Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.
Oggi visitiamo i giardini di Villa Toeplitz e ripercorriamo la loro genesi, dovuta alla sensibilità e alla caparbietà di una donna: Edvige Toeplitz.
Sant'Ambrogio vanta la presenza di numerose ville d'epoca liberty, con torrette, palmizi e ferri battuti floreali, segno della stagione turistica d'inizio secolo e del primo dopoguerra: molti signori di Milano infatti sceglievano la zona tranquilla e salubre del Varesotto per trascorrervi i mesi estivi.
Di grande suggestione è Villa Toeplitz, costruita in stile eclettico sul finire dell'800 per conto della famiglia del fondatore dell'appena fondata Banca Commerciale Italiana.
La villa, costruita sulla collina a levante del paese, è in posizione dominante verso l'Orsa, il Bisbino, Brunate, la piana di Induno, il Comasco e verso la zona a mezzodì del Rione.
Oltre alla terrazza panoramica affacciata sulla valle dell'Olona, è da notare la torretta con specola per le osservazioni astronomiche. Lo splendido parco, realizzato nel 1927, è percorso da un sofisticato gioco di prospettive e sentieri e disseminato di notevoli fontane in pietra.
Il gusto di Donna Edvige nel racconto di Mario Lodi
Lo splendore della villa troverebbe origine nella determinazione e nel gusto di donna Edvige Toeplitz, ispiratrice del meraviglioso giardino e collaboratrice intelligente del marito, Giuseppe Toeplitz, che verso la fine della prima guerra mondiale, acquistata la villa a cui diede il proprio nome, ampliava i terreni della proprietà fino ad avere lo spazio sufficiente alla realizzazione di uno dei suoi sogni.
Un lato del terreno fu trasformato in frutteto, con una coltura completa di ogni qualità di pere e mele ad alto fusto. Nel medesimo tempo, l'interno della villa subiva notevoli modifiche, mentre nella zona più alta del parco veniva edificata la bella Cappella. La realizzazione dello splendido parco fu affidata a un famoso giardiniere francese, a patto tuttavia che si attenesse alle precise indicazioni di donna Edvige, ispirate alle meraviglie osservate durante i suoi avventurosi viaggi in Asia.
Ad esempio, il disegno del giardino riconduce chiaramente a Shalimar-Bag e Nisha-Bag, le due più belle realizzazioni dell'imperatore mongolo Babar (detto proprio "Padre dei Giardini"), da cui donna Edvige rimase profondamente affascinata durante il suo viaggio nel Kashmir.
La villa ed il suo parco diventarono presto centro di raffinata vita culturale ed artistica: intorno a donna Edvige si raccoglievano musicisti, compositori, cantanti, attori e attrici.
I Toeplitz, profondamente religiosi, vollero anche la costruzione di una Cappella, per la quale fu chiamata dalla Polonia la signorina Goraska, architetto, che diede vita a un piccolo capolavoro.
Degli affreschi si occupò il celebre pittore polacco Rosen, lo stesso che, su invito di Papa Pio XI, eseguì nella Cappella privata del Pontefice a Castelgandolfo gli affreschi della difesa di Czestochowa, raffigurandovi la famosa Madonna Nera. Lo stesso Rosen ha affrescato anche la cappella di famiglia al cimitero di Sant'Ambrogio dove è raffigurata l'immagine del Cardinale di Milano S.E. Idelfonso Schuster.
Ma le sorprese, in questo giardino della felicità sono quasi inesauribili. Donna Edvige, che si interessava anche di astronomia, fece costruire anche un piccolo Osservatorio, perfettamente attrezzato, valendosi della collaborazione del prof. Bianchi, direttore dell' Osservatorio di Brera e creatore dell' Osservatorio di Merate e del Planetario di Milano.
Con la morte di Giuseppe Toeplitz, il complesso fu ereditato dalla moglie e dal figlio Ludovico che, dopo la seconda guerra mondiale, lo vendettero ai fratelli Mocchetti di Legnano.
Nel lasciare la villa, dopo la scomparsa del marito, donna Edvige cedette sì il telescopio ma lasciò intatta la cupola mobile. La proprietà passò infine, nel 1972, al Comune di Varese, che volle aprire il parco al pubblico e destinare l'edificio ad una funzione scolastica. Attualmente la villa è sede dell'Università dell'Insubria di Varese.