Ci sono tanti Kyle dietro Kyle Gibbons, ti basta una chiacchierata per intuirlo. Tante sfumature che convergono però verso un colore unico, deciso, chiaro, inconfutabile: he is a really good guy.
Kalos kai agathos dicevano i greci per definire l’ideale maschile, valoroso in guerra ma anche in possesso di virtù morali. Questo ragazzo dell’Ohio, cresciuto a pane e hockey in uno Stato che si mangia pane e football anche a colazione, è allora sì uno che in Germania veniva definito “scoring machine” per le sue doti di finalizzatore, ma è soprattutto quello che - se glielo fai notare - umilmente si schermisce e dà il merito ai compagni con cui giocava. È quello che sul ghiaccio ha potenzialmente classe e grinta superiori al resto del contesto, ma fuori si pone con la semplicità di una fetta di torta di mele lasciata a raffreddare sul bordo della finestra aperta.
Sorridente, riflessivo nelle risposte, chiacchierone, interessato e non incolto come purtroppo alcuni suoi omologhi stranieri incontrati nel mondo dello sport («se vado in un posto mi piace immergermi nella sua cultura: in Italia voglio vivere come un italiano…»), disponibile, praticamente un libro aperto: abbiamo provato a leggerne qualche pagina…
Kyle, sei passato dalla Val Gardena a Varese: come è cambiata la tua vita e quella della tua famiglia?
Siamo passati da un bellissimo paese di montagna a una città: alle Dolomiti basta il nome, ma anche Varese è davvero molto bella. E tutti, compagni, tifosi, dirigenti, le persone che incontriamo per strada, sono molto carini con noi. Finora, sia per me che per mia moglie Lane e per mia figlia Collins (che ha dieci mesi), è stata un’esperienza piena di gioia: questo è un posto ideale per una giovane famiglia.
Hai girato molto nella tua carriera: da Westlake, in Ohio, al resto degli Stati Uniti, alla Scozia, alla Germania: c’è qualcosa che ti manca particolarmente di casa tua e degli altri posti in cui hai giocato?
Beh, mi manca la mia famiglia, ovviamente. Ma l’hockey è la mia vita da quando ero bambino e ci sta che mi porti lontano: per me viaggiare è normale, per mia moglie un po’ meno. Poi mi manca anche un po’ il cibo, ma qui molto meno che in passato, perché in Italia si mangia davvero bene. Più difficile è dire, invece, se sento la mancanza di qualcosa degli altri luoghi in cui ho giocato in Germania e in Scozia… Ognuno di essi ha il suo modo di vivere, la sua cultura: il mio obiettivo è allora sempre quello di saltarci dentro con entrambi i piedi ed essere parte di questa cultura, quindi vivere come un tedesco, come uno scozzese e ora come un italiano.
Ma è vero che in Germania ti chiamavano “Scoring Machine”?
(Ride ndr). Non so chi mi abbia dato questo soprannome, ma sì… è vero. Diciamo che in Germania ho giocato in buone squadre con ottimi compagni… Di certo sono un finalizzatore, anche se non so se sia davvero una macchina. Segno, ma posso fare anche tante altre cose nell’arco di una partita.
Come va l’ambientamento con i tuoi nuovi compagni e con coach Niklas Czarnecki?
Considerate che arrivare in un nuovo team significa ogni volta avere a che fare con 21 nuovi volti, 21 nuovi nomi, 21 nuove persone: ci vuole un po’ di tempo per conoscerle, abituarsi a loro e al loro modo di giocare. Ma i compagni di quest’anno sono dei grandi: stanno rendendo le cose semplici per me e questo è molto importante per un nuovo giocatore. E anche il coach fa lo stesso, perché rende tutto molto più facile, non ci chiede nulla che non abbia già chiesto a se stesso o che lui stesso non avrebbe potuto fare quando giocava. È avanti, è un grande allenatore e ha una bella mente: sono molto felice di giocare per lui. E penso che in alcune partite potrà fare la differenza con le sue tattiche e con la tempistica dei suoi timeout. In generale sono davvero curioso ed eccitato nel capire dove lui e tutti noi riusciremo a portare questa squadra: penso che potremo fare qualcosa di speciale.
In cosa può migliorare la squadra?
