Gol, semplicità, umiltà: buon futuro, Stefano Banfi. Sei sempre stato "uno di noi"

Ci sono giocatori che lasciano una traccia di sé con i gol, altri con le prestazioni da uomini-squadra e altri ancora per la capacità di entrare nel cuore della gente per l'atteggiamento fuori campo, mai una parola sbagliata e sempre il sorriso giusto. Stefano Banfi, che resta a un passo da casa ma alla Pro Sesto del ds Andrea Scandola, racchiude un po' tutte queste caratteristiche. Sfidiamo un giocatore del Varese delle ultime due stagioni a non essere stato bene, in campo e fuori, con lui, ma anche un tifoso a non averlo sempre incontrato volentieri (cosa non comune a queste latitudini, e non solo di recente).

Ventuno gol belli - difficile trovare un gesto di Banfi banale o scontato sotto porta - ma anche di diversa fattura e da tutte le distanze e posizioni, di sinistro ma anche di destro, età giusta (compirà 25 anni a fine agosto) e quella caratteristica di dire sempre "sì" all'allenatore e ai compagni se c'è da difendere, se c'è da immolarsi in una posizione diversa da quella della punta centrale o della seconda punta o in qualunque modulo: ecco, Stefano Banfi non è un giocatore da incasellare in un sistema di gioco. È Stefano Banfi, e basta.

In più, oltre a essere nato e cresciuto nella nostra terra, aveva detto "sì" pure al ds Raineri anche quando il Varese sembrava destinato a partecipare all'Eccellenza. C'è da aggiungere altro per poter-dover augurargli buon futuro? Sì, una cosa: è stato un onore assistere alle partite al Franco Ossola in mezzo alla gente e accanto alla sua famiglia, sempre un passo indietro ma, dal punto di vista umano, sempre un passo avanti. Ci mancherà anche quello. E mancherà a tutti coloro che sanno mettere le persone, prima ancora dei calciatori, davanti al resto. Esistono ancora perfino a Varese, sapete?