A Busto c’è un prato che è piazza. E una piazza che è prato. Si trova a Beata Giuliana e ogni giorno i bambini, che delle definizioni se ne infischiano, ci corrono e giocano. Se lo godono. Dal momento che a loro il posto piace, il prato diventa agorà. Perché gli accompagnatori, gli adulti, sguardo rivolto ai piccoli, lì si trovano. Si conoscono, si confrontano, discutono.
«Sono qui da 50 anni – racconta una nonna – e il rione lo vedo cambiato. In meglio. Abito da queste parti e basta poco per venire in un posto verde, dove fare giocare i nipoti». Una “collega” (appena un paio d’anni in meno di stanza in loco) conferma: «Qui si sta bene. C’era un po’ di preoccupazione per la mancanza di barriere verso la strada. Ma adesso ci sono e funzionano. Anzi, ce ne vorrebbe qualcuna in più». Giochi curati, prato ben tenuto: lo spazio davanti alla chiesa di Beata Giuliana è un modello o quasi.
«Capita – raccontano da un esercizio che insiste sull’area - di vedere qualche compagnia di ragazzi. Bivaccano sui gradini della chiesa o nel parco. Non un grande spettacolo, ma di veri disagi non ne abbiamo avuti».
Il vicino oratorio è noto per essere un punto di aggregazione vivace e frequentato. Non lontano c’è l’Ite Tosi, eccellenza formativa che attrae tanti giovani. L’Enaip è a pochi metri. Perfino i parcheggi recentemente ricavati in zona funzionano. Non solo per metterci le auto: non è raro vederci bambini che lì sperimentano le prime pedalate, sotto lo sguardo dei genitori.
L’impressione è che l’area, già apprezzata, abbia potenzialità inespresse. «Certo – ricorda qualcuno – bisognerebbe che il “palaghiaccio” si sbloccasse. Quella roba lì non si può più vedere». E c’è anche un po’ di scetticismo sull’ex Mizar: si teme che, una volta accolte tutte le attività previste, il traffico sconvolga la vita nell’area (ha appena iniziato a operare un supermercato, che da quelle parti mancava da anni).
Intanto, però, Beata Giuliana si gode il suo posto speciale.
La piazza che è prato. Il prato che è piazza.