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Sport | 12 marzo 2022, 08:36

Santaromita vuol dire ciclismo. «Papà era un professionista, io tifavo in tv per zio Ivan, ora tocca a me. Un sogno? La Tre Valli»

La leggenda dei Santaromita prosegue con Alessandro, scalatore arcisatese ventiduenne che ha esordito tra i professionisti con la Bardiani CSF Faizanè. «Mai subito il peso del cognome, la pressione me la metto da solo. Correre tra i grandi è come entrare in una centrifuga. Essere al via del Giro? Ci spero ma non ci penso. Ragazza e PlayStation quando scendo dalla bici»

Da Velmaio di Arcisate, una famiglia dove si respira ciclismo. Da destra Alessandro, 22 anni, professionista con la Bardiani CSF Faizanè, il papà Antonio e lo zio Ivan: il trittico Santaromita lo abbiamo solo noi

Da Velmaio di Arcisate, una famiglia dove si respira ciclismo. Da destra Alessandro, 22 anni, professionista con la Bardiani CSF Faizanè, il papà Antonio e lo zio Ivan: il trittico Santaromita lo abbiamo solo noi

La bicicletta è un affare di famiglia per Alessandro Santaromita. Suo papà Antonio è stato professionista dal 1986 al 1997, mentre suo zio Ivan lo è stato dal 2006 al 2019, laureandosi campione nazionale nel 2013. Ora tocca a lui.

Classe ’99, salito in sella da bambino, ha iniziato a correre a livello agonistico per la Polisportiva Besanese e poi, tra gli Under 23, per il Velo Club Mendrisio, prima di ricevere la chiamata per la formazione professionistica della Bardiani CSF Faizanè, diretta da Roberto e Bruno Reverberi.

Dopo le prime pedalate da professionista, è tornato per qualche giorno nella sua Velmaio e ne abbiamo approfittato per incontrarlo.  

Vieni da una famiglia di ciclisti, inutile chiederti come ti è nata la passione per la bicicletta. Hai qualche ricordo particolare?
Da piccolo seguivo mio zio fin dai suoi primi anni da professionista, crescendo sono andato a vederlo in diverse corse. Era bello vederlo correre in televisione, tifavo per lui. È stato il mio punto di riferimento.   

Essere parte di una famiglia di ciclisti è stato più un incoraggiamento o una pressione?
Entrambi. Non ho mai subito la pressione del cognome. La pressione me la mettevo da solo, non ne ho mai ricevuta dall’esterno.   

Com’è arrivato il primo contatto con la Bardiani CSF Faizanè?
Era maggio ed ero al Giro d’Italia Under 23. Il mio direttore sportivo Nicoletti ha parlato di me a Bruno Reverberi, che era in cerca di uno scalatore. Quando è finito il Giro poi siamo andati a firmare, a giugno. Inutile dire che è stata una proposta facile da accettare.   

È una formazione in cui ci sono alcuni veterani, come Giovanni Visconti, Sacha Modolo ed Enrico Battaglin. Hai avuto occasione di allenarti con loro? Hai cercato di “rubare” qualche segreto?
Enrico Battaglin è stato mio compagno di stanza quando siamo stati in ritiro a gennaio a Benidorm. Ovviamente è capitato di allenarsi anche con Visconti e Modolo, sono corridori di grande esperienza e persone molto alla mano, sempre disponibili a dare consigli.   

Cos’hai provato quando hai iniziato la tua prima gara da professionista? Come sono andate le prime corse?
Inizialmente non sapevo cosa aspettarmi. L’esordio a Maiorca, correre con un piano preciso di squadra, è stato tutto un po’ strano. Le prime gare in termini di risultati così e così, siamo a inizio stagione e tutte le squadre vogliono partire bene.   

Qual è la differenza principale tra gli Under 23 e i professionisti?
Tutto un altro sport. Negli Under 23 si fanno 140 km tutti tirati, mentre tra i professionisti si corre la prima ora fortissimo, poi si rallenta, si fanno pause, poi si va sempre più forte a mano a mano che ci si avvicina all’arrivo: è una centrifuga. Dalla televisione poi non si capisce quanto si va veloce in salita: anche un velocista su una salita breve riesce ad andare forte.   

A livello tecnico quali sono le tue caratteristiche? Che tipo di corridore sei?Sono uno scalatore, anche se devo scoprirmi ancora del tutto. Sono cresciuto negli anni e non ho avuto ancora tempo di capirlo. In salita vado forte ma non sono uno scattista, sono più bravo sul passo. Da Under 23 mi difendevo bene anche sugli strappi, ma devo ancora trovare la mia dimensione.   

Chi sono i tuoi modelli o i campioni a cui ti ispiri?
Mio zio è il mio primo riferimento, per il suo modo di lavorare. Ho avuto occasione di allenarmi con lui e ho imparato tanto. Poi mi è sempre piaciuto Chris Froome.

Quali sono i tuoi obiettivi per questa prima stagione da professionista?
Fare esperienza, tanta esperienza, che mi servirà per l’anno prossimo e per il resto della mia carriera. A livello di risultati non ho obiettivi per quest’anno. Spero di arrivare in buona condizione alla Tre Valli Varesine, la corsa di casa.   

E invece gli obiettivi a lungo termine? Quali sono le gare o i traguardi dei tuoi sogni?
Non lo so, non ci ho mai pensato. Di sicuro la Tre Valli Varesine, e poi mi piace molto il Giro di Lombardia, anche se non è molto adatto a me, sono troppo poco esplosivo. Sono più da corsa a tappe che da classica.   

Anche quest’anno la tua formazione prenderà parte al Giro d’Italia…
Sì, ci spero, ma forse per me è ancora presto. Essendo la nostra una squadra Professional è chiaramente tutto centrato sul Giro. So che è improbabile che io ci vada, non voglio crearmi aspettative, ma un giorno o l’altro comunque spero di correrlo.   

Come gestisci il tempo libero? Vivi di ciclismo anche quando non corri?
Ho sempre guardato le altre gare in televisione, ma da quest’anno mi piace un po’ meno. Chiaramente ora il tempo libero a disposizione è molto meno, e preferisco passarlo in compagnia della mia fidanzata o giocando alla PlayStation.   

Quali sono le prossime gare a cui parteciperai?
Tra il 16 e il 18 marzo sarò in gara tra Belgio e Francia, poi tornerò a casa per pochi giorni prima di correre la Per Sempre Alfredo a Firenze. Dal 22 al 26 marzo invece correrò alla Settimana Internazionale Coppi & Bartali, corsa che ha vinto mio zio nel 2010, e il 27 sarò a Pistoia per il GP Larciano. 

Lorenzo D'Angelo

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