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Busto Arsizio | 09 settembre 2022, 08:55

Elena e la donazione dei capelli: la solidarietà in testa

La generosità verso chi soffre per la chemio, il ricordo della nonna nel cuore

Elena e la donazione dei capelli: la solidarietà in testa

Sono più o meno le 11 del 7 settembre e in uno dei saloni di “Bellani parrucchieri”, in viale Sicilia, Busto Arsizio, parte un applauso. Acconciatura spettacolare? Ben riuscita? Sì, da diversi punti di vista. Sotto gli occhi del personale e dei clienti c’è Elena Gallo, 22 anni, studentessa di architettura. Chioma appena tagliata. I capelli vengono conservati e restituiti. Andranno a qualcuno che affronta la malattia e la chemio. Ci penserà lei, a inviarli. Ha individuato l'associazione cui rivolgersi. Fra i sorrisi, scappa qualche lacrima. Perché la data dell’operazione, chiamiamola così, non è casuale.

Elena non pensava di suscitare particolare interesse. Ma nemmeno si sottrae alle domande e i presenti parlano, si scambiano informazioni. Viene fuori la storia che Elena, a posteriori, ricostruisce: «Il 7 settembre è il giorno in cui è scomparsa mia nonna, Angela. Se l’è portata via un tumore, anche se si era sottoposta a chemioterapia. È la stessa data in cui è morto mio nonno, anni prima. E lei lo diceva, ci rassicurava: guardate che lui verrà a prendermi». Non bastassero le date e la dolcezza di parole che non si dimenticano, a rendere speciale l’esperienza di Elena intervengono altri ricordi. «La nonna è stata lucida fino all’ultimo. Una persona molto presente nella mia vita. E teneva alla cura della sua persona. Anche ai capelli. Non è un caso che, quando è scomparsa, mia mamma, fra tanti pensieri, ne aveva uno: non c’era stata la possibilità di farle la tinta».

Un’esperienza da cui nasce sensibilità. Non rara. Sara, dipendente del salone: «Elena ci ha raccontato qualcosa di raro. Ma tante clienti pensano alle persone che perdono i capelli per la chemioterapia. Nell’ultima settimana ne abbiamo ospitate tre. E sicuramente non siamo i soli». Identikit delle donatrici? Ancora Sara: «Spesso sono giovani o giovanissime. Ricordo una ragazzina, avrà fatto la terza media. È venuta accompagnata dalla mamma. Lei, la mamma, non sapeva bene di cosa si parlasse ma la ragazza aveva stampato un foglio con le istruzioni su come procedere». «Sì – si collega Elena – perché le procedure cambiano a seconda dell’associazione a cui ci si rivolge e che, una volta ricevuti i capelli, li utilizza».

Colpisce, a prescindere, la diffusione del gesto: tante giovani donne («…i loro capelli si prestano di più» si precisa dal salone, anche se gli adulti non sono “tagliati fuori”) che manifestano empatia e solidarietà verso chi affronta la malattia, la sofferenza. A chi vanno, i capelli recuperati? «Spesso a persone in difficoltà. Una parrucca di qualità può costare parecchie centinaia di euro. Non tutti se la possono permettere».

Richiesta di una foto. Il personale del salone parte all’istante, si ritocca: Elena finisce fre le mani, e sotto il phon, di Chiara, perfettamente informata della sua esperienza. Segue scatto all’esterno del locale. Con domanda finale: «Che cosa diresti, qui e ora, a tua nonna, ad Angela?». «Vorrei che fosse felice per questo gesto. Vorrei che fosse felice».

Stefano Tosi

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