Abbiamo fatto un’ottima partenza, ma conta poco. L’importante sarà mantenere il livello, essere costanti: solo così potremo lottare ancora per vincere il campionato. Il coach sta facendo un ottimo lavoro, perché ci dà una soglia minima che si aspetta sempre da noi ogni volta che scendiamo sul ghiaccio ed è necessaria per provare a vincere. Poca tattica finora, ma molta mentalità.
Il tuo obiettivo personale per questa stagione?
Senza dubbio voglio ripetere ciò che è stato fatto qui lo scorso anno, quindi vincere la Coppa e il Campionato, anche se so che è molto più difficile ripetersi che vincere la prima volta, perché tutti vogliono battere i campioni. Ma abbiamo il gruppo per poterci riuscire. E poi voglio vincere per essere parte della festa: ho visto i video delle celebrazioni del 2023 sui social quest’estate e voglio esserci anch’io la prossima volta, invece che guardare e basta! Sapete proprio divertirvi qui!
Cosa ne pensi dei tifosi e dell’atmosfera all’Acinque Ice Arena?
I tifosi qui sono meravigliosi. In Germania sono stato in club che avevano fans sicuramente all’altezza e ci davano un grande supporto, ma qui è come se ci fosse una città intera a tifare. C’è una squadra di basket, una di calcio, una di hockey, tutte sono amate, nessuna viene esclusa: tutti hanno dietro la loro fan base. Se penso ai nostri dico che sono fantastici, ci fanno sentire forti ed è un grande vantaggio per noi. Speriamo continuino così, ma sta a noi dar loro il motivo di farlo.
Anche in Val Gardena sentivi lo stesso calore?
Beh, quello è un luogo di villeggiatura: i locali amano l’hockey ma non vengono a vederlo in tanti, quindi alle partite c’era tanta gente solo nei periodi di vacanza, quando si aggiungevano anche i turisti. È una cosa ben diversa dal giocare davanti a un’arena piena di gente ogni singola partita. Questo non può non piacere a un giocatore…
È vero che sei già andato anche a Lugano a vedere una partita?
Sì è vero: Edo (Raimondi ndr) è stato gentilissimo a procurare i biglietti per me e Eric (Naslund ndr) e siamo andati a vederci la gara contro lo Zurigo: una bella partita, anche se il Lugano ha perso 4-1, ma è stato commovente vedere i loro tifosi sostenerli ugualmente. La cosa più incredibile, però, è che ho incontrato un ragazzo con cui ho giocato e con cui sono cresciuto a Cleveland… La sua famiglia è di Bellinzona e suo fratello allena la squadra under 17 del Lugano. Pazzesco averlo rivisto in Svizzera, dall’altra parte del globo… Ma il mondo dell’hockey è proprio piccolo!
Stasera - Quarta giornata
18.30: Varese-Dobbiaco (biglietti in prevendita cliccando QUI o stasera alla cassa del palaghiaccio). 18.45: Pergine-Valpellice. 19.30: Caldaro-Alleghe, Appiano-Feltre. Domenica 8, 18.45: Como-Bressanone. Riposa: Valdifiemme
Ieri - Anticipo undicesima giornata
Valdifiemme-Valpellice 4-2
Classifica
Caldaro, Valdifiemme** 9. Varese 8. Feltre 6. Pergine*, Appiano* 5. Alleghe 4. Appiano* 3. Dobbiaco, Valpellice** 1. Bressanone, Como* 0. **una gara in più *una in meno
Giovedì 12 ottobre - Quinta giornata
Ore 20.30: Bressanone-Caldaro (20), Dobbiaco-Appiano (20), Feltre-Pergine, Valdifiemme-Alleghe, Valpellice-Como. Riposa: Varese
Sabato 14 ottobre - Sesta giornata
Ore 18.45: Pergine-Como. 19.30: Appiano-Valdifiemme, Caldaro-Varese. 20.30: Alleghe-Dobbiaco, Valpellice-Bressanone. Riposa: Feltre
Con i Mastini Forever a Caldaro
Il gruppo organizzato di tifosi gialloneri Mastini Forever organizza la trasferta in pullman di sabato 14 ottobre a Caldaro, dove il Varese giocherà alle 19.30. Ritrovo in autogrill a Castronno alle 14.10. Costo della trasferta (biglietto escluso): 40 euro per i tesserati Mastini Forever, 45 euro per i non soci. Per info 320 2115855 o 348 2213883. Chiusura iscrizioni 13 ottobre.














