Bisogna compiere un passo indietro, per guardare avanti. No, non (solo) al titolo mondiale conquistato venerdì in Turchia da Riccardo Maino, bensì a qualcos'altro che mostrò e colpì tutti: le sue mani lo scorso settembre (LEGGI QUI).
Gridavano quanto, forse persino di più delle medaglie, quelle mani segnate dall'allenamento. Ecco, sbloccando quel ricordo e tornando di corsa a ieri sera durante la cerimonia della Pasqua dell'Atleta (promossa da Assb con Comune, Panathlon e Paglini Store, LEGGI QUI) tutto acquista ulteriore significato. È il passaggio silenzioso, troppo spesso inosservato, ma così presente, dallo sport alla vita.
Un concetto che è risuonato ieri in basilica. Riccardo non poteva ritirare la menzione speciale, in quanto appunto era in Turchia. L'ha fatto la sorella Sara, stringendo tra le braccia la piccola Emma. Un gesto che ribadisce la forza di un altro elemento, oltre ad atleti, tecnici e dirigenti: la famiglia, potente alleata di chi fa sport. Ne condivide le gioie, ma anche l'impegno. E qui viene in mente l'altra foto emblematica: quella di Riccardo che in Turchia abbraccia papà e mamma.
L'importanza di una famiglia al tuo fianco: l'ha rammentata il sindaco Emanuele Antonelli, che ha tessuto le lodi di Riccardo Maino, come ha fatto l'assessore allo Sport Maurizio Artusa.
L'Assb ha inserito il nome di Maino in virtù dei suoi pazzeschi risultati lo scorso anno. Ieri sera, la riflessione di Antonelli: «Lui è un ragazzo eccezionale. La prova vivente che se hai la volontà, la forza... È un esempio, non solo nello sport, ma nella vita quotidiana. Io stesso lo prendo come esempio».
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