Riceviamo e pubblichiamo una lettera arrivata in redazione a firma di un lettore che lamenta la complessa situazione del traffico in viale Belforte a Varese.
Egregia redazione.
È ormai da mesi che mi sono ripromesso di scrivere, consumato dalla voglia di esprimere "logica" in mezzo a tanta illogicità che quotidianamente, da qualche anno (un paio di mandati, tanto per venire subito al punto), ci circonda e ci rovina drasticamente la qualità dell'esistenza. Leggevo qualche tempo fa su un quotidiano cittadino una lettera di un lettore che, in pieno lockdown, portava in trionfo la giunta varesina elogiando la brillante svolta del traffico in Viale Belforte. Devo dare atto che effettivamente, con il 90% dei cittadini relegati in casa, un qualche miglioramento c'è stato: le code che dapprima si aggiravano intorno ai 300 metri (semaforo di largo IV novembre - ponte della ferrovia all'altezza di via Monte Golico) si erano ristrette a un centinaio (non di meno) di metri (ma era l'effetto Galimberti/Civati, ovviamente! Mica la pandemia mondiale).
Or bene, oggi in orari non di punta, le code sono costantemente ferme fino al semaforo del Lazzaretto (1,3 km. Coda più che quadruplicata). Nelle ore più critiche arriviamo fino all'imbocco della tangenziale est in zona Iper (3km. Traffico decuplicato). Alla mattina le imprecazioni partono ininterrotte da... Binago (8km. Abbiamo trentuplicato) Lascio immaginare i tempi di percorrenza. E non parliamo di coincidenza di cantieri chiave, la situazione è così dalla riapertura post lockdown! Se poi i cantieri sono tutti brillantemente gestiti dalla giunta come quello chiuso e abbandonato da anni in Via Crotti...
Del resto questi sono i politici che lottano per la viabilità ecosostenibile, sono quelli dell'asfalto disintegrato nelle arterie principali (e non). Sono persino riusciti ad organizzarci i campionati mondiali di ciclismo per amatori, con i "cronoman" che sfrecciavano con le loro bici ultra-aereodinamiche in mezzo a baratri rattoppati solo qualche ora prima dell'inizio della gara su strade ardue addirittura per le Mountain Bike.
Si potrebbe andare avanti per pagine e pagine raccontando il declino di una città in caduta libera. Ma restiamo a fissare la coda "belfortese", che nel frattempo è avanzata di 12 metri.
Cordialità.