Inizia a porte chiuse, nella riunione dei capigruppo, la partita più delicata della serata: quella sul “gioco degli emendamenti”. Da una parte le minoranze tentano la strada del compromesso, con un Franco Formato (Lombardia Ideale) che esce dalla stanza provato, quasi svuotato, dopo aver tentato in ogni modo di «trovare la quadra» che in tanti auspicano. La proposta era semplice e ragionevole: individuare alcuni temi chiave condivisi, sintetizzarli in un emendamento unitario e portarli in Aula in modo ordinato. Ma la Lega, più che tendere una mano alla propria coalizione, sceglie di alzare un muro. Una barriera politica, tattica e simbolica.
Così si entra in consiglio comunale con il sangue che ribolle e i nervi tesi, perché più che cercare un punto di caduta la Lega sembra voler piantare i piedi e lasciare che siano gli altri a sbatterci contro. Davide Galimberti, però, non si tira indietro. Se l’opposizione vuole giocare, il sindaco scende in campo, e la seduta che si apre con l’emendamento numero 86 — ovviamente firmato dall’alfiere leghista Stefano Angei — diventa immediatamente l’occasione per una stoccata.
«Un gruppo serio che crede davvero nei suoi 2.000 emendamenti non lascia solo il povero consigliere Angei a discuterli tutti. È uno dei momenti più bassi della storia del consiglio comunale di Varese», attacca Galimberti. È il primo colpo di un duello che, anche stasera, durerà cinque ore, scandito da un ritmo che alterna ostruzionismo puro, ironie sferzanti e una pazienza istituzionale messa a durissima prova.
















