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Calcio | 29 giugno 2023, 07:57

Lele Andena, il "re" del sintetico nel cuore del calcio vero. «Il Varese? Servono investimenti. Bisogna ricreare interesse»

Lavorando con la Limonta ha contribuito a far nascere terreni in sintetico sia in provincia che in tutta Italia ma, curiosamente, non al terreno principale del Franco Ossola o alle Bustecche. «Dalla Varesina al Bosto, dalle parrocchie del Varesotto ai campi di padel e alle squadre professionistiche del nostro calcio, non ce n'è una che non abbia campi in erba sintetica nei suoi centri sportivi. Vi spiego perché...»

Il "baffo" Lele Andena, ieri con la maglia dell'Atalanta e oggi

Il "baffo" Lele Andena, ieri con la maglia dell'Atalanta e oggi

Gabriele Andena, classe 1947, conosciuto e ancora nel cuore della  tifoseria biancorossa ha iniziato la sua carriera calcistica nel ruolo di difensore nella serie D  nel 1966. Due anni dopo debutta in serie A con il Varese, dove disputa complessivamente sei stagioni, tre nella massima serie e tre nei cadetti. Nel 1974 passa all’Atalanta, dove divenne un pilastro della difesa, disputando cinque campionati in serie A e tre in B. Nel corso della sua carriera nel massimo campionato, non ha mai ricevuto un cartellino rosso. Termina di giocare a trentadue anni per intraprendere l’attività che tuttora svolge di responsabile vendite in Lombardia di un'azienda leader nella realizzazione di campi da gioco in sintetico.

«Lavoro ancora perché mi piace - esordisce "Lele" - per la Limonta, azienda leader in Europa nella produzione di manti sintetici per campi di calcio a livello dilettantistico e professionistico oltre che per parrocchie, tennis e padel, che è lo sport del momento».

Nella nostra provincia ha già realizzato questi tipi di campi sintetici?
Certo, in diversi centri parrocchiali cosi come per alcune società come Varesina, Gavirate, Morazzone, Caronnese e Bosto, tanto per citarne alcune.

Manca il Franco Ossola...
Ad onore di verità è stato realizzato il campetto a sette dietro la tribuna centrale  dove si allenano i giovani dell'Accademia Varese. Eravamo in trattativa per il centro delle Bustecche, che è stato poi appaltato ad un nostro concorrente. Mentre per il terreno principale del Franco Ossola abbiamo fatto diverse offerte, anche ai tempi della gestione Sogliano, ma non si è mai concretizzato nulla.

Quali sono i vantaggi del sintetico?
Per le società che usano molto il campo sia per partite ed allenamenti il grande vantaggio è di avere sempre una superficie in ottimo stato, anche in condizioni climatiche sfavorevoli. Per le scuole calcio è un grande vantaggio in quanto si controlla meglio il pallone e gli infortuni sono molto più limitati visto che anche in caso di piogge torrenziali il campo non si allenta e i giocatori trovano sempre la stessa superficie di gioco.

I costi di realizzazione sono alti?
Partiamo dal presupposto che un buon sintetico dura fino a 15 anni e per una società che sfrutta il campo per 6/7 ore al giorno, dal vivaio alla prima squadra, l'investimento viene assorbito tranquillamente. I costi di manutenzione di un campo sintetico sono nettamente inferiori a quelli di un campo in erba naturale. È per questo motivo che diversi enti pubblici, privati e religiosi, e società calcistiche investono nella realizzazione di queste superfici. Oggi tutte e dico tutte le squadre professionistiche hanno nei loro centri sportivi campi in erba sintetica.

Parliamo di calcio. Lei ha giocato nel Varese ai tempi di Giovanni Borghi e a Bergamo con i patron Achille e Cesare Bortolotti, poi ha visto l’evoluzione del mondo del pallone, dall'avvento di Berlusconi in poi: un cambiamento incredibile?
Borghi e Bortolotti erano industriali che avevano la passione del calcio e appianavano le perdite con i loro soldi. Era una gestione patronale del singolo magnate. Successivamente i presidenti hanno creato una organizzazione diversa, una forma di gestione imprenditoriale creando nuove figure nell’ambito societario. Anche il presidente attuale dell’Atalanta Percassi, che conosco bene perché ai tempi era mio compagno di camera, ha creato e concepito un'ottima società lavorando bene e creando entusiasmo tra la tifoseria bergamasca. Il calcio ora racchiude interessi diversi, rispetto ad allora girano molti più introiti, sono aumentati i costi gestionali e va gestito come una multinazionale. I risultati sul terreno di gioco sono il frutto di diversi investimenti: se la squadra gioca bene e fa risultati il tifoso va allo stadio, le tv danno visibilità e gli sponsor investono volentieri.

Parliamo del Varese.
Sinceramente lo seguo poco, anche se ho il cuore biancorosso e abito da anni in questa meravigliosa provincia. Leggo in questi giorni che, con la nuova organizzazione societaria, c'è interesse a costruire un programma diverso e duraturo. Mi auguro vivamente che ciò accada e che Varese in tempi brevi possa ritornare in una categoria consona alla città e alla tifoseria che, nonostante le fasi altalenanti, rimare legata ai colori biancorossi. Però torniamo al discorso di prima: per raggiungere certi obiettivi servono investimenti che poi creano interesse, portando allo stadio più persone possibili. Le società semi professionistiche e dilettantistiche al nord non portano molte persone sulle gradinate, mentre al sud c’è interesse maggiore e anche nelle categorie semi professionistiche alcuni club hanno molte migliaia di persone ogni domenica e i parametri sono completamente diversi.

Claudio Ferretti


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