Il karate, lo studio e l’assaggio del mondo del lavoro attraverso l’alternanza all’Istituto clinico San Carlo di Busto Arsizio. Senza dimenticare la bellezza dell’amicizia e di quei momenti spensierati che bisogna gustare a 17 anni.
Tutto insieme, si può. Di Roberta Dominici abbiamo l’occasione di parlare spesso per i suoi successi sportivi (LEGGI QUI), con il tifo di un territorio che parte da Solbiate e la Valle e abbraccia Busto. Ma è bello fermarsi ad ascoltarla mentre sta facendo la sua prima esperienza lavorativa. «Lo sport mi ha trasmesso la disciplina, come qui al lavoro mi hanno trasmesso la pazienza e l'educazione». Ecco, c'è un filo che unisce e Roberta lo porge con la sua solida dolcezza: «Anche nel karate bisogna essere educati, con il coach, con l'avversario, con il coach dell'avversario».
Una giornata normale
Roberta ha una solarità particolare, quella che viene anche dall’umiltà. Riesce a mettere insieme tutti questi tasselli, grazie al supporto di papà Massimiliano e ai valori che mamma Elena Mendicino le ha trasmesso.
Amore e organizzazione: sembrano due concetti così distanti, eppure la sua esperienza conferma che camminando insieme conducono lontano, o meglio alla meta del proprio cuore. Una storia, la sua, di quelle che possono spronare i giovani a conciliare lo sport con la scuola e il lavoro: non è solo possibile, bensì una via di crescita. E sussurra anche agli adulti di non trincerarsi dietro alle dichiarazioni su agende possibili.
Roberta ci parla accanto alla dottoressa Sara Tosi, amministratore delegato del San Carlo, centro che accoglie tanti studenti nell’alternanza scuola lavoro. La realtà di via Castelfidardo - dove la madre di Roberta non solo ha lavorato ma ha dato un’impronta fondamentale di umanità nella professionalità, un ricordo che resterà indelebile - le ha spalancato le porte con gioia.
Come sono le giornate di questa giovane dell'Asd Skorpion Karate? Partiamo da quelle prima dell'esperienza lavorativa a Busto. «La mattina mi alzo non troppo presto, verso le 6.30 – spiega con il suo sorriso – da Solbiate papà mi accompagna all’Ite Tosi, frequento la terza indirizzo Rim. Vado a scuola quasi tutti i giorni dalle 8 alle 14 a parte dalle 8 alle 17 una volta la settimana. Non facciamo lezione il sabato. Quando torno a casa, mangio e studio tutto il tempo che riesco, perché dipende sempre da quando inizio l’attività sportiva. Quindi mi alleno… poi torno a casa, mangio, doccia e… letto».
L’allenamento solitamente richiede un’ora e mezza o due, principalmente la sera. Se invece è a casa, la mattina, così poi ha una giornata libera. Che cosa fa Roberta? «Mi porto avanti con lo studio il più possibile, esco con gli amici, se riesco dormo».
Poi sulla sua vita si è affacciata l’alternanza scuola-lavoro (per due settimane) e la certezza resta quella sveglia che suona alle 6.30. Il suo riferimento è Katia, tutor: «Ogni mattina faccio qualcosa di diverso. Mi hanno insegnato a fare tanti fondi assicurativi o a mettere a posto i certificati medici. Non si sta mai fermi».
Questa formula con i ragazzi è cara al San Carlo, che la pratica con diverse scuole. «Ne abbiamo tantissimi di questi accordi nel territorio e ne cerchiamo sempre di nuovi – spiega Sara Tosi – perché abbiamo sempre attività amministrative da illustrare e facciamo testare l’ambiente di lavoro». Dall’Ite Tosi sono arrivati ottimi alunni e con Roberta c’è un legame speciale.
«C’è molta gente che entra qui, ho visto le collaboratrici sul pezzo – osserva la ragazza – e c’è sempre qualcosa da fare». C’è un altro filo che Roberta afferra e lega alla sua vita sportiva: «Il karate insegna la marzialità. Durante una vittoria e una sconfitta è molto difficile mantenere la calma. Posso correlarlo a questo lavoro, perché quando arriva un paziente con esigenze particolari, bisogna essere molto educati e mantenere la calma. Al centralino soprattutto, ammiro come le ragazze gestiscono le situazioni».
