Ioannis Kastritis può sbagliare, come tutti noi esseri umani, ma è ben lontano dall’essere un visionario.
Dopo un appunto (l’altra sera post Venezia), un riconoscimento: la sua Varese sta migliorando, ha ragione ad affermarlo, ha ragione a crederci, ha ragione a dare delle chance alla sua squadra. Siamo ancora ben lontani da una dimensione collettiva che possa regalare tranquillità, piena affidabilità, alte performance, certo, ma anche dall’improvvisazione e dalla totale inadeguatezza vissute nei momenti più neri delle scorse stagioni.
Il match di stasera è lì a dimostrarlo. Non porti la Virtus a sudare così, addirittura ad adeguarsi a te, se non puoi godere almeno di una nascente sostanza. Non metti insieme, contro un attacco potenzialmente atomico, i due quarti difensivi migliori sin qui della stagione, se il credo del sacrificio e della disciplina non si è almeno un poco traslato nei cuori e nelle menti.
E non batti la Virtus a rimbalzo (pur perdendo per strada quello decisivo) se non metti voglia e pezze ai tuoi difetti.
Quintetto alto e quintetto piccolo che sia: a volte il basket non è solo sigle.
Se poi vogliamo entrarci anche oggi, allora, nella questione, è necessario dire che con i cinque che comprendono Nkamhoua e Renfro insieme la Virtus avrà segnato sì e no 15 punti sugli 83 messi a fattura, dimostrando ancora una volta la validità dei due lunghi messi vicini. La bontà difensiva. Perché dall’altra parte del campo c’è il risvolto della medaglia…
L’americano e il finlandese non hanno ancora imparato a giocare offensivamente insieme. Per alcuni, addirittura, non impareranno mai a farlo. Noi non ne siamo così sicuri, ma è evidente che per ora gli attacchi che li comprendono sono fermi, improduttivi, legati troppo alle invenzioni - che talvolta ancora latitano - degli esterni, perdondo in balistica se c’è anche Moore (che non tira da fuori, al pari di Renfro), così come perdendo - tout court - palloni (oggi 23, davvero troppi, davvero decisivi).
Che fare? Continuare a lavorare, in primis, perché dai due non si può prescindere in assoluto: non è, non può essere, un quattro che gioca cinque la soluzione. E continuare a lavorare perché i dettagli continuano a mancare: manca la resistenza, sia mentale che fisica, quella che serve nei finali; e manca l’attenzione, perché non si può uscire dal timeout e prendere 8 punti, come accaduto oggi.
Certe cose le paghi, sempre.
E poi bisogna scegliere bene sul mercato, proseguire nel correggere questa squadra che ha qualcosa dentro ma questo qualcosa non riesce ancora a bastare. Lo dice la classifica, al di là del calendario difficile
Correggere bene, con un nuovo esterno e un nuovo lungo. Si capisce…














