Un personaggio poliedrico, curioso, legato alle tradizioni del territorio ma con lo sguardo rivolto al futuro. Abbiamo incontrato Giuseppe Reggiori, uomo di lago di origini leggiunesi (il nonno è nato alle cascine del Quicchio in località Santa Caterina del Sasso) ed è un artista.
Reggiori nasce come poeta pubblicando diverse poesie, ma è stato anche attore, regista, scenografo, cantante lirico (baritono e contraltista), curatore di musei di storia locale, collezionista di strumenti di lavoro rurale (ne ha raccolti sinora quasi 1500 esemplari).
Da qualche anno "Pinuccio chevrier", come viene soprannominato, che vive a Porto Valtravaglia, dopo il suo lavoro in un'azienda locale ha iniziato ad allevare le capre nere Verzasca.
Come è nata questa sua passione per il mondo rurale e l’idea di allevare questi animali?
La passione per l’agricoltura ancora prettamente manuale mi è stata trasmessa da mio nonno. Allevare capre Verzasca significa preservare la specie perché purtroppo è in via di estinzione; questa razza di capra nerissima è originaria dell’Insubria, vive all’aperto e si adatta molto bene a tutte le temperature. Veniva prevalentemente utilizzata dai nostri antenati per tenere pulite dagli arbusti le zone in pendenza, le classiche morene del Medio e Alto Verbano. Nel mio allevamento ancora oggi tutto è fatto manualmente, dal tal taglio del fieno, fatto con la falce o la ranza come si dice dalle nostre parti, al trasporto del fieno che è raccolto a mano e trasportato sulle mie spalle con capienti gerli o sciuere. Le capre di giorno sono completamente libere di pascolare negli ampi spazi aperti, mantenendo ben puliti i terreni adiacenti.
Osservando il suo luogo di lavoro ho notato la presenza di parecchi cesti e sciuere per il trasporto del fieno.
E’ sempre stata la mia passione collezionare attrezzi rurali storici e di conseguenza anche i cesti e i gerli; anch’io ho avuto la possibilità di imparare ad intrecciare rami di nocciolo, salice e alloro. Un giorno ho visto una foto antica di una donna che trasportava un cesto (un raso) sul capo, oltre che sulle spalle ed ho pensato di realizzarlo. Poi ho anche pensato di costruire una gerla ben capiente per trasportare più fieno possibile per ottimizzare i continui su e giù dei sentieri. Per una coincidenza ho letto un articolo su VareseNoi che parlava dell’artista dell’intreccio, nonno Gino Corbioli che abita a Casale Litta (LEGGI QUI). Con qualche difficoltà sono riuscito a contattarlo, perché anche lui è come me, ben lontano dalla tecnologia moderna e gli ho fatto costruire un particolare tipo di gerlo.
Di che cosa si tratta di preciso?
E’ una rarità assoluta sia come dimensioni, che come caratteristiche tecniche. Il gerlo arriva sino a 3,5 metri di altezza e ha particolari imbragature in quanto a pieno carico pesa intorno ai 40 kg, che trasporto nelle varie pendenze, tutto sulle mie spalle. Poi per rendere anacronistico il tutto riscoprendo le tradizioni antiche, ho fatto realizzare un cesto da poggiare sopra la testa, che sugli aspri sentieri aiuta a mantenere l’equilibrio.
Quanto realizzato è davvero una rarità e potrebbe essere anche un "guinness dei primati"?
Di entrare nel mondo dei primati non mi interessa. Sicuramente è una rarità e una riscoperta di antiche storie e tradizioni agresti. La mia finalità è quella di non perdere le tradizioni, raccontarle e farle vedere alle giovani generazioni che non hanno assaporato quegli antichi sapori del vivere agricolo del tempo. Nei miei video pubblicati sul mio canale YouTube è possibile vedere alcuni esempi dei lavori che svolgo. Realizzare questi gerli di dimensioni particolari è stato possibile grazie alla grande professionalità, conoscenza e competenza di nonno Gino che non finirò mai di ringraziare. Coloro che vogliono seguirmi possono visitare il mio sito www.reggiori.eu, dove ci sono tutti i miei contatti per contattarmi e venire ad assaporare i mestieri del tempo addietro.
Ancora una domanda, qual è la sua aspirazione per in futuro?
Che un giovane si appassioni alla vita rurale e alle tradizioni dei nostri avi, io sarei ben felice e disponibile anche ad aiutarlo dando consigli e suggerimenti. Solo tramandando il sapere che la generazione precedente ci ha a sua volta tramandato, possiamo davvero comprendere che certi valori non bisogna assolutamente lasciarli finire nell’oblio.