Non siamo cani al guinzaglio di nessuno, non rispondiamo presente solo quando fa comodo, non accettiamo di essere "convocati" al momento del bisogno ed esclusi quando possiamo essere scomodi o, semplicemente, per punizione e antipatia. Domani mattina nella sede allo stadio del Città di Varese, dove il presidente Stefano Amirante ha radunato i giornalisti alle 10, VareseNoi non ci sarà, pur dando conto ai tifosi delle decisioni che verranno comunicate. Ecco per quali motivi.
1) Troppo comodo negare interviste in settimana ai giornali e ai giornalisti che non vanno a genio, cioè VareseNoi, e poi pretendere che arrivino sull'attenti ad ascoltare il verbo presidenziale quando è più utile o conveniente (a loro). La libertà non è una merce una tantum: o siamo liberi di fare il nostro lavoro ogni giorno della settimana, o non scendiamo a compromessi, arrivando scodinzolanti al richiamo di chi comanda soltanto quando aggrada a lorsignori. Rispondiamo alla base e al cuore, non al vertice.
2) Il nostro giornale non sarà la foglia di fico di qualche acquisto di mercato annunciato domattina atta a coprire o giustificare il fallimento sportivo delle ultime due stagioni e mezzo in serie D, metà delle quali passate nei bassifondi, né il comportamento attuato dalla dirigenza del Città di Varese verso alcuni giocatori simbolo, messi a correre sulla linea laterale del campo senza pensare a dover dare alcuna motivazione alla piazza, nemmeno fossimo al Borgorosso Football Club. Troppo facile scegliere il nuovo dopo aver fatto piazza pulita del vecchio. Prima di pensare a voltare pagina, occorre ben altro.
3) Non abbiamo più alcuna fiducia nell'operato di questa dirigenza ed è inutile essere ipocriti presentandoci a raccogliere monologhi a senso unico di qualche ora, come accaduto in passato: il giorno in cui verrà pronunciata la parola "scusa" davanti alla tifoseria, alla città, a Donato Disabato e Francesco Mapelli, e a tutti coloro che se ne sono andati da questo club sentendosi traditi, prendendo atto dell'insuccesso sportivo e umano delle proprie decisioni, possibilmente con una doverosa uscita di scena, torneremo a rispondere alle convocazioni della dirigenza. Siamo dunque noi a entrare in silenzio stampa con lei, signor presidente Amirante.
4) Si può essere d'accordo oppure no con la nostra decisione, ma è una decisione e, come tale, abbiamo deciso di argomentarla immediatamente, non con mesi o settimane di ritardo. Crediamo che l'assenza, o il passo indietro, a volte sia più forte e necessaria della presenza. Soprattutto se giustificata da quello in cui crediamo e che ci muove: l'amore per il Varese. Se stiamo sbagliando, lo avremo fatto mossi solo da questo.
5) Cari amici lettori, un'ultima cosa: ci siamo tolti un peso sapendo di non dover entrare domani in quella sede, di non dover sentire parole o incrociare sguardi in cui non crediamo, dopo aver sofferto non per quello che hanno fatto passare a noi, ma alle persone che in campo e fuori vogliono bene solo al Varese. Il vero Varese.