È un’impronta di sua madre e Roberta lo sa: ce lo dice anche con gli occhi. Gliel’ha insegnato poi papà Massimiliano, carabiniere oltre che sportivo impegnato con la sua palestra. Bisogna prendersi cura degli altri e rispettarli anche nelle condizioni più delicate. La giovane sa inoltre di potersi affidare all’altra sua allenatrice, Rita Zampieri: «La ammiro tanto. Mi è stata così vicina ed è proprio una persona buona».
Quel grande desiderio
Il 23 febbraio Roberta ha compiuto 17 anni e si avvicina alla maggiore età: «Nella vita sportiva cambia. In quella normale no, a parte la patente» sorride. Tra gli impegni che attendono, i campionati italiani della sua categoria, tra un mese quelli della categoria superiore. Un viaggio speciale alle spalle, quello con la nazionale in Giappone: «È stata più un’esperienza, non abbiamo gareggiato, noi del kata. Uno scambio con il liceo di Gotemba, è stato fantastico e le persone così accoglienti. Ci hanno dato il benvenuto con le bandierine, ho potuto anche rappresentare la parte femminile degli atleti giovanili».
Ha più un desiderio o un obiettivo, Roberta Dominici? «Diciamo prima l’obiettivo, perché realizzabile: entrare in un gruppo sportivo prima possibile per far diventare ciò che faccio un lavoro» ci risponde. Ma tra i desideri, il più grande è quello delle Olimpiadi, confessa.
Così è Roberta, quella naturalezza che viene dal talento e dall’esercizio, nello sport e nella vita. La si ascolta e tutto sembra semplice. Semplice, non facile: «È tutta una questione di abitudine. Sono cresciuta con questa impronta, scuola e palestra. Da bambina ho voluto sperimentare tutti gli sport e poi mi sono innamorata del karate. Ma è più un fatto di organizzazione: adesso non riuscirei a vedere la mia vita senza la palestra ogni giorno. Senza quelle due ore, quel momento di sfogo, mi sentirei quasi vuota. Nella palestra stacco la testa ed entro in un altro mondo».
Ecco perché se le si chiede di rivolgersi ai suoi coetanei, affinché abbraccino lo sport, dice: «L’unico consiglio... è che prima di tutto ci sia la voglia di iniziare qualcosa, vale per ogni sport. E poi organizzazione, sì. Si può fare tutto, con qualsiasi scuola, qualsiasi attività».
Anche a qualsiasi età? «Per gli adulti non dev’essere visto come un impegno, ma come un modo di trattarsi bene – è il suo pensiero - Si perde tanta mobilità, tanta agilità che influisce sulla propria salute. Diventa prendersi cura di se stessi. Si va in palestra per valutare le proprie capacità. Se uno può dare 10 non può dare 100. Quello che si ha, si fa. Non tutti devono diventare campioni».
Roberta è anche seguita da un mental coach: «Da bambino ti diverti. Ma quando inizi a vincere, cominciano a pesarti le tante aspettative, il che è normale. In questo caso è più difficile la parte mentale, che quella fisica».
Il tempo dei grazie
Arriva la parola ancora più bella da pronunciare, grazie: «Al mio papà, abbiamo due caratteri forti… Lui è la persona con cui condivido tutto nella mia vita e sono contenta di condividere il karate con lui. Ci lega qualcosa di così grande… lui mi sprona e mi sostiene. Lo ringrazio per tutto quello che fa. Ma anche alla dottoressa Tosi, ho una stima immensa di lei».
Già lo scorso anno il San Carlo la sosteneva, quest’anno il ruolo dello sponsor è cresciuto. È stupendo camminare mano nella mano di una ragazza così, verso i suoi traguardi, osserva Sara Tosi: «Quella con i giovani è un’esperienza bella per tutti noi, facciamo conoscere il mondo del lavoro ed è un test per noi sull’ambiente e su come ci rapportiamo all’altro, nella relazione di cura e nell’accoglienza. Per quanto riguarda Roberta, abbiamo deciso di sostenerla perché in lei si incarnano i valori della passione, del grande sacrificio e dell’impegno e del valore dello sport che rimane un’educazione importante per tutti».
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