gusci d'oro, che venivano spartiti tra gli abitanti del luogo.

Poco a poco, la gente cominciò a venerare il Gallo e mancò poco che non gli costruisse un tempio. Ma un brutto giorno, la gallina sparì. Il gallo d'oro non svegliò più gli abitanti con il suo canto e tutto pareva spegnersi, perfino i fiori non avevano più colore. Passavano le stagioni e il gallo era sempre più triste. Finchè un giorno sparì anche lui.

A volte qualcuno raccontava di aver visto la gallina d'oro in un paese vicino. Ne seguivano scazzottate anche violente con gli abitanti del paese rivale, ma la gallina non venne mai più ritrovata.

Un saggio suggerì che per scongiurare altri guai, si doveva dare al borgo il nome del gallo e mettere la sua immagine sullo stemma, insieme a quella della sua compagna. Così alla cittadina venne imposto il nome di Gallarate. E le disgrazie finirono.

da La Varese Nascosta

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