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Calcio | 08 ottobre 2023, 08:57

Stefano Del Sante: «Eravamo ultimi, poi arrivò Sannino e disse: "Uniti vinciamo il campionato". La forza del Varese era l'emozione»

L'uomo gol con cui partì la scalata dall'ultimo posto della Seconda Divisione alla serie B: «Eravamo amici dentro il campo e fuori, stavamo bene assieme e questo faceva la differenza. Il mio cuore è legato alla Città Giardino. Auguro al Varese di riempire di nuovo la curva e ricreare quel rapporto speciale con i tifosi e con la città che con noi fece la differenza. Devo tanto alla famiglia Sogliano: Sean ha un carisma unico e sa gestire le cose. Seguo la squadra tramite le foto di Ezio Macchi»

L'urlo di Stefano Del Sante al Franco Ossola, inseguito da Buzzegoli e Dos Santos (foto Ezio Macchi)

L'urlo di Stefano Del Sante al Franco Ossola, inseguito da Buzzegoli e Dos Santos (foto Ezio Macchi)

"Segna sempre Stefano Del Sante": ci sarà sempre un posto nel cuore dei tifosi biancorossi per Stefano Del Sante, che ha giocato con la maglia del Varese dal 2007 al 2009 collezionando 102 presenze e 28 reti, una più bella dell'altra (era il giocatore dei gol belli e impossibili, come diceva Ricky Sogliano). L'1-0 al Como al Franco Ossola nell'anno del ritorno in B, "annunciato" in settimana e voluto più di ogni altra cosa al mondo, è l'emblema di un uomo capace di farsi voler bene ed essere una sola cosa con l'ambiente, la maglia e la città, vissuta da autentico "varesino" pur non essendolo di nascita. E infatti la curva cantava "Segna sempre Stefano Del Sante" sia quando accadeva, ma anche quando non succedeva. E lo farebbe anche oggi, a distanza di anni. (a.c.)

Stefano, qual è il primo pensiero quando senti la parola "Varese"?
Penso ad anni belli e pieni di emozione: fu un periodo meraviglioso. Sono arrivato con Devis Mangia e per me sono stati gli anni più belli proseguiti con mister Carmignani e con Sannino, quando iniziò la cavalcata in Prima Divisione e in B. La mia carriera calcistica è iniziata proprio al Franco Ossola dove ho avuto la fortuna di conoscere persone fantastiche. Gedeone per il breve periodo che ho avuto la fortuna di conoscerlo è stato un allenatore magnifico, una persona straordinaria, ricco di tanta esperienza e umanità. Sannino è il mister che mi ha fatto crescere, sia umanamente che calcisticamente. Vincendo due campionati.

Qualche ricordo di Sannino?
Il giorno in cui è arrivato e ha diretto il primo allenamento. Eravamo ultimi in classifica. Ci radunò a centrocampo e, fissandoci negli occhi, disse: ”Ragazzi, vi ho visti giocare contro il Como: se facciamo gruppo e ci uniamo, vinciamo il campionato”. Queste parole avevano trasmesso a me e a tutta la squadra una carica straordinaria. È entrato in spogliatoio con uno spirito e delle motivazioni capaci di entrare nei nostri cuori: così è partita la cavalcata delle 18 partite senza sconfitte. In pochi giorni ha creato un'alchimia che ci ha portato a dare il massimo sia in campo che fuori: eravamo tutti amici e nei momenti liberi uscivamo assieme formando un gruppo che voleva raggiungere l’obiettivo fissato dal mister e dalla società.

Hai ancora legami con il tuo Varese e con la città?
Tramite i social sono in contatto con i compagni di quel periodo e alcuni di loro li sento ancora. Il mio cuore comunque batte a Varese, con tanti ricordi sia legati al calcio, ma anche alla città dove mi sono subito ben ambientato.

Qual è il tuo rapporto con la famiglia Sogliano?
Alla famiglia Sogliano devo moltissimo. Hanno subito creduto in me portandomi a Varese, prima però Sean venne spesso a vedermi quando giocavo nel Pizzighettone in C1: ha grande carisma, era sempre con noi, al campo e allo stadio, e questo contava. Veniva spesso negli spogliatoi nell'intervallo a caricarci e a dare preziosi consigli. Sa di calcio e sa gestire persone e momenti: è severo quando serve, ma sa anche rendere meno complicate le situazioni difficili e di maggior tensione.

Cosa hai provato a leggere le interviste di Zecchin e di Corti?
Piacere ed emozione. Sono stati entrambi compagni di squadra con cui stavo bene. Ho trascorso con loro momenti belli e indimenticabili. Sono contento di averci giocato assieme e di aver apprezzato le loro caratteristiche tecniche.

Cosa fai adesso? Programmi per il futuro?
Ho 36 anni e per ora non voglio smettere. Sono venuto in Toscana per giocare in Promozione nella Chiantigiana, in provincia di Siena. Oltre a divertirmi ancora in campo, collaboro con l'amico Lorenzo Crocetti, altro attaccante biancorosso di quel periodo magico che conoscete molto bene: nella sua Accademia alleno i ragazzini. Devo dire che questa doppia esperienza mi soddisfa moltissimo. Il futuro? Quando smetterò di giocare vorrei rimanere nel calcio facendo crescere i giovani.

Segui ancora il Varese?
Certo, tramite social. Vedo i risultati e tutte le foto che pubblica il mio amico Ezio Macchi.

Ti rivedremo in città?
Verrei anche domani per riabbracciare gli amici. Appena posso accadrà.

Un giorno Del Sante tornerà in biancorosso, magari da allenatore?
Per ora sono legato a questo progetto di Crocetti con i giovani, però non poniamo limiti al destino e ala provvidenza. Allenare in una società dove ho passato tanti anni da calciatore non mi dispiacerebbe.

Cosa auguri ai tifosi biancorossi?
Di tornare a riempire ancora la curva e avere soddisfazioni. I tifosi del Varese sono meravigliosi: con noi si era creato un rapporto speciale. Ecco, auguro in particolare di creare e consolidare un simile rapporto, che poi fa la differenza. Il Varese deve tornare più in fretta possibile nei professionisti: la tifoseria merita questo.

Claudio Ferretti


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