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Calcio | 12 giugno 2022, 09:39

Rolando Maran: «Varese ambiente fantastico e a misura d'uomo, i tifosi ci aspettavano per incoraggiarci. Merita la serie B»

Il "generale" trentino guidò una delle squadre più belle di sempre fino alla finale per la serie A del 2012: «Storia, campioni, accoglienza e territorio in biancorosso fanno la differenza. Il mio presente? Coltivo passioni e mi tengo aggiornato. Riva? Grande persona nel cuore di ogni sardo»

Maran, il vice Maraner e Zecchin: i volti di uno dei Varese più spettacolari della storia

Maran, il vice Maraner e Zecchin: i volti di uno dei Varese più spettacolari della storia

A volte, qui, basta il nome per essere "marchiati" a fuoco di biancorosso ed entrare nella storia. Nomi come questi. Il Varese di Maran. Il Varese di Fascetti. Il Varese di Sannino. Il Varese di Da Pozzo, Sogliano, Picchi, Borghi, Cresci, Dellagiovanna, Leonardi, Tamborini, Anastasi, Burlando, Vastola (5-0 alla Juventus).

«A Varese ho trovato un ambiente fantastico e a misura d'uomo - dice oggi Rolando Maran: il suo Varese verrà ricordato sempre per il grande gioco, oltre che per la cavalcata fino alla finale per la A del 2012 con la Sampdordia - Abitavo vicino a piazza Repubblica e, quando con Maraner e i miei collaboratori uscivamo a cena, trovavo sempre moltissimi tifosi a incoraggiarci».

Il "generale" Maran è nato a Trento il 14 luglio 1963 e ha iniziato a giocare a calcio nelle giovanili della squadra cittadina, per poi passare ventenne alla Benancense Riva, dove ha giocato sino al 1986. Acquistato dal  Chievo, diventerà l’uomo bandiera del miracolo del borgo veronese sino al 1995. Passa al Valdagno dove gioca per un anno, quindi alla Carrarese, prima di chiudere nel 1996 nel Fano.

La sua brillante carriera di allenatore, spesso accompagnata dal fedelissimo e bravissimo vice Christian Maraner, inizia nel 1997 come vice nel suo Chievo, poi ecco le giovanili di Cittadella e Brescia. Diventa mister in prima squadra nel 2000 con il Cittadella dove allena per 5 anni, per poi passare a Brescia, Bari, Triestina, Vicenza e Varese.

Dopo l'esperienza biancorossa ecco le due stagioni di Catania, dove ottiene il miglior risultato storico di sempre degli etnei in serie A, per poi tornare nel Chievo (4 anni). Dal 2018 al 2020 allena il Cagliari, per poi fare una breve esperienza in Liguria nel Genoa. Ha due figli, Elena e Gianluca, sempre vicini al padre.

Mister, ricordi di Varese?
Sono arrivato ai primi di novembre,  trovando una situazione complicata. Assieme al mio amico e vice Maraner, abbiamo dovuto capire subito l’ambiente e cercare di mettere sulla giusta strada la squadra che aveva grandi potenzialità, ma anche bisogno di tanta fiducia.
Ho lavorato benissimo, trovando un ambiente fantastico e a misura d'uomo, dove i tifosi facevano sempre le cose giuste. La città mi ha accolto subito molto bene, dimostrando il suo calore: abitavo vicino a piazza Repubblica e, quando con i miei collaboratori uscivamo a cena dopo un'intensa giornata passata allo stadio, trovavo sempre moltissimi tifosi che ci incoraggiavano.
Grazie agli appassionati e ai club che si riunivano in provincia, ho potuto anche conoscere le bellezze attorno a Varese: mi spiace non aver avuto il tempo, a causa dell'impegno sul campo di calcio, di averle vissute tutte pienamente.

È più tornato a Varese?
Purtroppo ho fatto solo qualche visita veloce, ho salutato qualche amico, ma gli impegni che ho avuto dopo l’esperienza in biancorosso mi hanno impedito di essere a Varese per più tempo. Comunque mi ripropongo di venire presto, anche per riabbracciare l’amico Andrea Confalonieri.

Varese e Cagliari sono uniti da una sorta di filo fortissimo che passa da Leggiuno, dove è nato Gigi Riva: ricordi della sua esperienza in terra sarda?
Allenare il Cagliari è un onore e un prestigio. Si vive il calcio in maniera differente rispetto al continente. Per i sardi, il Cagliari è motivo di orgoglio e unità, di persone legate a un territorio amato in maniera viscerale. Gigi Riva, da grande persona, non si è mai intromesso nelle scelte della società. Ci siamo sentiti qualche volta telefonicamente, e lui mi incoraggiava. Quello che posso affermare è che Rombo di Tuono è un'icona, una persona che ancora oggi è una leggenda, sia come uomo che come calciatore. È nel cuore di ogni abitante della Sardegna proprio per il suo temperamento, il carattere e l'attaccamento al territorio.

Mister, è amico di Maurizio Ganz, mister del Milan femminile...
Maurizio con la sua competenza, serietà e preparazione ha dato un forte contributo al Milan aiutando a far crescere l'interesse per il calcio giocato dalla ragazze. E’ un fenomeno in ascesa, grazie anche ai lodevoli risultati della Nazionale allenata da Milena Bertolini. Personalmente qualche partita in televisione la seguo, e mi appassiona.

Cosa fa oggi mister Maran?
Intanto coltivo i miei hobby,  mi tengo in forma facendo passeggiate e giri in bicicletta. Poi studio e mi aggiorno per non essere impreparato per la prossima esperienza in panchina, dove spero di rientrare presto. Oggi gli allenatori, anche se non allenano, devo seguire partite, tabelle, informazioni.
Il mondo del calcio è cambiato e non c’è spazio per l'improvvisazione: tutto deve essere programmato nei minimi particolari. Le società sono gestite come aziende dove è importante conseguire risultati per poter sostenere costi e ricavi. Economia, marketing e comunicazione hanno grande rilevanza, e l’allenatore, insieme al suo fidato staff, è un anello importante per il conseguimento degli obiettivi.

Concludendo, mister: cosa vuole aggiungere?
Mando un forte abbraccio alla tifoseria biancorossa e ai varesini, con tanta stima e affetto, oltre a un grosso in bocca al lupo per far sì che la società rientri velocemente in serie B. Non dimentichiamoci che Varese è una società ricca di grande tradizione calcistica e di storia e che al Franco Ossola sono cresciuti tanti campioni che hanno dato lustro al calcio italiano e mondiale.

Claudio Ferretti


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