«Non è il mio primo gol a valere il prezzo del biglietto come qualcuno dice, ma la punizione di Zazzi... Sono colpi che lui ha. Volevamo a tutti costi questa vittoria, più che il mio gol»: sono le parole di Ferdinando Vitofrancesco, capitano "vero" del Varese anche fuori dal campo, tanto umile e generoso quanto caparbio, nell'intervista doppia di Roberto Vedani ai due protagonisti del successo biancorosso sulla Sanremese dopo una gara giocata con l'uomo in meno per gli ultimi 35 minuti (clicca e leggi QUI).
Perché si gioca meglio in 10 contro 11? «Secondo me, se mi posso permettere e con tutto il rispetto degli avversari - dice con la consueta onestà Vitofrancesco - forse è stato un loro demerito non fare girare di più la palla cercando di far valere l'uomo in più. Abbiamo ripulito i palloni e con la nostra qualità siamo riusciti a dare fastidio».
«Vito mi ha lasciato tirare, me lo sentivo... - dice Zazzi - e quindi lo ringrazio. La forza di questa squadra è il gruppo e si è visto». Si chiede a Zazzi delle scelte di Cotta: «Bravo lui che ha azzeccato i cambi e ha tenuto i due attaccanti in campo anche quando eravamo in dieci».
Le paste in spogliatoio ci saranno per tanto tempo, dice Vitofrancesco, che si presenta con un dolce tipico foggiano preparato dalla sua famiglia e dedica il gol al papà che era in tribuna, mentre Zazzi pensa a papà e mamma che lo seguono sempre e alla sua ragazza: «Le paste le portiamo io, Vito e anche Bernacchi (espulso, ndr)...» aggiunge l'autore del gol decisivo. Perché così si fa in un gruppo vero: unito, sempre.
Il tecnico Corrado Cotta per prima cosa fa gli auguri di una serena Pasqua: «La mia e quella della squadra sarà serena, spero anche quella di tutti gli sportivi. Non so se qui gioca il Real Madrid...» dice mettendo un po' di pepe e reagendo con ironia a qualche urlaccio dalla tribuna.
Il tecnico fa i complimenti alla Sanremese («L'ho vista bene») e poi sui suoi dice: «Zazzi ha nelle corde quei colpi, questa vittoria è il giusto premio di una partita fatta con tanta fatica e sacrificio. Ho la fortuna di avere questi ragazzi e questo gruppo che regalano sempre qualcosa di inaspettato anche a chi li conosce perché "coltivano" un'unione che va oltre tutto. L'espulsione può averci dato un po' più di coraggio: il grande maestro Liedholm non diceva che si gioca meglio in dieci?».