La Varese Nascosta | 02 dicembre 2023, 07:00

LA VARESE NASCOSTA. Oltrona e la leggenda del santo che non voleva affogare

Da un ritrovamento in soffitta a una misteriosa morte: un antico racconto ci porta in riva al lago di Varese in una notte di tanti anni fa...

LA VARESE NASCOSTA. Oltrona e la leggenda del santo che non voleva affogare

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi La Varese Nascosta ci porta a Gavirate, in particolare nella frazione di Oltrona per raccontarci un'antica leggenda. 

Oltrona e il santo che non affoga

Accadde che un anno a Oltrona, inspiegabilmente, si incendiassero i solai di alcune case e per poco non bruciavano le case stesse. Tutti gli abitanti del paese presero allora a svuotare le loro soffitte così da evitare il rischio che la loro casa andasse a fuoco.

Lo stesso fecero il parroco e il sagrestano, che svuotarono il solaio della casa parrocchiale, della chiesa e della sacrestia. Quest'ultimo era pieno zeppo: sedie rotte, poltrone prive di imbottitura, arredi inutilizzati da tempi. Insomma ci volle più di una giornata per liberarlo.

Da ultimo, sotto alcuni mobili rotti, trovarono la statua di un santo. Nessuno dei due lo conosceva e neppure sapevano come mai fosse finita in solaio. Era tutta bucherellata dai tarli, aveva un gran testone e due occhi grandi e spalancati che sembravano fissare chi lo guardava.

Per timore che la gente del paese potesse accusarli di non aver cura dei beni della parrocchia, decisero di farla sparire nottetempo e di buttarla nel lago.

Così la sera tardi, il sacrestano avvolse la statua con qualche straccio, se la mise in spalla e la caricò sulla sua barca. Remò sino al centro del lago e poi la buttò nell'acqua. Si mise a remare per tornare a riva e nel girarsi gli sembrò che dall'acqua affiorasse la testa del santo che lo guardava. Si alzò in piedi e diede un bel colpo di remi su quella testa di legno. La statua sprofondò per un istante, ma subito ricomparve un poco più in là.

Spaventato, il sacrestano prese a dare remate alla statua. Neppure lontanamente gli venne da pensare che essendo di legno la statua non sarebbe mai affondata. Il grande spavento gli faceva credere che il santo non voleva proprio saperne di morire. E così colpi su colpi, arrivarono tutte e due alla riva. Il sacrestano saltò giù veloce dalla barca per scappare e rimase impigliato in alcune radici di piante che non aveva viste.

"Il santo mi ha preso! Il santo mi ha preso!" urlava dimenandosi, convinto che il santo l'avesse afferrato per un piede perché non scappasse. Un ultimo grido, poi morì di paura.

La mattina dopo alcune donne che si recavano al lago per lavare, videro il sacrestano morto e accanto a lui la statua di un santo che non avevano mai visto. Nessuno seppe mai dire se era stato un miracolo o un castigo.

L'unico che sapeva la verità era il parroco, ma quando lo chiamarono per benedire la salma del sacrestano disse che stava male e non poteva uscire. Il male della colpa per quanto aveva concertato con il sacrestano.

(Fonte: Ilvaresotto.it)

da La Varese Nascosta

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