Eh già,
sembrava la fine del mondo
ma siamo ancora qua
Questa non è la fine, non lo è mai con gli "immortali", ma l'inizio di una nuova storia - in 4, 5, 6 o 7 capitoli, adesso nemmeno ci importa - contro il Pergine, che ha battuto il Caldaro ai rigori e sabato si presenterà qui, sotto questi seggiolini gialli ormai svuotati a un passo dalla mezzanotte, quando anche noi abbiamo messo il punto all'articolo che porta i Mastini in finale.
Un punto preceduto da una virgola gigantesca, però, in cui c'è l'Appiano: la scena della squadra ospite immobile, pietrificata sul ghiaccio dopo la sirena mentre tutto intorno prosegue il delirio giallonero, vero uomo in più che ha fatto la differenza, la ricorderemo per un pezzo. Immobile, perché merita di essere fissata a lungo. Gioco, giovani, capitano e due stranieri, Maekinen e Raisanen, esemplari in pista e fuori, uomini squadra ovunque: sempre un passo dietro i riflettori e un passo avanti per la squadra. Non sappiamo cosa dirvi, se non che la finale l'avreste meritata anche voi, ma il pubblico dell'Acinque Ice Arena lo avevamo noi (clicca QUI per la fotogallery del pubblico).
Senza questa gente, che i Mastini si meritano tutta, stavolta non ce l'avremmo fatta. A un certo punto, quando le trombe hanno iniziato a suonare assordanti sul 2-0 per gli ospiti, siamo tornato indietro di 25 anni, alla finale scudetto dei Roosters del basket e alla vittoria della Stella contro Treviso: ecco, il clima e l'estremismo del suono, il rumore assillante dei cuori gialloneri che battevano più forte dei pattini sulla pista - "questa finale è nostra e ce la prendiamo, a qualunque costo" - hanno fatto la differenza come la facevano contro il Bolzano e la Saima.
Sembrava la fine del mondo, ma siamo ancora qua, in finale: il secondo uomo in più è il killer Tilaro, perché è suo, del Franchini 2024 che nel momento della vita o della morte decide che è ancora tempo di vivere, il gol che ci porta a giocarci il titolo. Ma se c'è un'ombra dietro a questi Mastini è quella che ha i contorni dell'anima di Andrea Vanetti, di Marcello che è semplicemente Marcello, capace ci allungarsi come una farfalla sulla pista, di Raimondi che non potrà andarsene da qui senza mantenere la promessa fatta dopo la semifinale persa di Coppa Italia, di Michael Mazzacane onnipresente con i suoi occhi che vedono tutto in ogni singolo centimetro di ghiaccio, di Piroso che ora pare perfino un vecchio saggio, proprio lui!, nemmeno una penalità, solo e sempre al servizio degli altri. Di Rocco Perla che, alla fine, è fatto così: ha impedito il 3-1 dell'Appiano, come il 3-3 con una parata che vale - come sempre - il passaggio del turno raggomitolandosi come un gatto sul disco di Graf destinato a insaccarsi e a portarci al supplementare.
È la finale della difesa, e di chi ne ha fatto un mantra come Niklas Czarnecki, del dio del tuono Naslund - il suo gol, ovviamente divino, è quello che ha girato la partita - di Alex Bertin, l'uomo-roccia, the wall, di Andrea Schina, cavaliere senza macchia e senza avversari quando le partite non hanno futuro, di Massimo Cordiano che raduna in 15 lettere l'essenza dell'hockey, di Erik Mazzacane e della terza linea, di tutti quelli che non citiamo e anche di chi non c'era, come Hector Majul, che ha un'opportunità unica: i suoi compagni l'hanno portato in finale, ora tocca a lui fargliela vincere.
Di chi ha creduto in voi e, soprattutto, di chi mette i Mastini davanti a sé stesso, a ogni livello.
