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Cronaca | 05 aprile 2022, 19:31

Animatore varesino accusato di stupro: il pm chiede sette anni e sei mesi

Arriva la richiesta delle parti per quanto riguarda il processo su quanto avvenuto cinque anni fa a Creta. La giovane, allora quindicenne, riportò lesioni e dovette essere medicata: per il pubblico ministero non ci sono dubbi, mentre la difesa chiede l'assoluzione. La sentenza attesa a maggio

Animatore varesino accusato di stupro: il pm chiede sette anni e sei mesi

Una quindicenne in vacanza con i genitori e un animatore varesino di vent’anni, dipendente della struttura scelta da quella famiglia per qualche giorno di relax. La relazione scaturita rapidamente e in maniera forse inaspettata dopo qualche sguardo di complicità tra i due, è finita a quasi cinque anni di distanza dai fatti in un’aula del Tribunale di Varese, dove l’animatore è accusato di violenza sessuale e lesioni gravissime (clicca qui per i dettagli della vicenda). 

L’entità delle lesioni accertate in ospedale poco dopo gli avvenimenti (lacerazioni vaginali profonde, curate in sala operatoria con sessanta punti di sutura), non lascia spazio ad interpretazioni alternative a quella della violenza, che si sarebbe consumata in una sera di giugno del 2017, poco prima della mezzanotte, in un luogo appartato vicino agli scogli, all’esterno della località turistica sull’isola di Creta dove i due giovani si trovavano. Questa, in sintesi, la posizione del pubblico ministero, che davanti ai giudici del collegio ha chiesto la condanna dell’imputato a sette anni e sei mesi di reclusione.

Il ragazzo, sempre secondo l’accusa, è risultato poco credibile, durante l’esame in aula, nell’attribuire alla quindicenne la volontà di proseguire quel rapporto - peraltro il primo della sua vita - che si era bruscamente interrotto dopo pochi secondi alla vista del sangue. Una versione incompatibile, per il pm, con l’entità delle ferite certificate dalla documentazione medica della struttura sanitaria greca dove la ragazza fu operata d’urgenza. 

L’imputato avrebbe inoltre tratto vantaggio dal suo ruolo di animatore, sfruttando la maggiore libertà concessa alla giovane in quel contesto, dove le attività ricreative si svolgevano sotto la supervisione di adulti (tra cui lui). «Mi piaci ma non voglio andare oltre il bacio», avrebbe detto poche ore prima dei fatti la ragazza, quando tra lei e l’animatore ci fu un rapporto orale. Secondo quanto riportato dal difensore di parte civile.

Ed è proprio in merito a quelle poche ore trascorse tra il primo rapporto e il secondo - completo e consumato a margine di una serata trascorsa in compagnia - che la difesa ha evidenziato “dubbi e contraddizioni” emersi nella ricostruzione fornita dalla persona offesa: messaggi con i cuori sul cellulare e allusioni a ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. E poi l’immagine, descritta in dibattimento dai testimoni, dei due che fanno ritorno verso la struttura ricettiva, mano nella mano, dopo il momento di intimità guastato dalla comparsa del sangue, subito lavato via con una rapida immersione in acqua. 

Dopo l’atto la ragazza non lanciò nessun allarme, è la tesi della difesa. L’animatore fu licenziato in tronco non appena la notizia di quello che era successo giunse ai suoi superiori, che bussando alla sua porta nel cuore della notte gli contestarono il comportamento con cui aveva palesemente violato una delle principali regole imposte ai dipendenti della compagnia turistica che operava nel villaggio: non intrattenere relazioni extra professionali con gli ospiti.

I problemi, come ha raccontato in aula lo stesso imputato, erano però iniziati parecchie settimane dopo, quando la madre della ragazza, inizialmente dispiaciuta per il suo licenziamento, si era rifatta viva, affermando che la figlia le aveva detto la verità. 

E i certificati dell’ospedale? Per la difesa, sulla base di quanto spiegato in udienza da una dottoressa che visitò la quindicenne al rientro in Italia, una “lacerazione da coito” così estesa può essere causata anche da tre fattori che nulla hanno a che vedere con un rapporto non consenziente: età, verginità e costituzione fisica. 

La richiesta di condanna e quella opposta di assoluzione perché “il fatto non costituisce reato” verranno valutate dal collegio giudicante, che si pronuncerà ad inizio maggio.

Gabriele Lavagno

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