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In Breve

Calcio | 25 maggio 2021, 15:09

«Maurizio viveva al Franco Ossola e risolveva i problemi di tutti. Il giorno di Varese-Avellino con il campo devastato pianse perché vide l'inizio delle fine»

Marco Caccianiga ricorda commosso ed emozionato l'amico Maurizio Scalamandrè: «Quando morì il Prof Speroni per noi fu un fulmine a ciel sereno ma lui fu il pilastro che ci permise di andare avanti. C'era sempre e non si tirava mai indietro. Per noi e per i ragazzi era come quei "bidelli" di una volta che mandavano avanti le cose con umiltà, complicità e decisione»

Maurizio Scalamandrè, Alessandro Andreini e Marco Caccianiga ai tempi del Varese in serie B

Maurizio Scalamandrè, Alessandro Andreini e Marco Caccianiga ai tempi del Varese in serie B

«A volte, quando organizzavo le feste con i bambini e dopo ore e ore lo vedevo ancora allo stadio, da dove non lo smuovevi nemmeno sotto tortura, gli dicevo: "Vai un po' a casa Maurizio, ci penso io". Ma non c'era nulla da fare, lui era sempre là. Maurizio Scalamandrè viveva al Franco Ossola»: il ricordo più bello dell'ex dirigente "angelo" del vivaio e vero cuore biancorosso portato via alla famiglia e alla vita a 62 anni (leggi QUI) arriva da Marco Caccianiga

Nel momento più duro per i piccoletti del Varese, ricorda il Caccia, «Maurizio è stato il pilastro, insieme a Nicola Piatti, a cui ci siamo aggrappati. La scomparsa di Alfredo Speroni, il Prof a cui è dedicato il campetto dell'antistadio, è stato un fulmine a ciel sereno per la scuola calcio del Varese. Avrebbe potuto lasciare terra bruciata, e invece su quella terra Maurizio ha dato l'anima, facendosi carico di tutto. Instancabile, sempre presente, coinvolgente: lo chiamavo alle 2 di notte e rispondeva presente. E se qualche ragazzo perdeva il treno, lui piombava in stazione e lo portava a destinazione».

Allo stadio Maurizio era il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene, era un volto amico e umile anche nelle situazioni più difficili, come quella volta in cui Caccianiga lo vide piangere. «Era il giorno della tristemente famosa Varese-Avellino, quando il campo fu danneggiato, una porta divelta e tutto ciò che sappiamo. Di fronte a quella vista, Maurizio pianse a dirotto perché capì, e con lui tutti quanti noi, che eravamo di fronte all'inizio della fine».

Il Caccia s'illumina quando pensa «al sorriso e alla simpatia di Maurizio, era il classico bidello delle scuole di una volta che contava più di professori e presidi perché amico e confidente di tutti. Quando c'era un problema, andavamo da lui e risolveva tutto. Era un po' il papà dei ragazzi, aveva piglio e atteggiamento molto deciso ma anche molto bonario».

Il saluto finale del Caccia all'amico Maurizio, pensando anche alla moglie Lucia e al figlio Andrea (giovedì alle 14.30 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Masnago si celebrerà il funerale), è commovente:  «Di fronte alla morte i meriti della vita, e di chi ha tenuto alto il nome del Varese, non c'entrano ma se c'era qualcuno che meritava molto di più, e di essere ancora qui con noi, questo qualcuno era Maurizio Scalamandrè».

Andrea Confalonieri


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