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Varese | 22 settembre 2022, 07:10

INCHIESTA/1. C’è chi resiste e non aumenta i prezzi: «Finché posso i maggiori costi li assorbo io…»

Allarme costo del pane, viaggio tra i panettieri varesini. Prima puntata, panificio Pigionatti (piazza della Motta): «Solo 10 centesimi in più al chilo ad aprile, ma i clienti non si sono praticamente accorti. È un bene di prima necessità e cerchiamo di tutelare chi lo compra, ma tra farina salita del 30% e bollette triplicate, capisco i colleghi che hanno rincarato il prezzo…»

INCHIESTA/1. C’è chi resiste e non aumenta i prezzi: «Finché posso i maggiori costi li assorbo io…»

Le brutte notizie, si diceva una volta, arrivano con il tg della sera. Adesso, modernizzandoci, potremmo ipotizzare che non serva aspettare tanto: basta il “mattinale” di Google News oppure un giro sui social con gli occhi ancora assonnati.

Sia quel che sia, nella giornata di martedì sono in tanti ad aver letto un titolo come questo: “Nel 2022 gli italiani spenderanno 900 milioni di euro in più per il pane”. Oppure come questo: “In Europa il prezzo è aumentato del 18%, in Italia del 13,5%. Presto il pane a sei euro”.

Nell’autunno caldo di costi e prezzi, che viene dopo l’estate calda di costi e prezzi, seguita a una primavera nemmeno poi così tiepida, e con lo spettro di un futuro che si annuncia ancora più problematico, la questione non passa inosservata, anche perché tocca quello che è ancora un alimento base della nostra alimentazione

Ma dietro ai titoli da tregenda, dietro alle elaborazioni generali (quelle citate appartengono rispettivamente a Coldiretti ed Eurostat), qual è la realtà, soprattutto nello specifico varesino? Cosa stanno soffrendo i nostri panificatori o rivenditori? Come si stanno adeguando alle oscillazioni dei costi dell’energia e delle materie prime? E, soprattutto, il prezzo di un chilo di pane è aumentato davvero dappertutto e allo stesso modo a Varese?

«Noi nell’ultimo periodo non abbiamo apportato alcun incremento» rivela Davide Pigionatti, in quella che è la prima tappa di una nostra mini inchiesta (una puntata al giorno per tre giorni consecutivi) che riporterà le voci dei singoli esercenti e quella dell’associazione di categoria.

Il panificio Pigionatti è una sorta di monumento di Varese, frequentato e apprezzato nel suo angolo di piazza della Motta. Davide, il pane, lo produce e lo vende: ci riceve che ha appena finito un impasto. «L’unico aumento di quest’anno al prezzo del pane lo abbiamo fatto ad aprile, di 10 centesimi al chilo» spiega. Si tratta, se si prende a riferimento una cifra di poco più di 4 euro al chilo come prezzo medio, di un incremento di circa il 2,5%: altro che 13 o 18… «E infatti i nostri clienti non l’hanno nemmeno percepito».

Clienti che tra ieri e l'altro ieri, almeno alcuni, si sono presentati in negozio preoccupati, temendo di trovare fin da subito i rincari promessi dalle news. C’è chi - ci confessano, sorridendo - ha addirittura ventilato la possibilità di comprare del pane posso, per spendere meno. Davide rassicura tutti: «Finché possiamo, noi il prezzo non lo cambiamo: stiamo parlando di un bene alimentare di prima necessità. Se riesco l’aumento dei costi lo assorbo io: vale anche per altri prodotti come le focaccine o le pizze, nonostante per esempio il costo della polpa di pomodoro sia salito di due euro…».

Sì, perché decidere di non aumentare il prezzo non significa ignorare l’aumento dei costi: «Il costo della farina, sia estera che italiana, è arrivato al 30% in più, quello dell’olio di semi di girasole si è triplicato in una sola settimana: alcune cose ci hanno lasciato letteralmente spiazzati». Per questo Pigionatti capisce i colleghi che si sono comportati diversamente da lui: «Alcuni hanno ricevuto bollette della corrente triplicate, cosa dovevano fare? Io ho ancora la fornitura a prezzo bloccato, ma non nascondo di essere pronto a rivalutare la situazione quando non sarà più così».

Che poi un conto è il pane e tutto ciò che è di produzione propria, un conto è ciò che viene comprato da fuori. Davide fa l’esempio dei biscotti: «In quel caso la proporzione non ammette deroghe: se acquisto a più soldi, devo vendere a più soldi, non c’è scampo: non posso vendere sottocosto, nemmeno la Finanza ci crederebbe…».

L’ultima riflessione di Pigionatti è sulla mancanza di personale, altro grattacapo che sta diventando annoso. Lui se la cava con una battuta, una fotografia formidabile della realtà: «Nel nostro lavoro il ricambio generazionale non esiste più. Io ero il più giovane quando sono entrato nella associazione panificatori: adesso ho 56 anni e sono ancora uno dei più giovani…».

F. Gan.

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