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Aquila Basket Trento

0-0

Ore 16.30

Pallacanestro Varese

DIRETTA CALCIO - serie D girone B  | domenica 13 ottobre, ore 15.00 @ Varesina Stadium

Varesina

0-1

INTERVALLO

Sant'Angelo ottima squadra, il vantaggio ci sta

Gol: Arlotti

Sant'Angelo

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Borgaro

0-2

50'

Gol: Malinverno, Banfi su rigore

Varese

 / Calcio

Calcio | 14 settembre 2023, 08:20

Corti "motorino" del Varese in B: «Sogno spesso di poter rigiocare la finale con la Samp. Con quella squadra e quel pubblico avremmo potuto vincerla...»

L'uomo di fatica della scalata biancorossa (181 presenze dal 2009 al 2015): «Sannino secondo padre, il nostro Varese e Varese erano una famiglia, dal Papo a Bino, Maccecchini e... alla carne di Ripoli. Sento ancora Neto, Momentè, Pisano, Pavoletti, Bressan... e Zecco, con cui vado anche in vacanza assieme. Oggi lavoro al mattino e nel pomeriggio alleno i ragazzi del Cantù San Paolo»

L'urlo di Daniele Corti, l'urlo del Franco Ossola in serie B: sembra passato un secolo eppure questa era la realtà biancorossa fino al 2015 (foto Ezio Macchi)

L'urlo di Daniele Corti, l'urlo del Franco Ossola in serie B: sembra passato un secolo eppure questa era la realtà biancorossa fino al 2015 (foto Ezio Macchi)

Il "motorino" della scalata alla serie B dopo 25 anni di assenza. Il giocatore che Beppe Sannino giudicava intoccabile e indispensabile perché iniziava a correre nel riscaldamento e finiva di farlo solo per rientrare negli spogliatoi a partita finita, ovunque lo mettessi e contro qualunque avversario. L'uomo dai sette polmoni, simbolo di fatica, sudore e lotta dal carattere acceso che non le mandava certo a dire. 

Daniele Corti, comunque la si giri, con 181 presenze (e 3 gol) "pesanti" perché sul campo lasciava tutto e anche di più, è stato dal 2009 al 2015 uno dei simboli del ritorno biancorosso tra i grandi.

Daniele, raccontaci il tuo rapporto con mister Sannino?
Per me è un secondo padre. Ci sentiamo ancora. Mi ha chiamato per il mio compleanno. Il mio rapporto con il mister è iniziano quando giocavo a Meda, è proseguito a Lecco e poi a Varese, dove abbiamo conquistato grandi risultati. A lui devo parecchio della mia formazione umana e calcistica, conservo ancora bellissimi ricordi.

A proposito di ricordi: parlaci dei tuoi nella Città Giardino.
Mi sono subito trovato bene, sia sotto il profilo calcistico che umano. Ho ancora qualche legame, anche se sinceramente non vengo spesso. Ho passato anni bellissimi anche se l'ultimo non è stato dei migliori vuoi per i problemi societari, vuoi perché la pubalgia mi ha tenuto fuori dal campo per parecchio tempo. Purtroppo si era chiuso un ciclo fantastico: senza entrare troppo nei sentimentalismi, sono cose che succedono nella vita e anche il calcio non ne è esente.

Persone a cui eri particolarmente legato a Varese anche fuori dal calcio?
Tante, sia io che mia moglie abbiamo legato molto con i varesini e con la città. Tra i tanti cito il Papo (Silvio Papini), persona straordinaria sempre pronta a darmi una mano, non solo sul campo. È stato il primo che ho conosciuto quando sono arrivato e l’ultimo che ho salutato con grande commozione nel momento dell'addio. Posso ricordare anche Bino, grande tifoso e giornalista eclettico: quanta carica mi trasmetteva...  era unico, gli volevo davvero bene. Poi Maccecchini, un personaggio unico e raro, un gran signore. Era sempre presente. Ricordo che andavo spesso in ferramenta a trovarlo. Era sempre disponibile in qualsiasi cosa. Se posso vorrei ricordare e salutare Angelo Ripoli e i suoi figli: in negozio comperavo carne prelibata e specialità davvero eccezionali.

Sei in contatto con i suoi compagni di squadra di quel periodo?
Mi sento quasi con tutti tramite i social, quelli con cui parlo più spesso sono Neto, Momentè, Pisano, Pavoletti, Bressan...

Dimentichi Zecco...
Beh, con lui è nata un'amicizia particolare (leggi QUI la sua intervista), il legame è stretto anche tra le nostre famiglie e andiamo in vacanza assieme. Il calcio ci ha fatto conoscere, poi è staccata questa grande e stupenda amicizia. Sono cose che, per fortuna, succedono anche nel mondo del pallone...

Un rimpianto?
La finale con la Sampdoria: poteva cambiare la storia del Varese e anche la nostra. Qualunque ragazzo che inizia a giocare a pallone anela la serie A e anch’io ero tra questi. Spesso sogno di poterla rigiocare... Sono certo che, senza scendere troppo nei particolari, con quella squadra e con quel pubblico avremmo potuto vincerla: è il mio sogno ricorrente, ma purtroppo non si può tornare indietro.

Cosa fa adesso Corti?
Seguo mio figlio Davide, 13 anni,  che gioca nel Cantù San Paolo. Al mattino lavoro, nel pomeriggio alleno la squadra Juniores.

Segui ancora il Varese?
Guardo i risultati, ma non seguo le dinamiche societarie, comunque gli auguro di arrivare al più presto in una categoria importante che il territorio e i tifosi meritano.

Cosa consigli ad un ragazzo che inizia a giocare a calcio?
Di metterci passione e affrontare sacrifici. Se ci sono passione, volontà e sorriso si supera tutto. La cosa importante è giocare, ma anche studiare e prepararsi un futuro. Bene seguire il sogno di diventare calciatore professionista, ma bisogna essere realisti: non è per nulla facile, anche perché a volte nel percorso subentrano variabili che non dipendono da noi, ma dal destino. Bene giocare, perché fare una sport fa bene nella formazione del carattere, ma è essenziale rimanere realisti.

Claudio Ferretti


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