Una lacrima scappa. Inumidisce gli occhi di una bambina ucraina. Frequenta le elementari, si trova in un contesto che non avrebbe mai immaginato fino a poche settimane fa. Ma è in classe, si sforza di seguire la lezione, pur non conoscendo l’italiano. Composta e silenziosa. Attenta.
Il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, ha fatto visita all’Istituto paritario “Figlie di Betlem”. Giro per aule e corridoi, con l’assessore all’Istruzione, Claudia Mazzetti, il professor Sebastiano Nicosia, insegnanti e suore della scuola, che preferiscono non apparire con nomi e cognomi. Si percorrono gli spazi (ampi, con accesso al verde) e si irrompe nelle aule. Blitz rapidi, così da disturbare il meno possibile. Un saluto e via.
Sono sette i bambini ucraini arrivati nella paritaria di Crenna. Hanno un’età che li colloca fra la prima elementare e la prima media. Il banco di scuola è la loro trincea. Non si spara, da quella trincea. E non si viene colpiti. Lì si costruisce. Lì si creano legami e conoscenze. Ci vuole tanto coraggio, a starci. Tanto impegno. E c’è anche lei. Si sente un po’ spaesata, la bambina. Troppa attenzione. Ha un talento speciale per il disegno. Ne parlano, ammirati, gli insegnanti e i rappresentanti delle istituzioni, mentre lei si emoziona. Mentre comprende di essere al centro di un’attenzione strana. Generosa. Accogliente. Ma strana, non cercata.
Come reagiscono i bambini italiani rispetto ai nuovi arrivi? A situazioni inedite, ai nuovi compagni di classe? Le insegnanti: «Hanno cercato di interagire subito. Compatibilmente con i limiti dovuti all’età, si sono messi on line, sui traduttori, per potere salutare e accogliere. Sono pronti e generosi». E il conflitto? Se ne parla, in classe? «Sì. Sono tutti curiosi. E della guerra hanno paura. Sono pieni di domande».
Quali gli scenari futuri? «Pensiamo – sempre voce dell’Istituto – a un percorso, per i nuovi arrivati, di un paio d’anni. Difficile che i tempi siano più brevi». Punto di vista condiviso dal sindaco: «Che mi risulti, sono oltre cento le persone arrivate a Gallarate dall’inizio della crisi. E mi dicono che in tanti si guardano intorno per cercare un’occupazione. Segno che non si pensa a una “sosta breve”. Intanto sono attivi i canali di comunicazione aperti fin dall’inizio della guerra». Contatti che consentono al primo cittadino di riconoscere volti, di collegare persone e storie. Suona la campanella.
È il momento dell’intervallo. La bambina con i lacrimoni esce di classe. Non è sola. Imbocca il corridoio mano nella mano con una coetanea italiana. E i lacrimoni non ci sono più.