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Busto Arsizio | 28 marzo 2024, 13:00

VIDEO. I nervi scoperti della giustizia italiana (test psicoattitudinali compresi). E i bustocchi accorrono

Ieri in tribunale a Busto Arsizio, animato botta e risposta tra il direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Travaglio e il redattore de “Il Giornale” Stefano Zurlo nella serata sui “Dialoghi con la magistratura”

VIDEO. I nervi scoperti della giustizia italiana (test psicoattitudinali compresi). E i bustocchi accorrono

Quali riforme sono oggi prioritarie per l’Italia? Per il 66% degli italiani la riforma del fisco, per il 61 la giustizia con la riduzione dei tempi della giustizia civile, il 56 la pubblica amministrazione, il 38 la riforma elettorale, il 30 quella istituzionale e per il 19% l’autonomia differenziata. Da qui si è aperto ieri in tribunale a Busto Arsizio il faccia a faccia tra i due giornalisti, il direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Travaglio e il redattore de “Il Giornale” Stefano Zurlo nella serata dedicata ai “Dialoghi con la magistratura – Prospettive della giustizia”. Presenti anche gli assessori Maurizio Artusa e Salvatore Loschiavo.

Un botta e risposta che è andato a toccare i nervi scoperti della giustizia italiana: la riforma della giustizia di Nordio con l’interrogatorio preventivo e il giudice collegiale, la depenalizzazione, la proporzionalità della pena, comunicazione e giustizia, la separazione delle carriere e l’introduzione dei test psico-attitudinali.

Obiettivo della serata, avvicinare i cittadini alla magistratura. Lo ha spiegato il presidente del tribunale di Busto Arsizio, Miro Santangelo: «L’aula magna piena è sintomo che nella magistratura è forte l’esigenza di farsi capire e ascoltare dalla gente: far capire alla gente i problemi del nostro lavoro, parlare delle regole che ci governano. La magistratura è un servizio, deve scendere dal piedistallo e cercare una condivisione con l’utenza. La magistratura non ha mai fatto politica, non c’è mai stata la volontà di manipolare la politica. Il problema sono le riforme scritte senza una seria valutazione dell’impatto ambientale. Se miniamo la credibilità della magistratura, facciamo un danno alla collettività. Credo che la magistratura sia un’istituzione di garanzia».

Sull’importanza di un linguaggio accessibile ai cittadini che hanno un’opinione bassissima della magistratura, ha parlato anche il procuratore di Busto Arsizio Carlo Nocerino: «È ora che parliamo con un linguaggio più efficace per avvicinare l’opinione pubblica». Lo ha ribadito anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati di Busto Arsizio Massimo De Filippo, moderatore dell’incontro. «La giustizia è un affare complesso con un linguaggio tecnico. C’è un gap comunicativo con i cittadini: occorre creare un ponte comunicativo con i cittadini che superi il tecnicismo».

Non ha usato mezzi termini per parlare della giustizia Travaglio: «La giustizia non credo sia un’azienda, non può essere giudicata secondo statistiche numeriche. C’è troppa sproporzionalità tra reato e pena. Paradossi nelle aule di giustizia: evadere la tassa di successione non è reato, per il furto al supermercato di un paio di pantofole la reclusione va dai 3 ai 10 anni. I magistrati sono stati linciati per le sentenze che emettevano, per i processi, per i rari meriti, non i diffusi demeriti». Ha incalzato Zurlo: «La magistratura ha molti meriti: è stata attaccata perché attaccava i potenti. L’idea di gestirla come un’azienda è impropria, ma è altrettanto evidente che occorre correggere le storture, ritardi abissali, i processi che vent’anni fa costituivano articoli continui sui giornali».

Anche sulla riforma di Nordio, Travaglio ha affondato: «La giustizia funzionerebbe meglio se si cancellassero le riforme degli ultimi trent’anni. La finalità delle riforme è allungare i tempi della giustizia, facendo finta di abbreviarli. Questa riforma di Nordio provocherà una paralisi totale della giustizia. Come la riforma Cartabia: astrattezza lunare. Continuano a introdurre reati, ora anche il reato nautico». «Certo, ogni governo introduce reati – ha ribattuto Zurlo – È un problema che riguarda tutti i governi. Depenalizzazione? Sono per la super-abolizione dell’abuso d’ufficio: ci sono decine di indagini per questo reato, ma il 96% arriva all’assoluzione. Il problema di fondo non è, come dice Travaglio, un’associazione a delinquere: il problema è la confusione del sistema. Mi spaventa l’irrazionalità del sistema».

E per la proporzionalità della pena? «La politica ha un compito drammatico: uniformare il sistema è impossibile. Un obiettivo: disboscare le norme». Travaglio snocciola i processi di Torino: alla Fiat, Juventus… Evidenzia la disparità del trattamento sanzionatorio: «Le riforme degli ultimi trent’anni hanno trasformato quisquiglie in reati gravi e viceversa». E il tema delicato comunicazione-giustizia?

«Se ci si propone di evitare la gogna, la si aumenta. Ai giornali dei processi fuori dalla ristretta cerchia dei vip non frega assolutamente niente. Il 99 per cento dell’attività giudiziaria non finisce sui giornali - osserva - I processi che vanno sui giornali sono quelli delle persone potenti e nobili che non vogliono naturalmente pagare le conseguenze di quello che hanno fatto, detto, che viene fuori sul loro conto. Finché si poteva pubblicare almeno “per estratto” l’ordinanza della custodia cautelare si poteva verificare se l’accusa fosse folle o coerente e si potevano riportare le parole delle persone intercettate. Adesso ogni giornalista di ogni medium dovrà parafrasare con parole sue quello che legge nell’ordinanza, con il conseguente rischio della veridicità dell’informazione. Noi saremo subissati sempre più di querele per avere fatto una cosa che la legge ci impone di fare: parafrasare una frase che magari è chiara, ma non possiamo virgolettare perché dobbiamo parafrasare. Una follia totale che produce un’eterogenesi dei fini, ma la finalità di questa riforma è creare casino».

Zurlo sul tema comunicazione-giustizia cita il caso risolto a Busto e non a Milano, quelle delle “bestie di satana”. Mentre sul discorso dei test psico-attitudinale è d’accordo. «Il problema è chi li fa. Sono una bandiera del Centro-destra? Può darsi, ma consideriamo tanti casi, come quella del giudice-poeta e tanti altri. Servono». Il pubblico non approva: chiede se forse non possano servire anche per altre categorie di lavoratori, in primis i parlamentari.

Travaglio pone il problema di chi nomina gli esaminatori e delle griglie di valutazione. Legge alcune delle 567 domande assurde proposte dal Minnesota test. E per la separazione delle carriere? Travaglio: «Non ne vedo l’ora – ironizza – Non si rendono conto di cosa capiterà. I politici vorranno sempre l’ultima parola». Zurlo: «Occorre metterla, ma non si farà. Il governo farà una mossa, ma poi si arenerà».

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Laura Vignati

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