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Storie | 18 gennaio 2021, 00:01

Un libro per esplorare i cieli della nostra provincia. Alberto Grampa racconta Giovanni Battista Trotti, «il pioniere del volo»

Nel suo ultimo libro, “Il gallaratese con le ali”, lo scrittore varesino ripercorre il suo viaggio alla scoperta di un personaggio poco noto, ma rilevante per la storia aviatoria della nostra provincia.

Un libro per esplorare i cieli della nostra provincia. Alberto Grampa racconta Giovanni Battista Trotti, «il pioniere del volo»

Nato a Busto Arsizio nel 1959, alla fine degli anni Ottanta il varesino Alberto Grampa si interessa alla figura del gallaratese Giovanni Battista Trotti, soggetto di un articolo per La Prealpina, giornale di Varese con cui, a suo tempo, collabora e per cui scrive articoli sulla storia dell’aviazione, tema a lui molto caro, della nostra provincia.

Da quel momento, l’interesse per il «pioniere del volo di Gallarate» aumenta sempre di più, anche grazie alla disponibilità di Grazia, figlia di Trotti e detentrice dell’archivio della famiglia, in cui Alberto trova gli unici documenti ad oggi esistenti sull’aviatore, fondamentali per ricostruirne la storia.

Giovanni Battista Trotti, “il gallaratese con le ali”

Tra la fine del 1909 e l’inizio del 1910, Giovanni Battista Trotti inizia a progettare un aeroplano in casa, per poi costituire una società insieme a vari industriali della città, in particolare Cesare Galdabini, il quale gli concede parte del suo stabilimento in cui realizzare il suo apparecchio, oltre a sviluppare un reparto dedicato alla costruzione delle eliche – stava già pensando a un’ampia produzione di apparecchi.  

Alberto racconta: «A maggio 1910 la società è costituita, Trotti è stato il primo varesino che si è messo a costruire un aeroplano, ha anticipato anche Giovanni Battista Caproni», costruttore trentino e fondatore, nel 1910, dell’omonima azienda a Somma Lombardo, nota per la produzione di velivoli – dopotutto, ci sarà un motivo se Varese è definita “città con le ali”!

L’aeroplano viene completato, portato al campo sportivo della Società Ginnastica Gallaratese e messo in moto, ma non è possibile farlo decollare per mancanza di spazio. «L’intenzione era di portarlo fuori Gallarate, a Vizzola Ticino o Cascina Costa, ma non è mai accaduto, l’apparecchio non sarebbe mai stato in grado di volare. Purtroppo, non sono riuscito a trovare foto che testimoniassero l’evento della messa in moto, si pagava anche un biglietto per assistervi, a fronte dei costi sostenuti questo erano anche un modo per rientrare nelle spese». Il progetto viene, quindi, abbandonato.

Lo scrittore prosegue: «Si parlava già di costruire un altro apparecchio, ma il progetto è sempre rimasto sulla carta, la società era stata chiusa, non c’era più necessità di far volare l’apparecchio, oggetto di interesse, anni dopo, da parte di un gruppo di imprenditori di Bergamo, intenzionati a realizzare una scuola di pilotaggio nella loro zona. Anche questo progetto, però, è rimasto solo sulla carta delle lettere scambiate tra Trotti e i bergamaschi.

Le due passioni di Trotti per la meccanica e l’aviazione influenzano tutta la sua vita: si iscrive all’Università di Ingegneria di Milano, frequenta i corsi fino al 1915, quando a Gallarate arriva il Battaglione Volontari Ciclisti ed Automobilisti, pronti per andare in guerra.

«Trotti entra in questo raggruppamento, sotto il comando di Carlo Monticelli, un’opportunità per conoscere anche molti futuristi, tra cui Marinetti e Boccioni. Il Battaglione rimane a Gallarate per varie settimane per addestrarsi, per poi andare al fronte. Il gallaratese, dopo qualche mese, chiede di essere trasferito presso la scuola di volo a Cameri (vicino a Novara), dove, nel 1916, consegue il brevetto e impara a pilotare i bombardieri Caproni. Nel 1917, viene trasferito in Albania, dove rimane fino alla fine del conflitto al comando dell’Undicesima Squadriglia, incarico che gli varrà la medaglia di bronzo. La “storia aeronautica” di Trotti finisce nel 1919, quando viene congedato».

Nonostante la passione del volo lo accompagni sempre, l’esperienza drammatica della guerra convince il gallaratese a tornare ad una vita da civile e portare avanti l’attività di famiglia, un’agenzia assicurativa, fino alla sua morte, nel 1974.

Con (poco) materiale e (tanta) passione, la ricerca continua

«Negli anni, ho mantenuto i rapporti con Grazia, per fare riferimento ad altri documenti per nuovi articoli», racconta Alberto, ma sarà proprio quello che aveva scritto lui a spingerlo ad approfondire la figura di Trotti, anche se «l’idea di partenza non era pubblicare un libro, anche perché non c’erano altri volumi a cui poter attingere, era un personaggio poco noto. Ho anche chiesto all’archivio storico dell’aeronautica militare ma senza successo, ho dovuto scavare molto sui periodici dell’epoca».

Tra una seconda visita all’archivio di famiglia e una ricerca tra sui appunti e riviste, Alberto riesce nel suo intento: raccontare la storia di colui che definirà «il gallaratese con le ali», ovvero un libretto che propone all’editore varesino Pietro Macchione, con il quale ha un legame «dal 1994, quando ha pubblicato il suo primo libro, il mio» spiega lo scrittore.

«Il gallaratese con le ali è unico nel suo genere, perché offre materiale inedito, la figura e l’attività di Trotti non sono mai state analizzate, pur essendo una forte testimonianza dell’imprenditorialità dei gallaratesi, gli industriali vedono in lui e nel suo progetto un’occasione per diversificare la produzione, a suo tempo quasi tutta meccanica e tessile». Certo, il personaggio non è in primo piano nella storia dell’aviazione, non ha mai ricoperto ruoli di rilievo, ma è comunque meritevole di attenzione, di essere conosciuto come colui che è diventato costruttore aeronautico prima, da autodidatta, e pilota di bombardieri poi.

Non dimentichiamo, questo è l’invito dello scrittore, che: «Varese è una città con un patrimonio culturale aviatorio importante, qui hanno vissuto, e vivono, persone che hanno fatto del volo la loro ragione di vita». 

Ultimo capitolo: i ringraziamenti

Tante sono le persone che hanno aiutato Alberto nella realizzazione del suo libro e lui desidera ringraziarle una per una, quale riconoscimento del loro importante contributo: «Grazia Trotti, Massimo Palazzi, Assessore alla Cultura del Comune di Gallarate, la famiglia Galdabini, in particolare Luigi, titolare dell’azienda omonima. Il Colonnello Michele Ciorra, Presidente dell’Arma dell’Aeronautica di Gallarate, Rinaldo Binaghi, Presidente provinciale dell’Istituto Nastro Azzurro (incarico che ricoprì lo stesso Trotti per tanti anni). Soprattutto, grazie a mia moglie, Marina, sempre al mio fianco».

Un libro che fa volare, con la mente e con il cuore, la storia di un personaggio che diventa uno spaccato sulle vite di tante figure diverse, di famiglie intere che, in modi diversi, in tempi diversi, hanno permesso a Giovanni Battista Trotti di diventare “Il gallaratese con le ali”.

Il libro di Alberto Grampa è già in stampa, quindi, se vi si appassionati al suo racconto e volete scoprire di più, potete prenotare Il gallaratese con le ali sul catalogo di Pietro Macchione Editore.

Giulia Nicora

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