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Basket | 04 novembre 2025, 23:10

C’erano una volta un greco, un finlandese e un americano…

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Varese migliora, fa sudare la Virtus, dà senso alla fiducia di un allenatore che talvolta (come tutti) sbaglia ma ha una squadra ben lontana dalla totale inadeguatezza vissuta nei momenti più neri delle scorse stagioni. Siamo però ancora lontani anche da una dimensione collettiva che possa regalare tranquillità e affidabilità: troppi gli errori, troppo bassa la resistenza - sia fisica che mentale - nei finali, troppo poco curati i dettagli. E poi il mercato, da non sbagliare...

Kastritis e Nkamhoua (foto Averna)

Kastritis e Nkamhoua (foto Averna)

Ioannis Kastritis può sbagliare, come tutti noi esseri umani, ma è ben lontano dall’essere un visionario.

Dopo un appunto (l’altra sera post Venezia), un riconoscimento: la sua Varese sta migliorando, ha ragione ad affermarlo, ha ragione a crederci, ha ragione a dare delle chance alla sua squadra. Siamo ancora ben lontani da una dimensione collettiva che possa regalare tranquillità, piena affidabilità, alte performance, certo, ma anche dall’improvvisazione e dalla totale inadeguatezza vissute nei momenti più neri delle scorse stagioni.

Il match di stasera è lì a dimostrarlo. Non porti la Virtus a sudare così, addirittura ad adeguarsi a te, se non puoi godere almeno di una nascente sostanza. Non metti insieme, contro un attacco potenzialmente atomico, i due quarti difensivi migliori sin qui della stagione, se il credo del sacrificio e della disciplina non si è almeno un poco traslato nei cuori e nelle menti.

E non batti la Virtus a rimbalzo (pur perdendo per strada quello decisivo) se non metti voglia e pezze ai tuoi difetti.

Quintetto alto e quintetto piccolo che sia: a volte il basket non è solo sigle.

Se poi vogliamo entrarci anche oggi, allora, nella questione, è necessario dire che con i cinque che comprendono Nkamhoua e Renfro insieme la Virtus avrà segnato sì e no 15 punti sugli 83 messi a fattura, dimostrando ancora una volta la validità dei due lunghi messi vicini. La bontà difensiva. Perché dall’altra parte del campo c’è il risvolto della medaglia…

L’americano e il finlandese non hanno ancora imparato a giocare offensivamente insieme. Per alcuni, addirittura, non impareranno mai a farlo. Noi non ne siamo così sicuri, ma è evidente che per ora gli attacchi che li comprendono sono fermi, improduttivi, legati troppo alle invenzioni - che talvolta ancora latitano - degli esterni, perdondo in balistica se c’è anche Moore (che non tira da fuori, al pari di Renfro), così come perdendo - tout court - palloni (oggi 23, davvero troppi, davvero decisivi).

Che fare? Continuare a lavorare, in primis, perché dai due non si può prescindere in assoluto: non è, non può essere, un quattro che gioca cinque la soluzione. E continuare a lavorare perché i dettagli continuano a mancare: manca la resistenza, sia mentale che fisica, quella che serve nei finali; e manca l’attenzione, perché non si può uscire dal timeout e prendere 8 punti, come accaduto oggi.

Certe cose le paghi, sempre.

E poi bisogna scegliere bene sul mercato, proseguire nel correggere questa squadra che ha qualcosa dentro ma questo qualcosa non riesce ancora a bastare. Lo dice la classifica, al di là del calendario difficile

Correggere bene, con un nuovo esterno e un nuovo lungo. Si capisce…

Fabio Gandini


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