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Basket | 10 dicembre 2023, 22:44

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Contavano i dettagli. Vincere per esempio…

Quando il terreno competitivo torna nell’alveo del possibile, per ottenere i due punti - in questo caso importantissimi - basterebbe sbagliare meno degli avversari. Invece ecco il racconto di un match in cui Varese fa andare storto tutto quello che dovrebbe invece andare diritto per avere anche una sola speranza di non toccare il fondo. Che ora trema per tutti, ben oltre WCS. Ed è solo un bene

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Contavano i dettagli. Vincere per esempio…

Quando il terreno competitivo torna nell’alveo del possibile (se gioca contro Brescia, contro la Virtus, chissà se anche contro Milano, la Openjobmetis 2023/2024 non può che uscire con le ossa sbriciolate…), a contare sono i dettagli.

I dettagli.

L’approccio al match, primo aspetto da non sbagliare quando dovresti essere consapevole che ti giochi tanto. Pronti via è invece subito -16, un gap che nemmeno la stessa Brindisi - squadra e ambiente con una scimmia sulle spalle più pesante da portare di quella varesina - credeva di poter ottenere. E infatti dilapida presto il vantaggio acquisito.

E ancora.

Non va sbagliato il feeling con le situazioni di vantaggio, non va smarrito il senso di ciò che hai costruito con le rimonte, non va perso il prodotto di quanto hai edificato col sudore. Quando sei in vantaggio, in un match salvezza in particolare, ci sei tu e una tela da non disfare, solo tu e una strada in discesa, a patto di non inciampare da solo. E allora eccoci a fine terzo quarto, sul +5, dopo lo show di Hanlan, dopo l’ennesima palla persa di una Happy Casa in cui Varese è finalmente entrata nei meccanismi e nella testa, al culmine di un parziale biancorosso di 26 a 14. Mancano 2.2 secondi, hai la palla in mano. Un buon 80% degli allenatori che abbiamo ammirato nella loro professione in 30 anni di basket, goduto da tifosi prima e da giornalisti poi, chiamerebbe timeout: sei punto a punto, è l’ultimo tiro del quarto, ogni possesso potrebbe fare la differenza e hai tra i polpastrelli una rimessa che - se organizzata - potrebbe produrre altri, preziosissimi punti di vantaggio.

I dettagli, già.

Invece no. Invece coach B. lascia - in puro stile Moreyball, Brase faceva più o meno lo stesso - liberi i suoi giocatori di eseguire. Hanlan allora si esibisce con una spingardata sul tabellone da 10 metri, cercando un WCS che mai ci potrebbe arrivare. Palla persa. Ma non piove, grandina: i padroni di casa vanno dall’altra parta in un battibaleno e il canadese spende un fallo (più o meno inesistente, ma è un’altra storia…) sulla tripla di Sneed. Tre tiri liberi a segno: da qui parte un 10-0 casalingo che cambia la direzione del vento.

Ma poi.

Mancano 53” alla fine (e 6” sul cronometro dei 24”), la gara è quasi persa, però il -6 lascia ancora aperta qualche possibilità: è l’imprevedibilità del basket a concederla, è l’inaffidabilità brindisina a renderla esistente. Non servono più errori, ogni movimento può essere decisivo.

I dettagli, giusto.

Invece sulla rimessa in attacco dei bianchi, Brown segue come un toro attirato dal rosso (ma erano bianchi, Mud…) l’uscita sul blocco di Morris, già ben curato da Moretti che sul blocco mica si impasta. Laszewski rimane solo in mezzo all’area: Woldetensae e Hanlan sono girati, Shahid è attaccato all’esecutore della rimessa senza alcuna possibilità di ostacolarlo. 

Sono due facilissimi. Sono la luna nera del match.

Ma ancora.

I tiri sbagliati - completamente aperti - di Wolde, le palle perse sanguinose di Young, la tesdardaggine di un Moretti continuamente respinto in penetrazione, la saponetta nelle mani di Cauley-Stein, peraltro discreto nel suo primo match giocato da tagliato, il quintetto schierato da coach B. a inizio quarto quarto, quello della contro-rimonta…

Dettagli.

Che contavano. Uno su tutti: contava vincere.

Invece no. Invece a perdere ancora una volta è stata una Varese che ci ha provato con tutta se stessa a non fare la solita fine (e ha pure attaccato il canestro più del solito), ma è rimasta con un pugno di mosche in mano.

Quando la mancanza di idee (oggi solo 8 assist) inizia a far rima con l’incapacità di curare i dettagli, con gli sforzi sprecati, con giocatori che si scuriscono nella loro inefficacia (anche quelli che sembravano dei lumi a inizio stagione) e soprattutto con il fondo classifica che pericolosamente si avvicina, il terreno comincia a tremare.

Per tutti. Ben oltre il taglio di WCS.

Ed è solo un bene.

Fabio Gandini


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