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Hockey | 16 aprile 2023, 15:54

Come Giulio Cesare: coach Devèze, l'intervista del balcone e la profezia

C'è un uomo che aveva previsto tutto nella grande stagione dei Mastini. Un uomo tornato a Varese con un solo obiettivo: vincere. E così ha fatto

Come Giulio Cesare: coach Devèze, l'intervista del balcone e la profezia

Il gol del portiere a 18 secondi dalla fine di gara 7 di finale forse no. Quello no, anche perché - se non lo avessimo visto con i nostri occhi - anche questa mattina penseremmo di essere davanti a un remake di Fantozzi: “… Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l’Italia stesse vincendo per 20 a 0 e che avesse segnato anche Zoff, di testa, su calcio d’angolo…” 

Ma per il resto, Lui, solo Lui, aveva già previsto tutto. Tutto.

Era uno dei primi giorni di settembre, di quelli che vanno di moda adesso, anche a queste latitudini: sole, caldo e giusto un refolo di vento a distinguerlo dall’estate piena. Siamo sul balcone di un monolocale in centro a Varese, con vista su quel viale Aguggiari che porta dritto al palaghiaccio. Non un caso. 

È il nostro primo incontro. Convenevoli. Ci si studia, poi si comincia.

L’inglese si confonde con il francese, le domande durano al massimo 20 secondi, le risposte, invece, almeno dieci minuti l’una. E sono come dei fiumi ingrossati da una piena inarrestabile, perché mischiano insieme dettami hockeystici e concetti di psicologia applicata, storia recente dei Mastini e fatti del campionato francese, presente e passato e futuro e tattiche e mercato e proponimenti e ammonimenti e complimenti e…

…ci vorrebbe un timeout. Ma se non lo chiama lui, noi non possiamo farlo.

Ma dove l’hanno pescato questo?

Siamo quasi giornalisticamente disperati: trascorrono i minuti e la preoccupazione di comprendere appieno cresce, così come un pensiero… e ora chi la scrive tutta ‘sta roba? 

Intanto la favella non si arresta, alcuni concetti scivolano via prima ancora che tu abbia anche solo tentato di afferrarli: paiono mosche da prendere, pare sabbia da legare… 

Poi all’improvviso arriva una frase che inchioda te, lui, il tuo lavoro, il suo lavoro, la società, i giocatori, l’albo d’oro e il destino. Ogni cosa, inchioda ogni cosa. La ferma, la scrive, la scolpisce: «… io sono tornato qui a Varese per vincere. Solo per quello».

Solo per quello.

Veni, vidi, vici. Firmato Claude Devèze. 

Fabio Gandini


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