La Varese Nascosta | 04 giugno 2022, 08:14

LA VARESE NASCOSTA. C'era una volta il Verga: all'interno del negozio si respirava l'atmosfera dell'Ottocento

Terza puntata della rubrica in collaborazione con l'associazione nata nel 2015 che porta alla luce la Varese sotterranea, storica, misteriosa, sconosciuta. Oggi Paola Molinari racconta, attraverso le parole di Silvano Colombo, la storia di una bottega simbolo di Varese: il 31 maggio 2017 chiudeva infatti il mitico negozio. «Ci si chiedeva, tra amici, sotto i portici: "Andiamo a vedere chi c’è all’angolo del Verga, questa volta"»

LA VARESE NASCOSTA. C'era una volta il Verga: all'interno del negozio si respirava l'atmosfera dell'Ottocento

Terza puntata della rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta . Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Come è scritto nella presentazione del sito dell'associazione nata nel 2015 anche grazie all'indimenticabile Andrea Badoglio, "portiamo alla luce la Varese sotterranea, storica, misteriosa, sconosciuta e nascosta, con le sue tradizioni e origini che si stanno perdendo. Rintracciamola, scopriamola e cerchiamo informazioni su tutta la Provincia".

Oggi entriamo in un negozio storico di Varese

Il 31 maggio 2017 chiudeva il mitico negozio Verga nella storica sede tra piazza Monte Grappa e via Marcobi. Ecco la sua storia:

Quando Antonio Verga decise di mettere su bottega a Varese, era l’autunno del 1894. Veniva da Como dove i suoi vecchi avevano negozio, fin dai tempi di Maria Teresa d’Austria, in piazza San Fedele e commercio esteso a tutto il lago, fino alla Valtellina. Varese cresceva a vista d’occhio sotto la formidabile spinta delle nuove forze imprenditoria,lí che si erano magnificamente messe in mostra nella Grande Esposizione del 1886, pronta ad esprimersi con rinnovato vigore in quella, ancor più risonante per il suo futuro, che avrebbe dischiuso il nuovo secolo, nel 1901.

Antonio Verga arrivò al posto giusto, nel momento giusto. Il tempo di metter salde radici in quella buona terra, di farsi conoscere ed apprezzare come un uomo probo, tenace lavoratore, ed eccolo trasferirsi, nel 1898, proprio sul corso, la vecchia arteria del cuore varesino dei bottegai, che da pochi decenni aveva preso il nome di corso Vittorio Emanuele II (oggi Matteotti). Il retro del suo negozio dava su via Romagnosi, dove filtrava il sole giusto per farsi fotografare così, alla buona, le mani nelle saccocce, appoggiato all’impennata di modernissimo ferro, con vicina l’inseparabile dolce Angela, tra file di mestoli e di schiumaiole, messi in bella vista, pile di vasi di coccio, di diverse misure, mentre al di là dei vetri, tirati a lucido, si vedono bicchieri impilati e piatti di servizio.

C’è nel viso di Antonio Verga la mite eppur certa determinazione di chi sa vedere lontano, sicuro di arrivarci. Vent’anni dopo, mentre si sta sventrando piazza Porcari per fare spazio alla piazza Monte Grappa, che doveva essere il cuore nuovo di Varese, divenuta capoluogo di provincia nel 1927, il Verga compie un altro passo decisivo. Si fa costruire, su progetto del varesino ing. Mario Cantú, il palazzo d’angolo dove sta ancor oggi. L’edificio, eretto tra il 1932 ed il ’34, nello stile eclettico del tempo, alla ricerca di radici brunelleschiane con inflessioni neo-manieristiche, prospetta sulla via Marcobi, tracciata ampia e rettilinea al posto della stretta e tortuosa via Verbano.

Sulla piazza, poi, si pone come la quinta architettonica ben studiata per chi vi giunge o da corso Roma (oggi Moro) o dal vecchio Pozzovaghetto (oggi via Volta). La malattia della pietra contagia anche i figli, Cornelio e Raimondo, i quali, nel 1970, ammodernano i magazzini di via Bernascone con un’ala di sobria architettura funzionale. Antonio e Paola, è la storia di oggi, hanno invece ammodernato quella che agli occhi di tutti è veramente la più prestigiosa sequenza di vetrine del centro di Varese.

Nell’anno passato sono tornati alla luce colori e materiali dell’edificio originale; in quegli spazi si sono inserite forme funzionali ed arredi di gusto, progettati dall’arch. Giuseppe Morelli, raggiungendo esiti di misurata eleganza e di accattivante ospitalità. Oggi, dietro alle vetrate sempre tirate a lucido, proprio nell’angolo del Verga, prende corpo una nuova esperienza.

Antonio e Paola vogliono aprire lo spazio del loro ospitale negozio all’incontro con l’arte; vogliono offrire al pubblico che si reca nel loro prestigioso negozio per fare acquisti, l’opportunità di portare a casa oggetti d’arte. L’incontro con l’artista avviene al di fuori degli spazi obbligati e consacrati delle gallerie d’arte; si cala, invece, nell’atmosfera quotidiana del negozio, nel clima, cordialissimo, dell’angolo del Verga.

Ce ne saranno diversi di incontri, per dare continuità ad una iniziativa di promozione culturale sicuramente nuova e coraggiosa; per creare un’abitudine nel pubblico; per far sì che ci si chieda, tra amici, sotto i portici: «Andiamo a vedere chi c’è all’angolo del Verga, questa volta». E così, dopo la preziosa esposizione dei pezzi Baccarat, oggetti d’arte, ceramiche, espressioni e materiali di artisti contemporanei, attivi nella nostra terra o provenienti da fuori, passeranno davanti ai nostri occhi in sequenza ben ritmata, proponendo esperienze di qualità, favorendo incontri con artisti, per creare un punto di richiamo e di promozione culturale dal Verga, in piazza Monte Grappa al n. 12.

Varese, marzo 1987

SILVANO COLOMBO

Paola Molinari da La Varese Nascosta

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