Una lettera da leggere prima col cuore che con gli occhi quella che ci ha inviato in redazione Vittoria, la mamma di una ragazza che frequenta le scuole medie a Gavirate e ha per compagna una bambina disabile.
Vittoria interviene sul tema delle "classi speciali", che ogni tanto emerge da qualche politico in Europa, in cui confinare gli alunni con disabilità per fare in modo che non ostacolino il percorso formativo degli studenti "normali".
Ve la proponiamo di seguito:
«In questi giorni, si torna a parlare di classi speciali, non intendo criticare, dando importanza a certe dichiarazioni raccapriccianti, ma ci tengo a riportare la mia esperienza.
Mia figlia è in prima media e in classe con lei c’è una ragazza disabile. Grazie forse anche al lavoro dei professori, lei non è una presenza marginale, anzi, viene coinvolta e resa partecipe in quasi tutte le cose..
Questa presenza per me è una ricchezza, una scuola di vita, mia figlia ha imparato cose che non trovi sui libri. Non lo so se è indietro col programma ma ha imparato il linguaggio che usa la sua compagna , ha imparato a capire le sue sensazioni e i suoi bisogni anche da un solo gesto, ha imparato che il diverso non fa paura ma fa bene.
A chi pensa solo al programma da portare a termine, voglio dire che riempiere i ragazzi di nozioni, tenendoli ovattati in un mondo non reale, dove tutti sono “abili’ e parlano un italiano corretto, non servirà a crescere adulti che sanno vivere . Forse si laureeranno con massimi voti, ma se non hanno imparato il rispetto, la ricchezza e il valore aggiunto che può darti una persona diversa da te, non andranno molto lontani.
Io, ogni volta che vedo mia figlia uscire da scuola, spingendo la carrozzina della compagna, non penso che stia rimanendo indietro (col programma) ma penso che sia molto avanti e che potrà fare grandi cose nella vita».