Perché ci vuole abilità - eh, già -il freddo quando arriva poi va via - il tempo di inventarsi un'altra diavoleria - eh, già - sembrava la fine del mondo - ma siamo ancora qua
Terzo tempo con Marcello Borghi, Piroso e Michael Mazzacane vicini al gol, prima che colpisca il killer Tilaro, roteando la pistola attorno alla porta e poi sparando il gol decisivo, e con il coraggio dell'Appiano, che toglie il portiere quasi a 3 minuti dalla fine e non subisce neppure gol: giusto così, è stato un grande avversario, molto più grande di quelli affrontati prima d'ora, in pista e fuori, per esempio in Coppa Italia.
Secondo tempo da crepacuore in un ambiente da brividi: si gioca in un frastuono assordante di trombe e, così, questo pandemonio soffia fuori il disco del 3-1 di Matthias Oberrauch e anche quello di Tombolato, mentre soffia dentro quello di Marcello Borghi del 2-2, un fulmine nel pieno dell'incendio giallonero. Con quello che è capitato nel primo tempo, è il minimo. C'è anche Pietroniro, che litiga con il gol due volte: prima prova a entrare in porta con il disco, murato, poi mette fuori un tiro dei suoi. Comunque è lì a provarci e a battere sul ghiaccio come un fabbro.
Primo tempo scioccante: l'Appiano tramortisce il Varese al primo tiro e alla prima azione (1-0: Raisanen dalla media distanza dopo 16 secondi) e poi raddoppia alla prima superiorità con Chizzali che insacca facile (2-0). Sembra già finita quasi prima di essere cominciata, ma i Mastini sotto la spinta di un pubblico favoloso accorciano con uno slalom di Naslund che si beve tutti e mette dentro, poi sbattono contro il cielo che tifa contro, inanellando quattro clamorosi legni, uno più netto e pulito dell'altro, sulle bordate di Piroso (palo), ancora Naslund (traversa), Pietroniro (palo), Raimondi (traversa).
Ora è solo finale: arriva il Pergine, ma poteva essere il Caldaro e poco sarebbe cambiato. Adesso la differenza, come ci ha scritto un grande amico che ci manca tanto, la fanno serate come questa, che cambiano il mondo: il ghiaccio diventa fuoco, il piccolo diventa grande, l’’impossibile diventa normale. Questi Mastini per vincere prima devono essere morti. Vivono di estremi. Niente di lineare, mai: uccidimi, per potermi vedere vivere.
Varese-Appiano 3-2 (1-2, 1-0, 1-0)
Reti: 0'16” (A) Raisanen 0-1, 11'11" Chizzali (Raisanen, Radin) in sup. 0-2, 15'45" Naslund in sup. 1-2; 34'56" Marcello Borghi 2-2; 45'49" Tilaro (Michael Mazzacane, Pietroniro) 3-2
Varese: Perla (Marinelli); Raimondi, Naslund, Piroso, Vanetti, Marcello Borghi; Schina, Massimo Cordiano, Pietroniro, Michael Mazzacane, Tilaro; Bertin, Erik Mazzacane, Tommaso Cordiano, Pietro Borghi, Crivellari; Fanelli, Vignoli. Coach: Niklas Czarnecki
Appiano: Reinalter (Paller); Maekinen, Frick, Raisanen, Graf, Tombolato; Radin, Hannes Oberrauch, Rottensteiner, Pardatscher, Erlacher; Unterrainer, Spitaler, Critelli, Matthias Oberrauch, Chizzali; Zublasig, Amici, Engl. Coach: Niko Marttila
Arbitri: Nicola Basso, Simone Lega (Federico Cusin, Aleksandr Petrov)
Note - Tiri Va 35, Ap 30. Penalità Va 4', Ap 8'. Spettatori: 1.057.
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Semifinali (al meglio delle 5 gare)
Gara 5
Varese-Appiano 3-2 (serie 3-2)
Pergine-Caldaro 4-3 ai rigori (serie 3-2)
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Finale (al meglio delle 7 gare)
Gara 1, sabato 30 marzo: Varese-Pergine
Gara 2, martedì 2 aprile: Pergine-Varese
Gara 3, giovedì 4 aprile: Varese-Pergine
Gara 4, sabato 6 aprile: Pergine-Varese
Eventuale gara 5, martedì 9 aprile
Eventuale gara 6, giovedì 11 aprile
Eventuale gara 7, sabato 13 aprile