Tra le montagne russe del precampionato della Openjobmetis, si va alla ricerca delle note liete dopo il -54 incassato da Tortona nell’ultima amichevole (leggi QUI). Tra queste, di sicuro l’impatto che Olivier Nkamhoua ha avuto sul parquet: reduce dalla cavalcata con la maglia della nazionale finlandese a Eurobasket, chiuso al quarto posto, si è messo subito a disposizione di coach Kastritis, mettendo in mostra da subito un ottimo stato di forma.
Nkamhoua è stato presentato ufficialmente alla stampa nel pomeriggio di oggi. Il tutto si è svolto presso gli stabili del Birrificio Poretti di Induno Olona, ultimo sponsor entrato a far parte della famiglia Pallacanestro Varese (leggi QUI).
«Una partnership motivo di grande orgoglio - afferma Serena Savoca, marketing & corporate affairs director del Birrificio Poretti - Noi e Pallacanestro Varese siamo accomunati da radici profonde sul territorio».
«Siamo contanti di questa nuova sponsorship con Birrificio Poretti, un marchio importante in Italia con cui condividiamo tante cose - ha aperto Maks Horowitz, general manager di Pallacanestro Varese - Siamo emozionati anche di presentarvi Olivier: è arrivato tra noi una settimana fa, e fin dal torneo in Grecia è stato chiaro l’impatto che può avere. Ha avuto una recente esperienza importante a Eurobasket».
Parola poi a Olivier Nkamhoua: «Sono contento di essere a Varese. Venire qua è stata una scelta per cui ho tenuto conto della tradizione che ha la società e l’importanza del rapporto con tifosi e comunità. Sono giovane e ho pensato di poter fare questa esperienza per migliorarmi dal punto di vista individuale. Sono contento che tra poco si inizia, daremo il 100% di noi stessi».
Su come è maturata la sua decisione di firmare con in biancorossi: «In estate ho parlato con i general manager, con il coach e con persone che reputo importanti per la mia vita e la mia carriera, tra cui Teemu Rannikko che mi ha raccontato un po’ della città».
Inevitabile una battuta sulla prestazione di mercoledì della squadra: «Non è stata una prestazione accettabile la nostra. Eravamo reduci da buone prestazioni in Grecia, e il fatto che non eravamo al completo non è una giustificazione. Ci servirà per guardarci in faccia e per trovare una spianta maggiore e diversa. Siamo tutti ottimi giocatori, dobbiamo solo lavorare per capire come stare insieme».
«Sono un 4, perché le mie doti si esaltano in quella posizione - interrogato su quale sia il suo ruolo in campo - ma ovviamente mi reputo versatile. La cosa più importante è vincere le partite e per farlo posso giocare anche da 5 o eventualmente da 3: se mi marca un piccolo posso andare in post basso o se mi marca uno più lungo posso attaccarlo, avendo anche un discreto tiro da fuori. In diffesa posso cambiare sia sui lunghi sia sui piccoli».
«Non ho mai giocato per coach Kastritis, quindi ci sono delle situazioni nuove che dovrò imparare. Tutti i giocatori sono contenti delle indicazioni, anche perché possiamo avere gli schemi più belli e più nuovi, ma se la squadra non gioca insieme è tutto inutile. È quello che cerchiamo di fare».
Sulla sua esperienza estiva a Eurobasket: «È stata incredibile. La prima cosa di cui ti rendi conto è che ci sono le categorie anche nella pallacanestro, e di quanto queste siano distanti l’una dall’altra. La grossa esperienza che viene dal giocare contro quelle nazionali è imparare a leggere la partita, all’interno della quale ci sono alti e bassi. Bisogna avere pazienze e, a livello individuale, valutare le situazioni, cercando di essere utile anche quando non fai canestro. Una delle cose più importanti che mi sono rimaste sono il marcare Jokic e Antetokounmpo, e lì ti rendi conto di cosa sono. Quando sono stati draftati erano completamente differenti, e questo ti insegna che, anche se sei una delle prime scelte, puoi sempre migliorare lavorando».
«Ho cominciato a giocare a calcio quando ero giovane, ma non ero abbastanza bravo - racconta il finlandese - Mio papà aveva giocato a basket, tramite il quale ha conosciuto mia madre. A 12 anni ho cominciato a giocare a pallacanestro, anche se non è lo sport più praticato in Finlandia, dove ora però abbiamo una cultura cestistica che sta crescendo, come dimostra la semifinale raggiunta agli Europei. Mi sono subito trovato bene stando in campo e avevo la sensazione di poter migliorare. Il mio, per i miei connazionali, è un tipo di percorso particolare. L’NBA? Ovviamente è un sogno, ma ora sono felice qui».
Su offerte da parte di squadre europee che eventualmente potranno arrivare nel corso della stagione, Horowitz risponde: «Per quanto riguarda un’eventuale offerta, noi siamo focalizzati su questa stagione. Quello che noi possiamo offrire sono i mezzi per crescere e cercare di mettere insieme una squadra il più forte possibile. È l’unica cosa su cui ci stiamo focalizzando».
Sulle fasi del gioco in cui crede di poter migliorare: «Tecnicamente, tutti i giorni lavoro sui fondamentali, è una cosa abbastanza normale che ormai fanno tutti. Quello che è più importante è la lettura delle situazioni in campo, capire quando devo tirare piuttosto che lavorare per i compagni. Così come in difesa… Nasce tutto dalla comprensione del gioco e dall’attitudine mentale».
















